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Edizione del 05/07/2022
Estratto da pag. 1
Crollo sulla Marmolada, le notizie di oggi in diretta | «Sul ghiacciaio con i cani per continuare le ricerche»
di Andrea Pasqualetto, Alfio Sciacca, Gianni Santucci e Redazione OnlineDue giorni dopo il crollo del ghiacciaio della Marmolada continua la ricerca dei 13 dispersi: i morti sono 7, le vittime già identificate sono 4 (Filippo Bari, Tommaso Carollo, Paolo Dani e Davide Miotti)• Sette morti, 13 dispersi, 8 feriti: è questo - per ora - il bilancio ufficiale del drammatico crollo di una larga parte del ghiacciaio della Marmolada, staccatosi domenica 3 luglio a oltre 3 mila metri di altezza.• Nella giornata di ieri, il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato a Canazei, a rendere omaggio alle vittime e a provare a portare conforto. «Si lavori», ha detto, «perché non accada mai più».• La Procura di Trento ha aperto un fascicolo per accertare eventuali responsabilità per disastro colposo. La domanda a cui si tenterà di rispondere è se il disastro poteva, in qualche modo, essere evitato.• Da questa mattina 4 droni sorvolano l’area della tragedia, interdetta ad ogni accesso, alla ricerca dei corpi dei superstiti: le operazioni via terra ci saranno solo in caso di ritrovamenti con i droniOre 11:04 - Trovati escursionisti che continuano a salire: «È vietato»Alcuni escursionisti continuano a salire sulla Marmolada, nonostante l’intera montagna sia chiusa dopo l’ordinanza del Comune da due giorni. Sono gite «molto pericolose», viene ribadito dalle autorità, per possibili nuovi crolli.Ore 11:03 - Il nuovo video da vicinissimoIl Soccorso Alpino ha diffuso poco fa le immagini di un video girato questa mattina dall’elicottero, in cui si vedono da vicinissimo il distacco del ghiaccio e la relativa frana. Immagini naturalmente impressionanti.Ore 10:49 - In corso riunione generale dei soccorritoriÈ ora in corso una riunione di coordinamento tra tutte le forze coinvolte nella gestione dell’emergenza per la valanga di ghiaccio che si è verificata domenica sulla Marmolada. L’intera montagna in territorio Trentino «è chiusa», secondo quanto previsto dall’ordinanza del sindaco di Canazei, Giovanni Bernard.Ore 10:36 - Partiti quattro droni per sorvolare la franaQuattro droni del Soccorso Alpino e dei Vigili del Fuoco si sono innalzati in volo questa mattina in direzione del ghiacciaio della Marmolada. Al momento è affidata a loro la ricerca e l’individuazione dei corpi. «Le operazioni di ricerca delle persone disperse nel crollo della Marmolada saranno effettuate a terra solo per il recupero di eventuali ritrovamenti effettuati dai droni, e per garantire l’incolumità degli operatori», ha spiegato il Soccorso Alpino. In sostanza: nessuno metterà piede sul ghiacciaio se prima un drone non ha avvistato un corpo. Troppo pericoloso.Ore 10:08 - Al passo Fedaia, tra le auto sul piazzale che nessuno reclama(Silvia Madiotto) Passo Fedaia è il luogo dell’attesa e della speranza. Che i droni trovino qualcosa perché i soccorritori possano intervenire, recuperare qualcuno, restituire un corpo.O che qualcuno venga a ritirare quelle macchine, ferme in un parcheggio ai piedi della Marmolada da domenica mattina, quando i passeggeri hanno spento il motore e messo le chiavi nello zaino, partendo verso il sentiero.Sono quelle automobili una delle immagini più strazianti.Un’utilitaria romena.Una targa della Repubblica Ceca sulla Dacia Blu.Un adesivo della Val di Fassa sulla C3 grigia.E la Fiat 500 di Paolo Dani, guida alpina, una delle vittime. Mai ripartite, mai reclamate. «Magari quella lì è di qualcuno che lavora in un rifugio ed è salito in funivia», prova ad abbozzare un passante davanti a un parcheggio che visto così pare un cimitero fatto di lapidi che non volevano esserlo. «Magari», gli rispondono. È quasi una formalità dirlo - quel «magari» a cui si fa fatica a credere sul serio - perché ormai sono pochi quelli che non rispondono all’appello. E restano lì, a ricordare la tragedia di una improvvisa colata d’acqua e detriti che si è trascinata via decine di persone.Ore 10:03 - I radar anti crolloI tecnici stanno in queste ore salendo sulla Marmolada per installare all’altezza di un rifugio dei «radar in grado di vedere movimenti rapidissimi, tipo
