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Edizione del 19/03/2020
Estratto da pag. 1
Coronavirus, Cirio: “Pronti a raddoppiare i tamponi, sì all’esercito per far rispettare i divieti”
Il presidente: da 600 a 1200 test al giorno ma niente monitoraggi a tappeto. In strada ancora troppe persone
Il presidente: da 600 a 1200 test al giorno ma niente monitoraggi a tappeto. In strada ancora troppe persone

TORINO. Mentre Torino scala la triste classifica delle province italiane più colpite dal coronavirus, la Regione preme l’acceleratore sui tamponi. «Nel giro di quattro giorni raddoppieremo la nostra capacità di realizzazione dei test virologici, che saliranno dagli attuali 500-600 a 1200 al giorno», annuncia il presidente Alberto Cirio, che non nasconde la preoccupazione per i dati poco confortanti degli ultimi giorni sulla diffusione del contagio. «Ci auguriamo entro fine settimana di vedere qualche segnale di calo della curva epidemiologica per effetto delle misure del contenimento, ma in questo momento è difficile essere ottimisti».

Solo ieri in Piemonte sono morte altre 22 persone positive al coronavirus. Dà sollievo la notizia dei primi tre guariti, ma i decessi complessivi balzano a 166, cento in più in quattro giorni. Nella sola provincia di Torino i positivi sono quadruplicati da sabato, passando da 305 a 1171.

Resta basso, se confrontato con il resto d’Italia, il numero dei tamponi. Dall’inizio dell’epidemia il Piemonte ne ha eseguiti 8.140. Il Veneto, che ha una popolazione assimilabile alla nostra (circa mezzo milione di residenti in più) ne ha fatti 40.841, cioè il quintuplo. «Ci siamo sempre attenuti alle indicazioni dell’Istituto superiore di sanità, che raccomanda di fare i test solo sui casi sospetti che presentano sintomi», rivendica Cirio. «E con il nostro comitato scientifico proseguiremo su questa linea, che poi è anche quella ribadita dal governo e dal ministero della Salute». L’unica eccezione, come già annunciato, riguarderà il personale sanitario regionale. «Sono i soggetti più esposti in questa emergenza, salvaguardare la loro salute significa garantire cure adeguate a ciascuno di noi». Un’operazione che coinvolge potenzialmente 55 mila tra medici, infermieri e operatori socio sanitari. «Sono numeri molto alti, difficile che si riesca a “tamponare” tutti. Si procederà in modo graduale, secondo un criterio legato all’esposizione al rischio», aggiunge Cirio, che conferma l’assunzione di nuovi tecnici di laboratorio e l’arrivo imminente di un nuovo macchinario «con una rapidissima capacità di rilevazione della positività al test: così aumenteremo ulteriormente le diagnosi e a regime arriveremo a 2200 tamponi al giorno».

Un annuncio che arriva all’indomani dello sfogo di Giovanni Di Perri, responsabile Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia, che in un’intervista a La Stampa aveva criticato l’approccio passivo della Regione sui tamponi (facendo infuriare l’assessore alla Sanità Icardi) e proprio su questo tema avrebbe avuto nei giorni scorsi uno scontro con l’ormai ex capo dell’unità di crisi Mario Raviolo. Ora si cambia rotta, seppur parzialmente: i test aumenteranno. Ma restano parecchi i paletti del comitato scientifico al quale si appoggia la Regione. Intanto, nessun «tamponamento di massa», perché siamo fuori tempo limite, perché l’attendibilità sugli asintomatici non è totale. E perché, anche volendo, nei laboratori mancano i reagenti per tutti. Non a caso, anche sul personale sanitario si seguirà il criterio della discrezionalità: il test sarà riservato a coloro che hanno avuto una esposizione diretta con i contagiati in assenza di adeguati dispositivi di protezione. Oltretutto è un modo per abbreviare il periodo di isolamento e recuperare forza lavoro. Non ne sarà felice l’Ordine dei Medici, che ieri plaudiva alla decisione della Regione «di effettuare tamponi su tutti gli operatori sanitari». Permane la confusione.

«Seguiamo le indicazioni ufficiali ed esortiamo le persone a restare a casa», ribadisce il governatore. «Vista la situazione, è probabile che il governo decida di prolungare oltre il 3 aprile le misure di contenimento: un’ipotesi che condivido, insieme alla necessità di aumentare i controlli, perché ci sono ancora troppe persone in strada». E apre ai pattugliamenti dell’esercito. «Non si tratta di militarizzare il territ
orio, ma di fare capire una volta per tutte che con la salute non si scherza». —

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