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Edizione del 03/06/2022
Estratto da pag. 1
Diabete, le proposte di AMD e SID al Senato
Mentre si parla di rinforzare la medicina territoriale, essenziale anche nella gestione delle cronicità, sono tante le società scientifiche che si recano in Senato per dire la propria e offrire suggerimenti da esperti.
Mentre si parla di rinforzare la medicina territoriale, essenziale anche nella gestione delle cronicità, sono tante le società scientifiche che si recano in Senato per dire la propria e offrire suggerimenti da esperti. Tra questa, anche l’Associazione Medici Diabetologi e la Società Italiana di Diabetologia che hanno presentato le proprie idee anche a Camera dei Deputati, Ministero della Salute e Conferenza delle regioni.

Il diabete, infatti, è una delle pandemie croniche in atto, insieme alle dislipidemie e alle patologie cardiovascolari, per fare alcuni esempi. In Italia colpisce oltre il 6% della popolazione, costando alle casse del SSN circa 9,93 miliardi di euro l’anno.

I fondi destinati al PNRR permettono di sperare nell’avvio di un nuovo modello funzionale e condiviso di gestione del diabete. Sette i punti messi per iscritto dalle due società, raccolti in un position paper.

Ecco un breve riassunto.

In primis, si vuole un potenziamento della rete diabetologica italiana, con concomitante ottimizzazione dei centri multiprofessionali ospedalieri e anche territoriali: l’idea è di attivare ad articolare 350-400 centri, in grado di assistere ognuno 15.000 pazienti.

In secondo luogo, se si vuole offrire un’assistenza di prossimità, è essenziale portare l’assistenza stessa fuori dall’ospedale. Per farlo occorre però che vi sia maggiore integrazione tra i professionisti sanitari e le strutture sanitarie stesse, il che può avvenire anche grazie alla telemedicina.

Questa si è dimostrata in più situazioni in grado di avvicinare i medici ai pazienti, con risultati interessanti.

Vediamo alcuni dei commenti rilasciati dai vertici delle sue società.

Il dottor Graziano Di Cianni, presidente AMD, sottolinea che, «a più di due anni dall’inizio della pandemia, siamo di fronte a una ripresa e a un nuovo cambiamento e le sfide legate alla gestione del diabete non potranno che giocarsi sul territorio.

Le risorse del PNRR rappresentano l’opportunità per rafforzare e ottimizzare la medicina di prossimità, ma l’obiettivo della diabetologia, che abbiamo cercato di sintetizzare nel position paper, è quello di potenziare ed efficientare l’attuale modello di gestione, senza rinunciare all’approccio multiprofessionale, garantito dall’assistenza specialistica del team diabetologico, e all’allargamento dell’accesso alla diagnosi e ai percorsi di cura omogeneo su tutto il territorio nazionale senza distinzioni a livello delle singole regioni, che può essere assicurato soltanto da un’architettura a rete del modello di presa in carico, all’interno della quale la Medicina generale è sempre più inclusa e operativa».

Risponde il prof. Agostino Consoli, Presidente SID: «portare la cronicità fuori dall’ospedale, avvicinare l’assistenza all’assistito e sfruttare al meglio le infrastrutture telematiche sono gli indirizzi principali del PNRR relativi alle malattie croniche, delle quali il diabete è esempio paradigmatico.

Le proposte di AMD e SID vanno in questa direzione. Si propone infatti di organizzare tutti coloro che prestano assistenza al diabete in un numero adeguato di importanti strutture multiprofessionali, prevedendo che il personale incardinato in queste strutture possa e debba anche, secondo una opportuna turnazione e organizzazione, prestare assistenza presso le Case della Comunità, gli Ospedali di Comunità e le RSA.

Il tutto favorito dall’utilizzo delle infrastrutture informatiche, che vanno implementate e potenziate, integrando i processi per migliorare la qualità dell’assistenza».

Quella delle cronicità è, di fatto, una delle tante sfide cui la sanità tutta è chiamata a rispondere, anche perché l’incremento continuo di anziani non farà che aumentare anche i numeri dei pazienti cronici.

Per quanto riguarda il diabete, l’età è solo uno dei fattori di rischio: alimentazione e stili di vita sono altrettanto importanti.

Occorre quindi lavorare anche sulla prevenzione, su corrette informazioni alla cittadin
anza, su un cambio di passo e mentalità.

Stefania Somaré