valanghe, e più lenti, tipo frane».Tra di loro c’è Nicola Casagli, professore di geologia applicata dell’Università di Firenze il cui gruppo di ricerca è uno dei centri di competenza del Dipartimento della Protezione Civile.«Sul rifugio della Marmolada — ha detto — si è formato un blocco verticale e instabile che piano piano verrà giù perché non può reggere le pendenze. Se va bene cascherà a pezzettini, se va male a pezzettoni».Ore 09:57 - «Andremo sul ghiacciaio di persona, domani»Della difficoltà, estrema, delle operazioni di ricerca e recupero in atto in queste ore si è scritto poco fa. Il Soccorso alpino, però, ha intenzione di non lasciare nulla di intentato: e sta programmando per domani o dopodomani una discesa sul ghiacciaio, per quanto rischiosissima.«Stiamo cercando di organizzare per domani, massimo dopodomani, un’ispezione in piena sicurezza direttamente sul ghiacciaio. Lo fare con unità cinofile e sarà un gruppo interforze di massimo venti uomini», ha detto Maurizio Dellantonio, presidente del Corpo nazionale del soccorso alpino.«Dobbiamo organizzare ancora tutto ma molto dipenderà dalla prospettiva meteo, temperature e temporali. Ormai i droni ci hanno dato molto e abbiamo rinvenuto reperti molto importanti».«L’intervento sarà in discesa a partire dal limite del ghiaccio e saranno utilizzati anche unità cinofile. L’intervento su terra dovrebbe consentire un maggior recupero di reperti importanti».La delicata e complessa operazione vedrà il gruppo diviso in due squadre. «Saranno impiegati i migliori operatori. Una squadra percorrerà un ramo della valanga, l’altro scenderà lungo l’altro che comprenderà anche il Col del Bois, ovviamente tutto in massima sicurezza e saranno organizzate vie di fuga nel caso di eventuale crollo».Ore 09:16 - «I detriti su di me, mi sono messo a correre. Poi sono svenuto. E sono vivo»(Bendetta Centin) «Sentito quel rumore ho alzato la testa: la montagna ci stava piovendo addosso e ho iniziato a correre più che potevo. Questione di pochissimo e sono stato investito dalla valanga. Nemmeno il tempo di provare dolore e ho perso i sensi».Riccardo Franchin, ingegnere 27enne di Barbarano Mossano, nel Basso Vicentino, per i medici dell’ospedale Santa Chiara di Trento è «un miracolato».Da quella marea di ghiaccio e detriti che domenica 3 luglio lo ha inghiottito ne è uscito. Stordito, malconcio, con i segni profondi su gran parte del corpo, ma vivo.Lui, ma non i suoi amici, di cui continua a chiedere con insistenza dal letto di ospedale. In grande apprensione per loro.Quando si è risvegliato, quando ha iniziato a realizzare, per quanto ancora molto scosso, provato e dolorante, era in piedi.«Ero confuso, mi sono ritrovato sulle mie gambe e mi sono guardato attorno».Il niente. Quella poderosa marea grigia aveva spazzato via uomini e sentieri. Attorno a lui non c’erano più gli altri.«Non ho visto più nessuno». Ore 09:14 - Mauro Corona: «Bisogna rinunciare ad alcuni percorsi»(Michela Nicolussi Moro) «Non si può più andare sotto qualcosa che sovrasta le nostre teste, sia un ghiacciaio sia una roccia. Bisogna rinunciare a determinati tracciati, per esempio io adesso non andrei più sull’Adamello (a cavallo tra Lombardia e Trentino Alto Adige, in Val Camonica, è il più vasto ghiacciaio delle Alpi italiane, ndr), perché fa troppo caldo e potrebbe crollare. E poi bisogna essere più prudenti».A parlare, in una intervista al Corriere del Veneto, è Mauro Corona, scrittore e alpinista.Affidarsi sempre agli esperti, anche per i tragitti più semplici?«Sì, l’italiano ha un po’ la mania del fai da te, ma in montagna è pericoloso. Si deve usare cautela, rivolgersi alle guide alpine per decidere il percorso da affrontare. Magari si sceglie un tratto a rischio di caduta pietre, ed è frequente, e un esperto ti può consigliare il casco, per esempio. Bisognerebbe produrre e distribuire dappertutto, nelle scuole, negli uffici turistici, nei Comuni, un libriccino scritto dalle guide alpine con le modalità di accedere alla montagna nel terzo millennio». Ore 09:09 - «Resteranno tra i ghiacci come i soldati del ‘15-’1
