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Edizione del 17/06/2022
Estratto da pag. 1
L’Italia, per via della sua complessa struttura geologica e l’articolazione delle sue infrastrutture, è un Paese che deve tenere molto in considerazione il problema del dissesto idrogeologico. Sfida sistemica in cui si racchiudono la gestione sostenibile del territorio, la tutela delle infrastrutture critiche, la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico. Un quadro nazionale sulla pericolosità del fenomeno del dissesto idrogeologico, legata all’avanzata di fenomeni come frane, alluvioni ed erosione costiera esteso all’intero territorio italiano, è contenuto nel Rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia: Pericolosità ed indicatori di rischio” dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), giunto nel 2022 alla terza edizione. Ispra nel suo studio nota come nel 2021 sia ulteriormente aumentata la superficie nazionale potenzialmente soggetta a frane e alluvioni. Il fenomeno si inserisce in un trend crescente che vede un incremento prospettico rispettivamente del 4% e il 19% rispetto ai dati del 2017.Dissesto ed erosione coinvolgono il 94% dei comuni italiani, 1,3 milioni di persone vivono in aree soggette a frane e ben 7 milioni, invece, in zone a rischio alluvione. Oltre un terzo di questi 8,3 milioni di persone a rischio vivono in Emilia-Romagna (3 milioni di persone), la regione più soggetta al rischio, seguita, nota Ispra, dalla Toscana (oltre 1 milione di persone), Campania (oltre 580 mila), Veneto (quasi 575 mila), Lombardia (oltre 475 mila), e Liguria (oltre 366 mila).Per ovviare a tale minaccia il Paese da tempo ha in programma di stanziare ingenti risorse ed energie anche attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). 800 milioni di euro del Pnrr saranno impegnati per i primi interventi contro il dissesto idrogeologico secondo quanto stabilito da governo ed enti locali nella Conferenza Stato-Regioni dello scorso aprile. L’obiettivo, nota Italia Oggi, “è quello di mettere in sicurezza il territorio dal rischio frane, sempre più frequenti a causa delle alluvioni, e per ridurre e prevenire gli allagamenti. Gli investimenti riguarderanno interventi di ripristino di strutture e infrastrutture pubbliche danneggiate per la riduzione del rischio residuo”. La manutenzione e il monitoraggio dei territori e delle infrastrutture più a rischio acquisiscono una valenza strategica in quanto la partita per lo sviluppo sostenibile passa anche, se non soprattutto, per una fondamentale valorizzazione del fattore sicurezza. I primi 800 milioni aprono la strada a una serie di interventi che nel Pnrr italiano potranno arrivare a coinvolgere 15 miliardi di euro di investimenti, comprensivi di misure per l’allerta contro il rischio alluvione, la gestione delle reti idriche e la Realizzazione di un sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione per controllare da remoto i territori.E il monitoraggio e la lotta al dissesto passano anche, se non soprattutto, per lo sfruttamento delle capacità tecnologiche a disposizione per integrare la partita dello sviluppo sostenibile con quella della rivoluzione digitale. Aziende come CESI sono, in tal senso, in prima linea per creare una filiera tecnologica e di ricerca tale da poter abilitare lo sviluppo dei piani di lotta al dissesto idrogeologico. La multinazionale italiana specializzata nei servizi consulenziali di matrice energetica e nella partita dello sviluppo sostenibile offre in tal senso il suo contributo sul fronte del controllo delle infrastrutture e della creazione di modelli volti ad analizzare l’esposizione al rischio idrogeologico di autostrade, ponti, dighe, e molto altro.CESI opera in questo ambito tramite la sua controllata specializzata nel settore delle infrastrutture, ISMES che, anche grazie a ISTEDIL, laboratorio certificato in grado di eseguire prove non distruttive in sito e ispezioni, è in grado di ottimizzare la valutazione della sicurezza e il monitoraggio delle grandi infrastrutture.ISMES si occupa dell’intero processo di analisi e strutturazione della consulenza e dell’intervento in materia di sostegno
al rafforzamento infrastrutturale: dal progetto geologico allo sviluppo concreto, in sinergia con studi di ingegneria e società del settore, facendo della messa in sicurezza delle infrastrutture a rischio il suo business chiave. L’esperienza maturata nelle grandi opere in cui coesistono aspetti multidisciplinari importanti, dalla geologia all’idraulica, dalle strutture agli impianti, fa sì che ISMES sia in grado di gestire attentamente l’esecuzione dei lavori in questi settori controllando l’intera filiera. A ciò si aggiunge la capacità previsionale di modellizzazione dei rischi e di possibili interventi programmati grazie allo sfruttamento della base dati. ISMES provvede in particolar modo a strutturare la manutenzione dei sistemi di monitoraggio con attività di laboratorio e in situ, tramite supporto tecnico operato attraverso il servizio di tele-assistenza fornito ai propri clienti.ISMES si impegna anche nel supporto tecnico-ingegneristico delle opere in aree esposte al dissesto idrogeologico: ne è un esempio l’analisi e la progettazione geotecnica e idraulica compiuta sulla SS42, arteria stradale che, attraverso la Val Camonica, collega la bergamasca all’Alto Adige, nel delicato tratto bresciano di Edolo. Progetti compiuti con l’obiettivo di creare infrastrutture resistenti e resilienti, capaci dunque di contribuire a lenire gli effetti erosivi di un problema nazionale come il dissesto idrogeologico.