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Edizione del 04/07/2022
Estratto da pag. 1
Marmolada, strage del clima: 6 morti, 3 italiani20 dispersi senza speranze di trovarne in vitaNumero del soccorso alpino per segnalare chi manca
Almeno venti dispersi sulla Marmolada ovvero almeno venti altre probabili vittime da aggiungere alle sei già ritrovate che sono state portate al palazzo dello sport di Canazei, in...
Almeno venti dispersi sulla Marmolada ovvero almeno venti altre probabili vittime da aggiungere alle sei già ritrovate che sono state portate al palazzo dello sport di Canazei, in val di Fassa. Senza dimenticare gli otto feriti di cui almeno due in gravi condizioni. Si avvia diventare la strage per cause naturali di gran lunga più pesante nella storia delle Alpi italiane: la prima, di queste entità, innescata dal cambiamento climatico. La massa nera di ghiaccio e roccia è scivolata sul fianco della montagna a 300 chilometri orari: nessuno scampo per chi si trovava sul suo tragitto che ha "tagliato" il tratto che porta da Pian dei Fiacconi a Punta Penia per la via normale alla vetta della Marmolada a quota 3.343 metri. Proprio ieri alle 13 in  cima al massiccio era stata registrata la temperatura record di 10 gradi e anche oggi lo zero termico sarà a 4mila metri.  APPROFONDIMENTI TRENTO Marmolada, i testimoni del crollo: «Un'onda nera... L'INTERVISTA Marmolada, l'esperto: «Addio nevi perenni nel 2035, questo... CRONACA Marmolada, il numero del soccorso alpino per segnalare i dispersi Alle prime luci dell'alba di un altro giorno caldissimo sono riprese le ricerche con i droni in attesa che le condizioni permettano alle squadre di soccorso di salire a quota 2.500 metri dove ieri alle 14.10 è crollato un gigantesco serracco trascinando migliaia di tonnellate di rocce moreniche. Speranze di trovare qualcuno vivo sotto quell'enorme ammasso di ghiaccio e roccia scivolato verso il lago di Fedaia a 2.000 metri non ce ne sono proprio: l'unica cosa che potrebbe ridurre l'entità terribile del disastro è qualche errore nella conta degli escursionisti dispersi, nell'abbinamento fra i dispersi e le auto lasciate parcheggiate al lago di Fedaia e che sono ancora lì. Ma quanti scalatori potrebbero avere raggiunto il ghiacciaio con mezzi pubblici o accampagnati da amici. Il soccorso alpino ha istituito il numero 0461-495272 per segnalare persone che non sono rientrate a casa o in albergo o in campeggio. Le ricerche I vigili del fuoco hanno usato anche durante la notte i droni con le telecamere a infrarossi (termiche) e tra poco si alzeranno in volo anche i droni del Soccorso alpino del Trentino: nessuna traccia di alpinisti, finora. Nel frattempo a Canazei sono arrivati due gruppi di parenti di vittime e dispersi, che sono saliti di numero: sono infatti tre o quattro in più dei 16 comunicati ieri. Le vittime sono tutte al Palaghiaccio di Canazei, dove è stata allestita la camera ardente e dove i parenti inizieranno il riconoscimenti dei corpi. Al momento sono 6 le vittime confermate: tre italiani, un cecoslovacco, più un uomo ed una donna non ancora identificati. Le condizioni meteorologiche saranno determinanti per valutare l'intervento diretto dei soccorritori: il freddo e le basse temperature sono fondamentali per garantire un minimo di sicurezza alle operazioni, visto che sulla montagna è rimasto un'enorme quantità di ghiaccio pericolante. Per valutare come procedere sarà fondamentale la valutazione dei meteorologi di Arabba e Meteo Trentino. Che cosa è successo  Un distacco imponente e spaventoso, con un fronte di 300 metri, velocissimo, proprio sotto Punta Rocca e la via normale per raggiungere la vetta al confine tra Trentino e Veneto. La Marmolada, montagna della Grande guerra scavata dalle trincee dei soldati, è una delle mete più amate dagli alpinisti. E ieri nel primo pomeriggio, con una temperatura oltre i dieci gradi, erano numerose le cordate in salita e in discesa dirette a Punta Penia e Punta Rocca, le due cime più celebri. «Quando ci hanno chiamato, all’una e mezzo, ci hanno detto: “È venuta giù la cima della Marmolada”», racconta Luigi Felicetti, tecnico del Soccorso alpino dell’alta Val di Fassa intervenuto per soccorrere gli scalatori. «Saliti a 2.500 metri ci siamo trovati davanti a uno scenario pazzesco, c’erano blocchi di ghiaccio e roccia grandi come automobili dappertutto, abbiamo cominciato a cercare e abbiamo estratto le prime vittime».     L’ONDA NERA I morti accertati
