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Edizione del 23/06/2022
Estratto da pag. 1
Il governo è alle prese con le procedure per dichiarare lo stato di emergenza nelle regioni del Nord Italia dove la siccità sta diventando un problema gravissimo sia per l’agricoltura che per la produzione energetica, oltre che per l’alimentazione di molti acquedotti cittadini.
La Conferenza delle Regioni ha incontrato il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, per definire i dettagli operativi: non è semplice perché non è ancora chiaro quello di cui ci sarà bisogno nelle prossime settimane, visto anche che le previsioni meteo non autorizzano a pensare a un’inversione di tendenza portando le agognate piogge per riempire bacini idrici e falde acquifere.
«Stiamo ragionando sui parametri tecnici per andare incontro alle richieste – ha detto Curcio -. Ricordiamoci che lo stato d’emergenza serve a fare delle cose. Si sta lavorando per definire quali sono le attività che seguono allo stato di emergenza, che non è un’idea, ma consiste in una serie di azioni che vanno fatte. Ci stiamo lavorando». Con la consapevolezza, come hanno ribadito anche i rappresentanti delle regioni, che sarà un’attività che, nel migliore dei casi, occuperà tutta l’estate.
Attilio Fontana, presidente della Lombardia, una delle regioni maggiormente in difficoltà assieme al Piemonte, ha detto che la situazione non è mai stata grave come quest’anno. Le Regioni hanno ribadito la necessità di lavorare su due fronti: da una parte garantire l’irrigazione e l’alimentazione degli acquedotti potabili, dall’altra mettere in cantiere una serie di iniziative strutturali, chieste in particolare dal presidente della Conferenza delle regioni, Massimiliano Fedriga, per non passare ogni estate degli anni a venire in emergenza, visto che il cambiamento climatico lascia supporre che non si tratti di un’estate eccezionale, ma che diventi più o meno la regola.
Nel bacino del Po, ogni giorno che passa senza precipitazioni significative, aggrava i problemi. Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino, parla di una tempesta perfetta, perché negli ultimi 6-8 mesi la neve dell’inverno ha raggiunto un picco del meno 60-70%, influendo negativamente sul riempimento dei grandi laghi, perché non piove da 120 giorni e perché le temperature sono più alte di 3-4 gradi rispetto alla media del periodo. L’obiettivo, in questa situazione, è garantire una portata minima nella zona del Delta, sia per contrastare la risalita del cuneo salino, nemico principale dell’irrigazione dei campi, sia per garantire l’acqua a circa 7-800.000 persone che abitano in quell’area e che si servono degli impianti di potabilizzazione per l’alimentazione degli acquedotti comunali.
L’Autorità per il Po ha sconsigliato la navigazione a motore sul fiume: i livelli, infatti, sono cosi’ bassi che in alcune zone ci sono fondali minori di 50 centimetri, anche all’interno del canale navigabile. La segnaletica presente non è più attendibile.
Preoccupa la situazione relativa all’approvvigionamento idrico delle case. Alcune aree del Piemonte, della Lombardiae dell’Emilia Romagna sono osservate speciali e moltissimi comuni hanno già emesso delle ordinanze che vietano l’uso dell’acqua per gli scopi non indispensabili. Il comune di Cuneo, per precauzione, ha deciso di chiudere le fontane pubbliche, mentre rimarranno in funzione le fontanelle delle aree verdi.
Il problema della siccità inizia a farsi sentire anche sulla produzione energetica: se le centrali idroelettriche ormai girano a ritmo ridotto o sono addirittura ferme per esaurimento dei bacini di accumulo o per la scarsità di portata per quelle fluenti, il problema interessa anche le centrali termoelettriche che per funzionare hanno bisogno di acqua di raffreddamento che inizia a mancare e quella poca che rimane non può essere utilizzata perché lo scarico di acqua piùcalda in un corpo idrico ridottissimo potrebbe avere gravi conseguenze sulla fauna ittica. Il rischio di qualche interruzione di fornitura energetica non è affatto da trascurare, con i consumi che crescono.
r/>Sulla situazione interviene anche il deputato azzurro Dario Bond, secondo cui «servono investimenti concreti controlo spreco dell’acqua. E strumenti di tutela del settore agroalimentare, che in queste settimane sta soffrendo la siccità e il cambiamento climatico. La siccità è forse il problema più importante e di sicuro più soggetto a riproporsi da qui ai prossimi anni, con criticità destinate a ripercuotersi sulla popolazione delle aree maggiormente a rischio e che incidono anche sul tema della transizione ecologica. Garantire l’approvvigionamento idrico per i centri abitati e per il settore primario è fondamentale per garantire da una parte il fabbisogno alimentare interno e dall’altra la produzione agroalimentare di altissima qualità che l’Italia esporta nel mondo. Ecco perché servono investimenti a lungo termine, per interventi strutturali sugli acquedotti, per la creazione di invasi e per la manutenzione di quelli esistenti, al fine di evitare gli sprechi, anche minimi. Bisogna spostare parte dei Fondi strutturali di coesione e del Pnrr, per dirigerli su interventi concreti e risolvere questa problematica».
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