8»(Gianni Santucci) «Sapete qual è la paura peggiore, quella che mi sta scavando dentro?».Non è immaginabile.«Che facciano la fine dei soldati»: ed è una paura che soltanto chi conosce la memoria di queste montagne può avere, chi ricorda che là sul ghiacciaio, a tremila metri, negli stessi luoghi da cui domenica si è staccato quel mastodontico seracco, durante la Grande guerra l’esercito austro-ungarico scavò una Eisstadt, una cittadella nel ghiaccio, un fortilizio che nel 1916 gli italiani provarono ad attaccare con azioni eroiche e disperate.I corpi di molti soldati che allora morirono sulla Marmolada, e che all’inizio — come accade oggi — vennero definiti «dispersi», sono stati restituiti dopo decenni dal ghiaccio e dagli sconfinati ghiaioni che scendono a valle: gli ultimi resti di un militare italiano sono riemersi nel 2009. Ore 09:02 - I due alpinisti morti sul CervinoDue alpinisti, probabilmente di nazionalità svizzera, sono morti a seguito di una caduta sul Cervino.I corpi sono stati recuperati questa mattina dal Soccorso alpino valdostano e trasportati a Cervinia.L’allarme era stato inviato dalle autorità elvetiche nella giornata di ieri, dopo che non si era registrato il rientro dei due alpinisti, previsto per sabato.I due sono precipitati nella zona della Cresta del Leone, e i corpi sono stati trovati a circa 3.100 metri. Ore 08:58 - «C’è il pericolo di altri crolli»«C’è il pericolo che altri seracchi di ghiaccio possano staccarsi. Tutta l’area continua ad essere interdetta».A comunicarlo è l’unità di crisi allestita a Canazei che coordina le operazioni di ricerca.«Il monitoraggio dall’alto con droni ed elicotteri andrà avanti negli stessi punti esaminati ieri. In caso di individuazione di reperti si interverrà per i rilievi fotografici ed eventualmente, poi, per un veloce prelievo».Ore 08:51 - Perché il ghiacciaio della Marmolada è crollato? «Certo, se guardiamo le foto storiche quello che sta avvenendo è evidente. C’è stata una riduzione paurosa in pochi anni»: Luca Zaia parlava così, nella sua intervista al Corriere. Le foto storiche cui faceva riferimento sono quelle qui sopra (e in questo grafico).La spiegazione di questo fenomeno la offrono gli esperti a Massimo Sideri, in questo articolo: «Stanno accadendo gli stessi identici fenomeni al Polo Sud e sulla costa della Groenlandia che studiamo con attenzione: si fonde la base e il fiume sottostante fa scivolare il ghiaccio sopra che, cadendo, si spezza. Quello che dovremmo domandarci è se siamo arrivati al punto di collasso dei ghiacciai». Ore 08:47 - «È venuto giù un grattacielo di ghiaccio»(Cesare Zapperi) «Noi non molliamo. Ai parenti dei dispersi l’ho detto: noi continuiamo a coltivare la speranza di recuperare ancora qualcuno vivo».Luca Zaia parla a voce bassa. Il governatore veneto è reduce dall’incontro con i familiari delle vittime e di chi non si trova più insieme al presidente del Consiglio Mario Draghi.«Stiamo vivendo una tragedia immensa. Tanto eccezionale che era imprevedibile».Tutti si chiedono: era davvero imprevedibile il distacco del ghiacciaio?«Io non sono esperto, tantomeno un praticante, e non voglio unirmi alla gara che è già scattata. Prima erano tutti virologi ed ora son tutti glaciologi. Qui è evidente che le cause sono state molteplici».Cosa intende?«Di fronte ad una tragedia è sempre giusto porsi delle domande e provare a dare delle risposte. È evidente che nessuna escursione è a rischio zero, come qualsiasi attività, ed è altrettanto vero che i cambiamenti climatici hanno agevolato processi in maniera repentina. Ma questo non è il primo crollo sulle Dolomiti».Colpa dell’uomo?«Ma no, è che qui ci si trova di fronte a un fatto di portata straordinaria. È come se fosse venuto giù un enorme grattacielo di ghiaccio. Come si può pensare di prevedere una cosa del genere?».Non si può fare nulla per prevenire certe disgrazie?«Resto personalmente convinto che sia necessario affinare il sistema di monitoraggio per essere nelle condizioni di impedire l’accesso al ghiacciaio quando le condizioni non lo consentono. Un po’ come succede con la
bandiera rossa al mare».Ora, però, il ghiacciaio rimarrà impraticabile a lungo.«I sindaci hanno già emesso l’ordinanza. Penso proprio che la risalita in autonomia non sarà possibile finché non ci sarà la certezza della sicurezza». Ore 08:37 - Era un disastro evitabile?(Andrea Pasqualetto) Da una parte c’è lo strazio di chi non ha più rivisto un figlio, un fratello, una sorella, una madre. Dall’altra l’impotenza dei soccorritori, che non possono scavare nel ghiaccio perché è diventato pericoloso e così duro che non si spacca nemmeno con il piccone. Si temono nuovi crolli e allora cercano i dispersi sorvolando i detriti con droni dotati di termocamere e alcuni elicotteri, fra cui quello della Guardia di finanza dotato del sistema «Imsi Catcher» che intercetta i segnali dei cellulari. Osservano dall’alto e scendono solo nel caso in cui venga individuato qualcosa che possa far pensare a una persona, uno scarpone, un vestito, una corda, un resto umano.Perché lì sotto ci sono ancora dieci italiani e tre stranieri, di nazionalità ceca, sui quali gli uomini dei soccorsi scuotono la testa: «Difficile che ci sia qualcuno in vita», conclude amaramente Mauro Mabbioni che su quella distesa di ghiaccio e rocce è andato con la sua squadra rischiando la pelle subito dopo la caduta del grande seracco. E lì si è reso conto che la verità sarà ancor più tragica: «Ai corpi finiti nel vortice è successo qualcosa che fa male al solo pensiero. Non era neve ma ghiaccio tagliente».«Ci vorrà l’esame del dna per arrivare a un’identificazione di tutte le vittime», spiegano gli inquirenti, che sulla più grande sciagura di queste montagne hanno aperto un fascicolo per disastro colposo. «La priorità è ora ricomporre i corpi dei deceduti e dare loro un nome, poi cercheremo di capire se ci sono anche delle responsabilità umane, oltre che climatiche. Esamineremo bene i filmati che abbiamo acquisito», preannuncia il procuratore di Trento, Sandro Raimondi, che dovrà capire se il disastro era evitabile. «Se cioè siamo nel campo dell’imprevedibilità dell’evento, che è possibile, o altro». In queste ultime settimane di gran caldo, con la temperatura sopra gli zero gradi anche in vetta, la calotta è in costante fase di scioglimento. «Si formano dei piccoli ruscelli che possono erodere la base e provocare crolli», spiegano i glaciologi.È stato forse sottovalutato il pericolo? Chi deve valutare la sicurezza del vecchio ghiacciaio? «Non è previsto un monitoraggio di questo tipo», assicura il sindaco di Canazei, Giovanni Bernard, che ora ha chiuso per precauzione ogni accesso alle ascese concordando l’ordinanza con i suoi colleghi di Pozza di Fassa e Rocca Pietore, i Comuni su cui ricade la Marmolada, dove passa anche il conteso confine fra Veneto e Trentino. «Cioè — spiega Bernard — il ghiacciaio è oggetto di studio da parte degli esperti che salgono periodicamente per fare indagini sullo scioglimento, cercando di prevederne il futuro. Ma si tratta di un lavoro con finalità scientifiche, non di sicurezza. Se poi qualcuno ha visto un pericolo, certo, avrebbe dovuto segnalarlo. Ma se non l’ha fatto evidentemente non pensava che ci fosse».Ore 08:35 - «Pari a zero»L’ipotesi che a circa 40 ore dal crollo ci possano essere ancora sopravvissuti viene ritenuta, dai soccorritori, «pari a zero»: nessuno però classifica i dispersi in un altro modo.Le vittime del crollo sono state travolte da una massa alta decine di metri, un palazzo di ghiaccio, che ha presto raggiunto una velocità di 300 chilometri e che non ha lasciato scampo.Ore 08:06 - Riprese le ricercheSono riprese alle 8 le ricerche dei dispersi sulla Marmolada.L’elicottero del Nucleo Elicotteri di Trento sarà impegnato tutta la giornata per portare in quota materiale e personale necessari alla ricerca — in particolare, spiegano i soccorritori, gli esperti della guida dei droni del Soccorso Alpino.Sorvoli con elicotteri e i droni sono gli unici strumenti per effettuare le ricerche dato che il ghiacciaio è stato interdetto per il pericolo di nuovi distacchi.Ore 07:52 - Il punto della situazione, alle 8(Luca Angelini
) L’ultimo selfie di Filippo, con il ghiacciaio come sfondo. Il post su Instagram di Davide, dalla vetta. Paolo, capo guida di una cordata. Erika e il marito Davide, uniti anche dall’amore per la montagna. Della tragedia della Marmolada emergono i primi volti, non ancora tutti i corpi.Sarebbero tredici quelli sotto l’enorme massa di ghiaccio precipitata a valle domenica, travolgendo gli escursionisti sul Pian dei Fiacconi. Tredici dispersi, da aggiungere alle sette vittime e agli otto feriti.«Si lavori perché non accada mai più» ha detto il premier Mario Draghi, andato ieri a Canazei (Trento) a rendere omaggio alle vittime e a provare a portare conforto. Ma è il primo a sapere che sarà tanto e lungo il lavoro da fare, perché — al di là dei sacrosanti inviti a moltiplicare la preparazione e la prudenza e dell’indagine della Procura di Trento per accertare eventuali responsabilità per disastro colposo — climatologi, glaciologi e alpinisti sono concordi: quel seracco crollato di schianto è figlio dei cambiamenti climatici e di ghiacciai ridotti ormai a minuscoli parenti dei giganti che erano solo qualche decennio fa.La climatologa Luisa Cristini, che co-dirige i progetti di ricerca dell’Alfred Wegener Institute in Germania, il più importante centro studi sulle scienze polari in Europa, confessa a Massimo Sideri che teme possa ripetersi sempre più spesso: «Stanno accadendo gli stessi identici fenomeni al Polo Sud e sulla costa della Groenlandia che studiamo con attenzione: si fonde la base e il fiume sottostante fa scivolare il ghiaccio sopra che, cadendo, si spezza. Quello che dovremmo domandarci è se siamo arrivati al punto di collasso dei ghiacciai».«Negli ultimi vent’anni tutto è completamente cambiato. Non solo il ghiacciaio si è drammaticamente ritirato, ma anche la vegetazione si è spostata verso l’alto di una cinquantina di metri di quota: chiazze d’erba e alberi» dice uno che sulla cima della Marmolada è salito almeno 900 volte: Toni Valeruz, 71 anni, campione di sci estremo. Con dei sassolini negli scarponi da togliersi: «Piano piano con il tempo la Marmolada si è trasformata diventando una meta ambita non solo per gli alpinisti ma anche per gli imprenditori — dice a Massimo Spampani —. L’ingordigia umana ha trasformato tutto. Impianti a non finire. È balenata persino l’idea di fare una funivia fino in vetta, a 3.343 metri, a Punta Penia, figuriamoci che sfregio incredibile alla montagna. La funivia si è fermata poco più sotto, a 3.265 metri».Le ricerche dei dispersi andranno avanti anche oggi, ma nessuno si fa illusioni. «Da una parte c’è lo strazio di chi non ha più rivisto un figlio, un fratello, una sorella, una madre. Dall’altra l’impotenza dei soccorritori, che non possono scavare nel ghiaccio perché è diventato pericoloso e così duro che non si spacca nemmeno con il piccone — scrive da Canazei l’inviato Andrea Pasqualetto —. Si temono nuovi crolli e allora cercano i dispersi sorvolando i detriti con droni dotati di termocamere e alcuni elicotteri, fra cui quello della Guardia di finanza dotato del sistema “Imsi Catcher” che intercetta i segnali dei cellulari». E si fa strada il timore che alcuni di quei corpi non saranno ritrovati. «Stanno vivendo in un tempo sospeso — dice a Gianni Santucci uno degli psicologi che assistono i familiari delle vittime —. Fanno fatica a realizzare che l’accaduto sia un fatto reale. Non avere un corpo non permette di elaborare un lutto, e allo stesso tempo, in qualche modo, tiene acceso un filo di speranza».5 luglio 2022 (modifica il 5 luglio 2022 | 11:10)© RIPRODUZIONE RISERVATA