sono sei: tre italiani, uno della repubblica ceca e due (un uomo e una donna) ancora da identificare. Quattordici i feriti (due gravi) e ben sedici i dispersi. Tra questi molti veneti, trentini, rumeni, cechi e tedeschi. Una delle vittime è un 27enne, Filippo Bari, della provincia di Vicenza. Aveva fatto un selfie prima di arrampicarsi. Nel pomeriggio tutti gli uomini che scavavano tra i detriti sono stati fatti rientrare velocemente, il rischio di altri distacchi è troppo elevato. Le ricerche del soccorso alpino e dei vigili del fuoco proseguono comunque con i droni e gli elicotteri, durante la notte il ghiacciaio resterà illuminato. Ma l’impresa è ardua, ammettono gli esperti sul posto: il seracco si è staccato a 3.000 metri, 343 sotto la vetta, e il fiume di ghiaccio e detriti ha travolto tutto quello che incontrava sul suo percorso per oltre due chilometri. Chi lo ha visto, come Elena, parla di «un’onda nera: inghiottiva ogni cosa a una velocità impressionante, chi si trovava sul suo percorso correva cercando di mettersi in salvo». Nessuno rinuncia alla speranza di trovare persone ancora vive sotto la valanga, ma i soccorritori che conoscono bene la dura legge della montagna non cedono al conforto delle illusioni. La Procura di Trento ha aperto un’inchiesta per disastro colposo, al momento a carico di ignoti, a occuparsi del fascicolo è la pm Antonella Nazzaro: le indagini sono complesse, a cominciare dal riconoscimento delle vittime smembrate dalla colata di ghiaccio e rocce. Bisognerà stabilire se le condizioni meteo rendessero l’ascesa oltremodo rischiosa e definire le eventuali responsabilità. Stando alle prime ricostruzioni, il seracco ha inghiottito due o tre cordate, due in alto, sulla via normale, e anche più in basso, «ci sono blocchi di ghiaccio che vanno dai venti centimetri al mezzo metro ed è difficile che ci siano dei sopravvissuti», dice amareggiato Walter Cainelli, numero uno del Soccorso alpino del Trentino.     TEMPERATURE ALTE Nei parcheggi al passo Fedaia si contano le automobili, un triste bilancio di chi manca all’appello. I feriti si sono salvati perché erano lontani dalla valanga, investiti dallo spostamento d’aria e da piccoli detriti. Chi è stato seppellito non ha avuto scampo. Le cordate sono partite di buon’ora per la vetta della Marmolada, la più alta delle Dolomiti. Si può percorrere una ferrata oppure il ghiacciaio, in ogni caso è necessario essere esperti, accompagnati da guide alpine e ben equipaggiati. Come gli scalatori trascinati dalla slavina. «Erano tutti con corde e ramponi, erano attrezzatissimi - afferma Felicetti - sono stati tanto sfortunati». Oppure qualcuno doveva sconsigliare loro, come vogliono accertare i magistrati, che con questo caldo la cima della Marmolada è a rischio cedimenti. «Se volessimo fare un paragone con l’edilizia potremmo parlare di un cedimento strutturale», riflette un vigile del fuoco. Da un mese le temperature raggiungono i dieci gradi proprio in vetta, il Soccorso alpino e speleologico Veneto rileva che «dal 10 maggio a oggi i giorni la cui temperatura media dell’aria tra giorno e notte è andata sotto lo zero solo cinque o sei volte. Nelle ultime settimane lo zero termico ha ondeggiato tra i 4500 ed i 4900 metri sottoponendo le montagne e le masse glaciali a forti stress termici. Già sabato erano evidenti i classici fenomeni di ruscellamento a causa della fusione».    La metà finale delle cordate era il rifugio Punta Penia gestita da Carlo Budel, montanaro nell’anima che piange per le vittime e la sua Marmolada: «Oggi è un giorno triste». L’ascesa in questo periodo attrae molti appassionati delle scalate, chi abita in zona però è scettico. Racconta un soccorritore: «Proprio due giorni fa con un amico guida alpina ci stavamo organizzando per percorrere questa via. Domenica era il giorno prescelto. Poi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti: no, non è il caso, troppo caldo, il rischio di valanghe è eccessivo. Certo, guardando ora il ghiacciaio dal basso è facile dirlo». Tra i primi a chiamare i soccorsi c’è Aurelio Soraruf, del rifugio Casti
glioni: «Ero a tre chilometri dal distacco e il boato ci ha allarmato. Adesso mi aspetto che un’altra parte del seracco venga giù per lo scioglimento continuo». Al Palaghiaccio di Canazei sono state ricomposte le salme e accolti i parenti delle vittime, alcuni famigliari dei dispersi si sono presentati nella speranza di avere informazioni: un numero è dedicato alla segnalazione di mancato rientro di alpinisti dalla Marmolada. Il premier Mario Draghi esprime «il più profondo cordoglio per le vittime» e «vicinanza alle loro famiglie e a tutti i feriti».   ??? CROLLA SERACCO IN MARMOLADA: 15 COINVOLTI E 7 FERITI ??? Un grosso seracco in Marmolada é crollato e, secondo le prime informazione del Suem, avrebbe coinvolto una quindicina di persone di cui 7 feriti, uno dei quali in gravi condizioni. pic.twitter.com/4zFsojLUs7 — Luca Zaia (@zaiapresidente) July 3, 2022  

Ultimo aggiornamento: 08:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA