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Edizione del 16/07/2022
Estratto da pag. 1
Emergenza cinghiali: le Regioni chiedono interventi
Non si può più temporeggiare su un problema che mette a serio rischio l''incolumità dei cittadini. Alla luce degli ultimi incidenti avvenuti a Genova e in Liguria occorono azioni incisive 
"Non si puo' perdere la vita per un cinghiale. Questa tragedia e' inaccettabile. Denunciamo da tempo che il problema e' di sicurezza pubblica e non solo legato ai danni all'agricoltura. Abbiamo piu' volte convocato tutte le prefetture e messo in campo ogni strumento che la legge ci da'. Strumenti chepero' sono totalmente inadeguati. Ora basta. Ieri sera una famiglia e' stata distrutta e non possono piu' bastare le parole di solidarieta' e di circostanza. E' necessario che lo Stato intervenga. Ha il dovere di farlo e subito", ha detto il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, dopo che Ieri sera a Villanova Mondovi', nel Cuneese, ha perso la vita una donna di 55 anni in un incidente d'auto causato da un cinghiale.Prolungare di almeno due mesi la stagione di caccia per far fronte all'emergenza cinghiali. E' la richiesta che arriva dall'Emilia-Romagna e indirizzata al Governo, ribadita anche in Conferenza delle Regioni dall'assessore all'Agricoltura, Alessio Mammi. "Il Governo intervenga con urgenza per fronteggiare l'emergenza cinghiali- manda a dire Mammi- occorre l'ampliamento del periodo di caccia al cinghiale e la possibilità di effettuare piani di controllo e selezione anche nelle aree in cui oggi non è possibile intervenire. L'Esecutivo deve mettere le Regioni nelle condizioni di poter operare. Non ce più tempo da perdere". L'Emilia-Romagna, continua l'assessore, "ha messo in campo tutti gli strumenti normativi a disposizione, ma ne servono altri più incisivi e di carattere nazionale come quelli previsti nel decreto in attesa di approvazione". Le Regioni infatti si aspettano che il Governo "approvi il decreto interministeriale presentato più di due mesi fa- ricorda Mammi- che contiene provvedimenti necessari e urgenti volti a contrastare la presenza di cinghiali sul territorio".La popolazione di ungulati ha infatti "raggiunto livelli insostenibili- afferma l'assessore- come dimostrano i tanti episodi quotidiani come i danni alle colture agricole, gli incidenti stradali, le aggressioni alle persone e i potenziali rischi per la diffusione della peste suina". E proprio per "rendere davvero efficaci e concrete le misure e per prevenire la peste suina- sottolinea Mammi- la prima condizione necessaria è diminuire il numero di cinghiali sul territorio e difendere gli allevamenti". La Regione Emilia-Romagna ha approvato a fine 2021 il piano di controllo dei cinghiali e ha messo a disposizione un milione di euro nell'assestamento di bilancio 2022 per coprire i danni da fauna. "Ora continueremo -chiude l'assessore- a sostenere gli allevamenti suini e garantire la biosicurezza. Per questa ragione abbiamo stanziato 6,7 milioni di euro tramite il Psr, per misure preventive alla peste suina, e siamo pronti a investire ulteriori 2,4 milioni".Serve un intervento urgente da parte del Governo nazionale per contrastare l'emergenza cinghiali. C'è la necessità di estendere il periodo di caccia al cinghiale e di effettuare piani di controllo e selezione anche nelle aree in cui oggi non è possibile intervenire. Non si può più temporeggiare su un problema che mette a serio rischio l'incolumità dei cittadini". a ribadirlo è l'assessore regionale all'Agricoltura, Toni Scilla, comunicando la posizione condivisa stamattina a Roma dagli assessori dell'Agricoltura di tutte le Regioni d'Italia durante la commissione Politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che ha dedicato un'apposita conferenza stampa all'emergenza in atto. "Adesso - prosegue Scilla - si attende il decreto interministeriale, il cui testo è stato già presentato dalle Regioni alcuni mesi fa, contenente provvedimenti per osteggiare la presenza di cinghiali e porre fine ai seri rischi legati alla diffusione della peste suina, ma anche, e soprattutto, per evitare ingenti danni alle colture agricole".Più guardie venatorie e personale dedicato alle attività di controllo e contenimento dei cinghiali in Piemonte. E' la richiesta che l'assessore all'Agricoltura della Regione Marco Protopapa ha rivolto questa mattina allo Stato nella conferenza stampa nella sede d
ella conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. a Roma, con la partecipazione dei 21 assessori regionali all'agricoltura. "In Piemonte - ha detto - ci troviamo in una situazione ancora più grave, e siamo qui a chiedere allo Stato di risolvere un'emergenza. Siamo di fronte ad un bollettino di guerra dovuto ai gravi danni in agricoltura, con i campi devastati, e alla mancanza di sicurezza sulle strade con incidenti mortali. L'ultimo è avvenuto ieri notte nel Cuneese, a Villanova Mondovì, dove ha perso la vita una donna". Lo Stato, ha aggiunto Protopapa, "non ci aiuta con una legge vecchia ferma al 1992. In più il Piemonte è sotto scacco della peste suina africana, e nei luoghi interessati abbiamo dovuto fermare tutte le attività. Abbiamo bisogno di soluzioni e di ristori, e di aprire temporaneamente l'attività venatoria. Non possiamo affidarci ai soli cacciatori, ma occorrono più guardie venatorie e personale dedicato alle attività di controllo e di contenimento".Anche il vicepresidente Regione Marche Mirco Carloni , assessore all'Agricoltura, appoggia la protesta a Roma degli assessori regionali: "Non è con il falso ecologismo che si risolvono i problemi degli agricoltori. E' grave