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Edizione del 31/07/2022
Estratto da pag. 1
Specializzandi in corsia e più fondi: ricorso contro lo stop sulla sanità - Il Piccolo
Riccardi: lo Stato è fermo e se noi cambiamo le norme ci blocca. Andremo alla Corte Costituzionale
Riccardi: lo Stato è fermo e se noi cambiamo le norme ci blocca. Andremo alla Corte Costituzionale

UDINE. «Questo Stato è incomprensibile: da un lato non modifica la legge per consentire ai sanitari di curare le persone, ma se lo fa la Regione boccia la norma dichiarandola illegittima».

Pur avendo messo in conto l’impugnazione delle disposizioni introdotte nella legge Omnibus che autorizzavano l’utilizzo dei medici specializzandi in corsia fin dal primo anno, l’addio all’esclusività del lavoro infermieristico, l’innalzamento della tariffa per le prestazioni aggiuntive di medici e infermieri, rispettivamente a 100 e 50 euro, impegnati nei Pronto soccorso, nei servizi di emergenza e urgenza e nei reparti con maggiori tassi di assenza per mancata vaccinazione obbligatoria, l’incremento dei fondi per il personale con le risorse derivanti dalle mancati assunzioni e la destinazione di risorse aggiuntive alle Aziende sanitarie, Riccardi non immaginava di ricevere la bocciatura su quasi tutta la linea. Invece così è stato e la Regione prepara il ricorso alla Corte Costituzionale.

L’assessore non si aspettava la bocciatura (è passato solo l’utilizzo dei medici pensionati), perché «quelle proposte sono figlie delle richieste della Conferenza delle Regioni e per quanto riguarda l’esclusività del lavoro infermieristico, di una trattativa partita dal Friuli Venezia Giulia che era andata a buon fine nel periodo emergenziale.

Senza contare che i maggiori compensi per medici e infermieri sono frutto di una trattativa sindacale.

Va anche detto che, in Aula, la norma è passata senza registrare alcun voto contrario.

La lettera

Ricevuta martedì scorso, la lettera della Presidenza del Consiglio dei ministri parla chiaro: «Si rilevano profili di illegittimità».

Lo Stato invita la Regione a non approvare norme che si sostituiscono alla contrattazione collettiva nella determinazione del trattamento economico del personale sanitario, e quindi a non violare la Costituzione che «attribuisce alla esclusiva competenza legislativa dello Stato la sfera dell’ordinamento civile».

Inoltre, recita ancora la missiva, «l’incremento previsto con riferimento alla retribuzione dovuta per le prestazioni del personale in servizio determina una disparità di trattamento rispetto a quanto riconosciuto nell’ambito del Sistema sanitario regionale sulla base del vigente Ccnl e contrasta con l’articolo 3 della Costituzione».

Insomma lo Stato pare dire alla Regione “la Sanità è affar mio”.

L’assessore

Inutile aggiungere che l’assessore è andato su tutte le furie e, quindi, non esita a scagliarsi contro lo Stato.

«Questo Stato è incomprensibile, se deve modificare norme per consentire ai sanitari di curare le persone lo faccia.

Ma se non lo fa – avverte Riccardi – lo Stato non si può trincerare dicendo che solo lui può farlo bocciando gli sforzi delle Regioni, le quali, tutte, non riescono a garantire i servizi sanitari perché medici e infermieri sono insufficienti».

L’assessore ammette che, a seguito della carenza di personale, «le aziende sanitarie della regione non riescono a dare le risposte che servono, più volte abbiamo evidenziato queste difficoltà al Governo proprio perché vedevamo che le cose non andavano avanti e così abbiamo deciso di intervenire».

Ma Roma ritiene la norma illegittima: «Forse in qualche palazzo romano – aggiunge l’assessore – dovrebbero imparare a capire che se tutte le carte non sono a posto è perché loro non le mettono a posto. La gente non può continuare a non avere le cure necessarie».

Riccardi dice altrettanto chiaramente che «alle carte in ordine con cure insufficienti preferisco avere più cure e meno carte bollate in ordine».

Soprattutto nel momento in cui «il Covid continua a ridurre la capacità di recupero di altre prestazioni e a costringere – sono sempre le parole dell’assessore – a rimodulare i reparti imponendo, ogni giorno, soluzioni per garantire letti alle pers
one che ne hanno bisogno».

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