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Edizione del 12/07/2022
Estratto da pag. 1
Quarta dose, Piemonte pronto ma senza i soldi (di Speranza)
Tempi strettissimi per l''avvio della campagna vaccinale rivolta agli over 60. La macchina è rodata, ma dal Governo nessun cenno alle risorse necessarie. Icardi: Aspettiamo ancora i fondi Covid del 2021. Adesso anticiperemo decine di milioni&
LOTTA AL COVID

Quarta dose, Piemonte pronto ma senza i soldi (di Speranza)



Stefano Rizzi 07:00 Martedì 12 Luglio 2022

Tempi strettissimi per l'avvio della campagna vaccinale rivolta agli over 60. La macchina è rodata, però dal Governo nessun cenno alle risorse necessarie. Icardi: "Aspettiamo ancora i fondi Covid del 2021. Adesso anticiperemo decine di milioni". Domani vertice al Dirmei

Parte la campagna per la quarta dose, ma i soldi non ci sono. “Le vaccinazioni le faremo comunque – premette l’assessore Luigi Icardi – però il problema è enorme e si aggiunge a quelli che ancora non sono stati risolti”. Palese il riferimento alle centinaia di milioni per le spese Covid promessi dal ministro della Salute Roberto Speranza e arrivati nelle casse della Regione solo in minima parte per quanto riguarda il 2021. 

Un governo “insolvente”, quello evocato dall’inquilino di corso Regina Margherita, contro cui ieri ha usato parole molto dure anche il presidente dell’Emilia-Romagna, il piddino Stefano Bonaccini: “Premetto che ho grande stima di Mario Draghi. Ma il governo deve riconoscere all'Emilia-Romagna le spese sostenute durante l'emergenza Covid, su questo punto non sono per niente soddisfatto”. Ricordando “la messa in campo di risorse mai viste prima durante il periodo Covid”, il governatore, già presidente della Conferenza delle Regioni, spiega che “quei soldi servono e quello che oggi è un problema, domani può essere un dramma”. Parole che Icardi dice di condividere dalla prima all’ultima, così come la sanità piemontese condivide l’allarme che oggi arriva da Bonaccini, ma da settimane viene rilanciato dallo stesso assessore. Oggi con un motivo e una preoccupazione in più. 

C’è infatti da predisporre in tutta fretta la campagna per le quarte dosi rivolte a una platea enorme, qual è quella degli ultrasessantenni (620mila) cui vanno aggiunte le persone fragili. “Ma di risorse nella circolare del ministro non se ne fa cenno, tantomeno abbiamo ricevuto indicazioni per altre vie”, osserva l’assessore che domani presiederà la riunione al Dirmei dalla quale dovrà uscire il piano operativo.

"Si comincia subito”, annuncia il ministro, dopo il via libera dell’Aifa, seguito a quello dell’agenzia europea per il farmaco. “Siamo in una fase di alta circolazione virale e tutte le evidenze scientifiche testimoniano che un'ulteriore dose di richiamo possa proteggere molto le persone, in modo particolare i più fragili e gli anziani dalla ospedalizzazione”. Subito, ma come? Si riapriranno i grandi hub vaccinali? Nelle province le Asl rimetteranno in funzione i centri utilizzati per le precedenti campagne quando a porgere il braccio erano stati anche i più giovani? La platea degli over 60 è molto vasta, anche togliendo una parte degli over 80 che la quarta dose l’ha già ricevuta qualche mese fa. 

“Dobbiamo predisporre un sistema che ricalchi l’efficienza mostrata nelle precedenti vaccinazioni, ma dobbiamo farlo anche con un occhio al portafoglio”, ammette Icardi. “Parliamo di decine di milioni di euro che certamente anticiperemo, senza intaccare la risposta che dobbiamo dare alla popolazione, ma sui quali il ministero non può continuare a far finta di niente”. Ci sono gli accordi con i medici di famiglia, quelli con i farmacisti e poi ci sono le prestazioni aggiuntive da riconoscere al personale del sistema ospedaliero e del territorio, c’è la logistica, insomma l’elenco dei costi non è né breve, né contenuto.

Domani la parte finanziaria non sarà affatto marginale nella stesura del piano che dovrà essere pronto, seguendo le indicazioni di Speranza, “subito”. Ma c’è anche il rischio che la macchina parta a rilento per una scarsa risposta all’appello. “Servirebbe una campagna di comunicazione efficace”, osserva Icardi, ma anche in questo caso si t
orna a parlare di soldi e non pochi. Come non pochi, anzi ogni giorno sempre di più, sono i contagi, quelli segnalati che come ormai si sa ne nascondono non meno del doppio giacché sale pure il numero di coloro che per evitare l’isolamento non indicano la loro positività riscontrata con i tamponi fai da te, o i sintomi della malattia.

Sulla crescita dei ricoveri ordinari e sulle indicazioni arrivate pochi giorni fa dal ministero circa la necessità di aumentare i letti aprendo nuovi reparti Covid si confronteranno, sempre domani, gli esperti del Dirmei. L’ipotesi di creare “repartini” isolati  all’interno dei reparti delle varie specialità cliniche, anticipata nei giorni scorsi allo Spiffero dal resposnabile dell’area ospedaliera del dipartimento Sergio Livigni e sostenuta pure dall’infettivologo Giovanni Di Perri, sembra rimanere la più rispondente alle necessità di garantire le cure migliori a chi va in ospedale non per il Covid, pur essendo positivo. 

“I reparti Covid hanno delle regole precise, possiamo pensare di farne di suddivisi per specialità, uno di area medica e uno di area chirurgica ma sempre reparti Covid. La soluzione prospettata credo sia quella ottimale, laddove le strutture lo consentano, tuttavia – fa notare Icardi – dobbiamo rispettare una normativa nazionale che questa soluzione non la contempla, almeno non ancora. Chiederemo un pronunciamento al ministero, ma prima di questo immaginare stanze isolate all’interno dei reparti ordinari potrebbe aprire la strada ad eventuali conseguenze sul piano giuridico e della eventuale responsabilità da valutare con molta attenzione”.

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