corrieredelmezzogiorno.corriere.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 21873
Edizione del 19/07/2022
Estratto da pag. 1
Un check ai politici (e a noi)
Inchieste e dintorni
l’editoriale

Mezzogiorno, 19 luglio 2022 - 09:22

Un check ai politici (e a noi)

Inchieste e dintorni

di Maddalena Tulanti

A-A+

shadow

Stampa

Email

Alzi la mano chi almeno una volta in una discussione con gli amici, un po’ per gioco, un po’per abitudine e, talvolta, un po’ per rabbia, non abbia inveito contro la “politica” o i “politici”. La prima essendo buona solo quella del passato, la stessa che non avevamo mai condiviso; i secondi tutti brutti, sporchi e cattivi.



Quando accade questo, e adesso ci sembra che sia uno di quei momenti a leggere gli avvenimenti giudiziari e non che lambiscono le istituzioni pugliesi, riteniamo sia tempo di fare un check, come quando ci si sente poco bene, ma non si sa se si è ammalati sul serio e di quale patologia.

Ma da dove dovrebbe partire questo check? Proprio come nella ricerca del male che sospettiamo di avere, partiamo dai fondamentali. Vale a dire dalle analisi dei nostri fluidi. Nel caso della politica (e dei politici) bisogna partire dalla parola stessa, il liquido- madre, da dove ha preso origine tutto.

Secondo il dizionario Treccani la politica è «l’arte del governare, cioè la teoria e la pratica che hanno per oggetto la costituzione, l’organizzazione, l’amministrazione dello Stato e la direzione della vita pubblica». Più concretamente «l’attività svolta per il governo, il modo di governare, l’insieme dei provvedimenti con cui si cerca di raggiungere determinati fini». Né più, né meno. Treccani non usa nessun fronzolo ideologico nella descrizione di cosa sia la politica.

E se questo è l’unico compito che viene richiesto ai politici in quanto attuatori di quell’arte, il nostro check a questo punto deve fare un passo avanti richiedendo a ciascuno di noi tre tipi di responsabilità prima che l’insofferenza (eufemismo) contro la politica conduca verso una grave deriva antidemocratica.

La prima riguarda i fatti: costruirsi un giudizio possibilmente scevro da antipatie (o sentimentalismi) su che cosa ha prodotto l’amministrazione in questione può aiutare a non sbagliare obiettivo. Che cosa è stato fatto bene? Che cosa male? Questo esercizio presuppone però la capacità di informarsi, di studiare, di non fermarsi ai primi post o tweet scritti bene, i cui veri autori talvolta non si conoscono neppure.

La seconda responsabilità riguarda l’esame degli attori, uomini e donne che hanno scelto il bene pubblico per la propria realizzazione: come sono nati, cresciuti, come si sono comportati? L’altro giorno, nella bella intervista di Francesco Strippoli, l’ex assessore Pier Luigi Lopalco, che è andato via dalla giunta regionale sbattendo la porta, di fronte alle nuove inchieste dei giudici su alcuni protagonisti della vita politica pugliese, ha detto che sull’integrità personale di Michele Emiliano non mette una sola mano sul fuoco, ma tutte e due. Ottimo. Ma possiamo fermarci a questo? Proprio perché il presidente è al di sopra di ogni sospetto, divida lui - prima che la magistratura - il grano dal loglio, i buoni dai cattivi. Sappiamo che ne è capace.

Infine la responsabilità più grande. Riguarda noi stessi. Bisogna che torniamo a partecipare alla vita della comunità con atti più che parole. Vuol dire uscire dalle chat delle reti per sostenere quei (ancora) piccoli gruppi che immaginano di rendere il posto in cui vivono migliore per sé stessi e per chi viene dopo. Una volta questi gruppi venivano chiamati “partiti” ed era anche quella una parola-madre perché da lì è iniziata la rinascita del nostro Paese stremato dalla guerra. Non è questione di nostalgia. O almeno non più. Oggi bisogna chiamarla responsabilità. O forse necessità.

19 luglio 2022 | 09:22

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Leggi i contributi

SCRIVI