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Edizione del 12/06/2022
Estratto da pag. 1
Intervista a Guido Bertolaso: «Solo facendo squadra si può far fronte a emergenze difficili come il Covid»
Dopo essersi occupato della campagna vaccinale in Lombardia, l’ex capo della Protezione civile guida ora il comitato per l’emergenza Ucraina. Il suo bilancio tra pandemia e accoglienza
Tempo medio di lettura: 4 minutiQuando si pensa alla lunga, intensa e non certo semplice campagna vaccinale che, dalla primavera del 2021, ha portato moltissimi italiani e oltre il 90% dei cittadini lombardi a ricevere una maggior protezione nei confronti delle conseguenze più devastanti del Covid-19, uno dei primi nomi che si affaccia alla mente è quello di Guido Bertolaso.

L’ex direttore del dipartimento della Protezione civile nazionale (oltre che commissario straordinario in vari ambiti emergenziali fra cui il terremoto de L’Aquila), dopo aver collaborato con la Regione per la realizzazione dell’ospedale in Fiera, a Milano, è infatti stato nominato consulente del presidente Attilio Fontana per l’attuazione e il coordinamento piano di vaccinazione massiva della popolazione.

Un incarico che, nel corso dei mesi, ha visto susseguirsi diverse fasi della campagna – fra seconde, terze e quarte dosi –, con l’allestimento di numerosi hub vaccinali su tutto il territorio lombardo e il grande lavoro svolto da tutto il personale sanitario e non e dalla grande quantità di volontari che si sono adoperati giorno dopo giorno per raggiungere e supportare tutti i cittadini a mano a mano interessati dalle varie somministrazioni.

Abbiamo raggiunto Bertolaso, arrivato sul territorio grazie a Marco Magrini, a margine della sua partecipazione alla cena organizzata dal Comitato della Croce Rossa Italiana di Luino e Valli tenutasi venerdì sera nella sede dell’Agenzia Formativa. Ecco cosa ci ha raccontato, su pandemia e campagna vaccinale, ma non solo.

Adesso che si è conclusa la fase più difficile dell’emergenza sanitaria, quali sono le sue considerazioni e valutazioni al termine di questo periodo così duro per tutti?

Posso dire che c’è stata una risposta davvero concreta, molto positiva, che ha permesso di ottenere risultati che nessuno si aspettava. Il segreto è stato la determinazione di tutta la struttura regionale, a livello di Direzione Generale Welfare e di tutte le categorie dei medici e degli infermieri che sono stati capaci di fare squadra e, quindi, di mettere in piedi una macchina organizzativa che ha effettuato migliaia di vaccinazioni al giorno in meno di un anno. Quindi devo dire che è stato un risultato davvero eccellente.

L’insegnamento che se ne può trarre è che solo facendo squadra, solo organizzando e cercando di programmare bene gli interventi, si può far fronte anche alle emergenze più complicate come quella che abbiamo dovuto affrontare con il Covid.

Che sfida è stata gestire la campagna di vaccinazione? Quanto è stato complicato affrontare un’emergenza così diversa, per tutti, rispetto a quelle precedenti?

Chi ha buona memoria si ricorderà che le accuse che vennero rivolte a Guido Bertolaso dieci anni fa erano quelle di avere troppo potere e di riuscire a gestire le emergenze perché vi era la possibilità di fare ordinanze, chiedere decreti legge e, quindi, di derogare a tutte le norme amministrative e burocratiche del nostro Paese. Questa volta nessuno si è accorto che io, da semplice pensionato, senza nessun potere, sono riuscito insieme a tutti i colleghi di Regione Lombardia a ottenere dei risultati che nessun decreto legge e nessuna ordinanza sarebbero stati in grado di conseguire.

Il gran numero di contagi e le loro conseguenze hanno messo in difficoltà la Lombardia. Cosa poteva essere gestito meglio durante questo periodo e, di conseguenza, su cosa bisognerebbe investire le proprie energie in vista del futuro?

Tutti parlano di medicina del territorio e del ruolo dei medici di famiglia, tutti sostengono che con le riforme che sono state adottate recentemente a livello regionale e i nuovi provvedimenti che si immagina di adottare a livello nazionale le cose cambieranno: io me lo auguro.

Ma è ovvio che se si immagina di risolvere le cose semplicemente con rivendicazioni salariali e sindacali, soprattutto da parte dei medici – che sono quelli che stanno in prima linea, ma
che si devono anche ricordare che svolgono un lavoro unico e sublime che si richiama al giuramento di Ippocrate –, se non si cambia atteggiamento, è difficile riuscire ad affrontare i problemi.

La vera realtà è che il ruolo dei medici deve essere sicuramente riconosciuto e valorizzato al meglio, ma dall’altro lato i medici stessi devono ricordarsi che ogni vita è fondamentale e che loro hanno il dovere di intervenire per tutelarla.

Pian piano adesso si sta ritornando verso una nuova normalità. È preoccupato per il calo dell’attenzione delle persone verso il Covid? Potremmo ritrovarci a ottobre nella situazione dell’anno passato se siamo troppo “disattenti”?

Potremmo ritrovarci senz’altro in situazioni difficili, questo è molto probabile. Però non mi preoccupa il calo di attenzione, è giusto che ci sia, che tutti abbiano vogliano tornare a una vita normale e che magari si dimentichino temporaneamente di quelli che sono stati i sacrifici, i problemi e i dolori che abbiamo vissuto.

L’importante è che le istituzioni competenti, quindi gli addetti ai lavori, non si scordino neppure per un attimo di tutto quello che abbiamo passato e che sappiano programmare e pianificare tutti gli interventi in modo tale da essere pronti ad agire subito, il primo giorno in cui dovessimo avere il primo, anche timido, segnale che la situazione sta cambiando e peggiorando.

Sicuramente per alcune categorie, quelle più a rischio, si riparlerà di vaccinazioni. Se poi sarà necessario pensare a un richiamo per tutti, questo dipenderà molto dalla variante che dovremmo affrontare e che oggi ancora non sappiamo come si presenterà e anche dalla tipologia di vaccini che avremo a disposizione: se ci saranno i nuovi vaccini molto più mirati, per le nuove varianti, probabilmente sarà bene vaccinare tutti perché questo sarà il baluardo migliore per contrastare la ripartenza dell’epidemia.

Da marzo è alla guida del Comitato regionale per l’emergenza Ucraina: quali interventi sono stati portati avanti in questi mesi di conflitto?

Ci siamo occupati di organizzare bene l’accoglienza, di assistere tutte le persone che arrivano da quella martoriata terra e metterle in condizione di trascorrere un periodo di tempo nel nostro Paese nella migliore condizione possibile.

Questa è un’emergenza profughi molto diversa da quella che viviamo da anni con le persone che giungono qui dal continente africano: gli ucraini vogliono tornare a casa il prima possibile, sono qua in attesa di poter riprendere la strada verso casa. Noi stiamo facendo di tutto per farli stare nelle condizioni più ottimali possibili: credo che ci stiamo riuscendo e questo è un altro bellissimo segnale della solidarietà e della disponibilità di darsi a favore del prossimo da parte dei nostri concittadini.