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Edizione del 31/05/2022
Estratto da pag. 1
Le marinerie in affanno adesso bloccano il pesce straniero: «Servono misure nazionali»
ANCONA  - La protesta delle marinerie contro il caro gasolio sta assumendo contorni sempre più aspri. Nella notte tra domenica e lunedì, tra le 23 e le 4 circa, tre tir carichi di...
ANCONA  - La protesta delle marinerie contro il caro gasolio sta assumendo contorni sempre più aspri. Nella notte tra domenica e lunedì, tra le 23 e le 4 circa, tre tir carichi di pesce proveniente dall’estero sono stati bloccati dai pescatori marchigiani in presidio in via Mattei, zona Zipa davanti al cantiere Crn al porto di Ancona. Presenti un centinaio di pescatori, arrivati anche da Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto e Pescara.   Di fatto, è stato impedito agli autotrasportatori di scaricare il pescato d’importazione per diverse ore. Poi, intorno alle 4 del mattino di ieri, il presidio è stato sciolto ed è stato consentito lo scarico delle merci già ordinate. Passano poche ore e lo stesso scenario si ripete nel porto di Punta Penna, nella città di Vasto, in Abruzzo. Anche lì, numerosi marittimi di Vasto e di Termoli hanno impedito ad alcuni camion con grossisti a bordo di scaricare il pescato importato. Tornando alle latitudini marchigiane, nel pomeriggio è anche andato in scena un confronto tra le marinerie regionali riunite nella sede della Cooperativa pescatori al porto di Ancona, il governatore Francesco Acquaroli e l’assessore alla Pesca, Mirco Carloni. Ma procediamo con ordine.

«Abbiamo chiesto ai commercianti grossisti di quasi tutte le marinerie di aderire al nostro sciopero contro il caro gasolio - fa sapere il presidente delle marinerie d’Italia, il civitanovese Francesco Calderoni -. Abbiamo fatto sbarcare il prodotto che avevano già acquistato per non metterli in difficoltà. Ci hanno detto che, durante la settimana, non faranno nuovi ordini di pesce straniero, finché lo sciopero non finirà». La richiesta del mondo della pesca per sbloccare l’impasse è sempre la stessa: «Un tetto al prezzo del gasolio, perché è diventato insostenibile. Personalmente, da una spesa di 8 mila euro al mese per il gasolio, sono arrivato a 20mila: come pensano che possiamo andare avanti così?». Richieste che sono state girate ad Acquaroli e Carloni nel confronto pomeridiano durato circa mezz’ora. «Senza un massiccio intervento del Governo nazionale, l’intera filiera ittica è a rischio», sottolinea il governatore, ricordando che le Marche sono l’unica regione italiana ad aver destinato risorse proprie per fronteggiare la questione. «Abbiamo messo subito a disposizione mezzo milione di euro – ha precisato Carloni – che saranno autorizzati nel prossimo Consiglio regionale e appena possibile metteremo a terra il bando per destinarli alle attività ittiche più in difficoltà». Ma le risorse regionali, da sole, non sono neanche vagamente sufficienti a risolvere il problema (benché si sia ipotizzato di rifinanziare il bando con una seconda tranche. In questo senso), Carloni ha anche anticipato che, come presidente della Commissione attività produttive della Conferenza delle Regioni, chiederà al Governo «Senza interventi strutturali - rincara la dose Acquaroli -, il settore non può uscire da questa grave crisi. La capacità produttiva e competitiva nazionale è messa in discussione perché dall’altra parte dell’Adriatico c’è un sistema produttivo che opera in condizioni più favorevoli. Non è ammissibile». Il riferimento è alle politiche Ue che chiedono di ridurre lo sforzo di pesca, ma a ciò non corrisponde la riduzione del pescato importato. «Sostenere il comparto pesca nazionale è quanto mai urgente per scongiurare la chiusura -chiosa la deputata di FdI, Lucia Albano-: il governo si adoperi per permettere alle persone di lavorare, anziché continuare a sostenere il reddito di cittadinanza».



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