che una parte del parlamento nazionale e delle Commissioni, soprattutto a guida del Movimento 5 Stelle, ostacoli l'approvazione di un decreto condiviso tra le Regioni e il Ministero della transizione ecologica, sul quale anche altri ministeri competenti concordano". "A distanza di due mesi - afferma Carloni - è giunto il momento di decidere e assumersi le responsabilità. Abbiamo sostenuto convintamente l'assessore del Veneto, Federico Caner, coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, che ha indetto una giornata di protesta a Roma, affinché la politica non si sovrapponga alle ragioni tecniche, alle questioni amministrative e al buonsenso nella gestione dei problemi, in questo caso quello dei cinghiali". "C'è un ampio consenso trasversale, tra tutti gli amministratori delle Regioni, - aggiunge Carloni - espressioni di coalizioni politiche diverse, sulla necessità che la bozza del decreto interministeriale di modifica all'articolo 19 della legge 157 del 1992, possa concludere il suo iter e venga emanato - prosegue - questo decreto contiene due questioni attese dal territorio: l'ampliamento del periodo di caccia al cinghiale e la possibilità, da parte delle Regioni, di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette. E' ora che l'iter del provvedimento riprenda il suo corso, per risolvere un'emergenza nazionale, già ampiamente fuori controllo"."Ho partecipato alla conferenza stampa sull'emergenza cinghiali organizzata dal coordinatore della Commissione politiche agricole della Conferenza delle Regioni, Federico Caner, per ribadire come Regione Lazio l'insostenibilità della situazione legata alla presenza di cinghiali nel nostro territorio, così come nell'intero Paese, e l'urgente necessità di un serio e concreto intervento da parte del Governo. Parliamo di una emergenza che mette in discussione non solo il lavoro dei nostri agricoltori, ma anche la sicurezza dei nostri cittadini. Al netto della presenza di casi di peste suina africana nel Lazio, il tema della fauna selvatica non è ormai più rinviabile né possibile pensare che sia problematica da attribuire a una Regione piuttosto che a un'altra, essendo chiaramente una emergenza nazionale". Lo ha dichiarato in una nota l'Assessora Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari Opportunità della Regione Lazio, Enrica Onorati.In Liguria un piano di contenimento dell'emergenza cinghiali partirà dalla prossima settimana per porre un argine al dilagare degli ungulati che si sono spinti sempre più nelle aree cittadine, fino ad arrivare a ridosso delle spiagge e delle abitazioni.E' stato deciso nel corso della riunione che si è svolta oggi in Regione alla presenza del presidente Giovanni Toti, del vicepresidente e assessore regionale all'Agricoltura Alessandro Piana, del commissario straordinario alla peste suina
africana Angelo Ferrari, del direttore generale di Alisa, Filippo Ansaldi e del il direttore generale del dipartimento Salute e Servizi sociali Francesco Quaglia.Alla luce degli ultimi incidenti avvenuti a Genova e in Liguria e delle conseguenti esigenze di salute pubblica, il piano si prefigge di mettere in atto azioni incisive di contenimento del numero dei cinghiali, in armonia con le indicazioni di sanità derivanti dal contrasto e dalla lotta alla peste suina africana. Le misure da adottare sono in via di valutazione ma il piano andrà di pari passo con il posizionamento delle reti previsto dalla ordinanza commissariale per evitare il dilagare della peste suina, già in stato di attuazione sul territorio ligure. I lotti già installati sono posizionati tra Tiglieto e Mele e in via di posizionamento tra Casella e Montoggio.La Giunta regionale dell'Umbria, su proposta dell’assessore alla Salute, Luca Coletto, ha approvato il Piano per gli anni 2022-2026 con interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste Suina Africana nei suini d’allevamento e per i cinghiali. “La Peste Suina Africana - ha ricordato l’assessore Coletto – è una malattia virale che, a livello internazionale, è riconosciuta come la minaccia più rilevante per l’intero settore suinicolo ed è presente sin dal 1978 in Sardegna e dal 2022 nel nord e centro Italia. Con la legge ‘n.29 del 7.4.2022’ le Regioni e le Province autonome sono state chiamate ad adottare un Piano regionale di interventi urgenti con l’obiettivo generale di ridurre il rischio di introduzione dell’infezione e migliorare la gestione del cinghiale nel territorio di competenza ed eventualmente facilitare l’applicazione delle misure previste in caso di emergenza da PSA”. Coletto ha sottolineato che in sintesi il Piano vigente, è articolato in cinque ambiti principali di attività: sorveglianza passiva nelle popolazioni di cinghiali, sorveglianza passiva negli allevamenti di suini, controllo numerico della popolazione di cinghiali, verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza e campagna di formazione ed informazione degli stakeholders. Inoltre è stato attivato un numero unico regionale per agevolare e supportare le segnalazioni di ritrovamento delle carcasse di cinghiale alle Aziende sanitarie competenti per territorio, è stato formalizzato un Gruppo di lavoro regionale per la peste suina africana e istituito il Tavolo interassessorile con rappresentanti del Servizio Foreste, Montagna, Sistemi naturalistici e Faunistica venatoria, del Servizio Energia, Ambiente e Rifiuti, dell’IZSUM (CEREP e Osservatorio Epidemiologico) e delle Aziende USL, con il mandato di dare seguito alle iniziative già prese a livello nazionale di coordinamento delle attività di gestione della fauna selvatica ed in particolare del cinghiale.