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Edizione del 22/07/2022
Estratto da pag. 1
Draghi: Da Fedriga a Gelmini e Di Maio, le posizioni - Politica - ANSA
"Sicuramente oggi Giorgia Meloni è leader del partito che ha maggiori consensi all''interno della coalizione di destra. (ANSA)
All'indomani dello scioglimento delle Camere, non soltanto i singoli partiti ma anche esponenti di spicco dei diversi schieramenti si espongono in vista delle prossime elezioni fissate per il 25 settembre.

Per il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio "l'agenda Draghi stava risollevando il Paese, stava portando prestigio al Paese".     Una agenda che "passa per la riduzione del cuneo fiscale, per un salario minimo ma negoziato con le parti - ha aggiunto ancora Di Maio, parlando con i giornalisti a Nola - e infine che passi per un tetto massimo del gas in Europa per ridurre i costi delle bollette delle imprese e dei cittadini".

Per Mariastella Gelmini, che ha lassciato Forza Italia, "oggi Giorgia Meloni è leader del partito che ha maggiori consensi all'interno della coalizione di destra. Chiaro che mi preoccupa, pur avendo stima per lei, quale può essere il programma di un Presidente del Consiglio che, ad oggi, non ha votato il PNRR e che anche sul fronte dell'Europa ha posizioni molto distanti perché c'è stato un tempo in cui l'Europa era l'Europa dei burocrati, dopodiché abbiamo visto che con il Covid l'Europa è stata decisiva nel salvare i Paesi, nel fare i piani di vaccinazione, così come è decisiva oggi nel concedere all'Italia duecento miliardi di euro. Credo che la coalizione di destra - ha proseguito - sommi molte contraddizioni e saranno gli elettori a decidere. Confermo stima personale nei confronti di Giorgia Meloni ma preoccupazione per quelli che sono i propri programmi politici molto distanti dall'Europa e dall'agenda Draghi".

Dice di volergli ancora bene, ma per Renato Brunetta, "Berlusconi ha perso lucidità e umanità". Questa la sintesi cui giunge il ministro uscente per la Pubblica amministrazione dopo aver lasciato Forza Italia per il mancato voto di fiducia al governo Draghi. In un intervento su La Stampa, Brunetta usa parole dure: "Non sono io che lascio, ma è Forza Italia, o meglio quel che ne è rimasto, che ha lasciato se stessa e ha rinnegato la sua storia". Per il ministro, "sono degli irresponsabili coloro che non hanno votato la fiducia al presidente del Consiglio, anteponendo l'interesse di parte all'interesse del Paese".

Il senatore Andrea Cangini è fra quelli che hanno lasciato Forza Italia dopo che il suo partito non ha votato la fiducia al premier Mario Draghi in Senato. Ciò che denuncia è un appiattimento del partito di Silvio Berlusconi sulla Lega di Salvini. "La deriva non è iniziata in questi giorni", afferma intervistato da Qn. "È una tendenza che denuncio dall'inizio della legislatura" e che "si è rafforzata sempre di più".    Ma "nella Lega di Salvini non c'è speranza", dice. "È il momento di uscire allo scoperto e di contrastare il populismo che uccide la politica", aggiunge. Per Cangini "è probabile che il centrodestra vinca" le prossime elezioni, "ma il 25 settembre lo farà in un contesto di rovine". 

Si smarca il leghista Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e della Conferenza delle Regioni: "Mario Draghi ha fatto un ottimo percorso in mezzo a molte difficoltà con una maggioranza estremamente eterogenea. Penso al Pnrr, alla lotta alla pandemia, alla crisi con la guerra in Ucraina, alla crisi economica: è riuscito a tenere e ad avere quella capacità di dialogare con i paesi stranieri che ha reso l'Italia protagonista".  

Il governatore del Veneto Luca Zaia, parlando del pressing del mondo economico veneto perchè Draghi continuasse il suo lavoro, capisce "la posizione delle categorie venete, che è la posizione di chi cerca stabilità, di chi vorrebbe sempre giustamente avere scadenze perfette per le elezioni. Chi non lo vorrebbe. Però pensiamo che tra 60 giorni abbiamo un Parlamento, un governo e tutto".  Penso e spero che si recuperi velocemente e soprattutto mi auguro che questo Paese possa avere una maggioranza solida e che si continuino a fare le riforme - sottolinea -. Perchè al di là di chi prenderà in mano le redini dell'Italia voglio ricordare che le riforme vanno fatte, perchè ne abbiamo bisogn
o". Precisa poi che "l'autonomia non riparte da zero perchè i compiti per casa sono stati fatti e non c'è governo di destra o di sinistra che può prescindere dall'autonomia, altrimenti avrà il Veneto contro". 

"Noi - dice Simona Malpezzi, presidente dei senatori Pd - siamo il partito che non ha tradito quello che il Paese chiedeva. La Lega può raccontarla come vuole, ma c'è un fatto politico conclamato: la Lega, con FI e M5S, ha deciso di non votare la fiducia al governo Draghi.    Molto chiaro. La risoluzione proposta era semplice: udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio, il Parlamento le approva. Queste tre forze di maggioranza hanno detto no al programma del premier Draghi per continuare a sostenere l'Italia in questa fase difficile. È per colpa loro se il governo non c'è più".   

Chiude ai 5S il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini: "Io ho sempre detto che con il M5s, che negli ultimi tempi aveva scelto la strada dell'europeismo e non quella dei gilets jaunes, di stare in un campo riformista e progressista e non contro tutti e tutto, vedevo naturale un'alleanza. Mi pare che dopo quello che Conte e il M5s hanno legittimamente scelto di fare, sia praticamente impossibile un'alleanza con chi ha fatto cadere o ha contribuito insieme alla destra a far cadere il Governo Draghi"

"Silvio Berlusconi - chiosa il segretario di Più Europa e Sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova - resta un inarrivabile barzellettiere.    L'ultima è quella di Draghi stanco e di Forza Italia che voleva il bis. La realtà è che Forza Italia ha tolto la fiducia a Draghi affossando il governo; esattamente come il M5S e la Lega.    E ora si appresta a fare l'alleato minore di Meloni e Salvini, la coppia meno liberale e meno moderata d'Europa".