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Edizione del 30/05/2022
Estratto da pag. 1
Campagna di screening gratuito su epatite C, l’Emilia Romagna all’avanguardia
In Emilia-Romagna le istituzioni locali si sono attivate rapidamente ed hanno attivato la campagna già da inizio 2022.
Bologna. Si è svolto nei giorni scorsi l’incontro promosso da Ace – Alleanza contro leepatiti per fare un primo bilancio delle azioni poste in essere in Regione Emilia-Romagna relativamente alla campagna di screening su Epatite C, un’occasione per analizzare i dettagli delle fasi operative di screening confrontandosi su tempistiche, modalità e obiettivi attesi.

Nel corso dell’evento si è discusso delle attività che sono state localmente implementate e pianificate, affinché possano essere utilizzati al meglio i fondi stanziati per lo screening HCV nelle carceri, presso i SerD e per i cittadini nati tra il 1969 e il 1989. L’evento, “Fase III: primo bilancio delle attività di screening HCV e obiettivi futuri Focus on Regione Emilia-Romagna”, organizzato da Mapcom Consulting, promosso da Aisf – Associazione italiana per lo studio del fegato e Simit – Società italiana di malattie infettive e tropicali, con il patrocinio di EpaC Onlus, è realizzato con il contributo non condizionato di AbbVie e Gilead Sciences.

Il post Covid

Superata la brusca battuta d’arresto dovuta alla pandemia da Covid-19, diventa ora fondamentale tornare a focalizzarsi sul raggiungimento dell’obiettivo assegnato dall’Oms: eliminazione del virus HCV entro il 2030. A tal proposito, lo scorso febbraio, il Governo ha accolto l’ordine del giorno al Milleproroghe che chiede di posticipare il termine della campagna sperimentale a dicembre 2023 e di ampliare la fascia d’età della popolazione generale da sottoporre a screening ai nati tra il 1943-1989. Le Regioni si stanno adoperando già da qualche mese per utilizzare al meglio le risorse del fondo sperimentale, che Alleanza Contro le Epatiti vorrebbe fosse trasformato in un fondo strutturale.

Le dichiarazioni

“Ora che la pandemia sembra lasciare qualche spazio, è importante ripartire con tutte le attività di prevenzione sospese o ritardate negli ultimi due anni – ha ricordato l’on. Luca Rizzo Nervo, XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati –. L’obiettivo di eliminazione dell’Epatite C dal nostro Paese entro il 2030, come previsto dall’Oms, è ancora raggiungibile a patto che non si perda ulteriore tempo. In Emilia-Romagna le istituzioni locali si sono attivate rapidamente definendo le linee guida per le attività di uno screening di popolazione ed hanno attivato la campagna già da inizio 2022. La chiamata attiva allo screening è fondamentale, perché intercetta quella popolazione che, non facendo parte delle categorie più a rischio, spesso ignora la possibilità di essere affetta, e quindi portatrice, del virus. Attivare uno screening di popolazione è fondamentale anche perché i programmi di prevenzione sono sempre accompagnati da una campagna informativa capillare, che nel giro di breve tempo arriva alle orecchie di tutti e tutte, creando quindi la consapevolezza che serve. Mi auguro che ora ci sia massima sinergia e collaborazione per far sì che le attività vadano a regime e che ci sia massima adesione da parte delle popolazioni target.”

“Lo screening per l’Epatite C è un banco di prova sfidante per la Regione Emilia-Romagna. Riguarda, infatti, 1 milione 300mila persone circa: i nati dal 1969 al 1989, i soggetti seguiti dai Servizi pubblici per le Dipendenze (SerD), indipendentemente dall’anno di nascita e dalla nazionalità, e i detenuti in carcere. È quindi uno strumento prezioso per individuare le infezioni da Epatite C ancora asintomatiche e misconosciute, il cosiddetto ‘sommerso’ – ha affermato Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la Salute, Regione Emilia-Romagna –. Come Regione, inoltre, proprio per massimizzare il risultato abbiamo puntato sulla semplicità della prestazione, dato che i cittadini saranno avvisati sia attraverso sms che tramite Fasciolo elettronico e l’accesso avviene senza bisogno di prescrizione su ricetta e senza pagamento ticket, anche in occasione di esami ematici già prescritti per altri motivi, durante l’effettuazione del prelievo. Per informare i cittadini, inoltre, è stata predisposta una campagna di co
municazione  specificatamente orientata allo screening. Mi auguro, infine, che presto in tutte le Regioni siano avviati fattivamente gli screening. Come coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni e delle province autonome, ribadisco il mio impegno nel favorire un interscambio costruttivo tra Regioni, che permetta di sfruttare al meglio e in tempi rapidi i fondi stanziati a livello nazionale.”

La prevenzione in Emilia Romagna

In Emilia-Romagna già da anni vengono effettuate attività di prevenzione volte all’emersione del virus dell’HCV. L’emergenza sanitaria legata al Covid ha parzialmente interrotto queste attività, ma dall’inizio di quest’anno sono ripartite.

“L’Emilia-Romagna ha iniziato nel 2014 a trattare i pazienti con Epatite C e, sfruttando i database che ciascuna Unità aveva, sono state curate molte persone. La pandemia inevitabilmente ha provocato uno stop a queste attività, ma grazie all’iniziativa ministeriale è stato possibile riprendere rapidamente le attività di screening e sfruttare l’opportunità di far “emergere” i casi sommersi – ha sottolineato Erica Villa, responsabile del Programma di ricerca sanitaria finalizzata dell’Emilia-Romagna (Fin-RER) sui risultati a medio e lungo termine dei trattamenti dell’HCV, Azienda ospedaliero – universitaria, Modena e Rappresentante AISF –. Come da indicazioni ministeriali abbiamo avviato la campagna di screening sui nati tra il 1969 e il 1989, che ci aspettavamo non fossero in elevata misura positivi; potrebbe essere utile immaginare un allargamento del bacino di screening ai nati tra il 1943 e il 1968, volto ad un incremento nei dati di prevalenza.”

Anche i percorsi di prevenzione dell’HCV già attivi all’interno degli istituti penitenziari e dei SerD in questi ultimi due anni hanno subìto ritardi e battute d’arresto, ma lo stanziamento dei fondi per la campagna di screening nazionale sono stati l’occasione per ripartire con queste attività e per definire le misure da implementare per la campagna sulla popolazione generale.

“I primi mesi di quest’anno sono stati cruciali per l’avvio delle attività di screening HCV nella Regione Emilia-Romagna – ha affermato Giovanna Mattei, direzione generale Cura della persona, Salute e Welfare settore prevenzione collettiva e Sanità pubblica, Regione Emilia -. A partire da febbraio le Aziende sanitarie hanno attivato le fasi test sulla base delle indicazioni fornite a livello regionale, anche se non c’è ancora completa omogeneità nell’implementazione delle strategie di screening. Tuttavia, non mancano esempi virtuosi di applicazione di strategie brillanti. Tra queste, ad esempio, la strategia che prevede di proporre lo screening per HCV il giorno prima della data in cui la persona ha già un prelievo, attraverso l’sms di promemoria dell’esame. Questo consente di non appesantire il sistema dal punto di vista operativo e di favorire l’adesione di molte più persone. L’auspicio è che nei prossimi mesi si riesca a raggiungere omogeneità strategica in tutta la Regione e un’adesione ampia da parte di tutti i setting di popolazione sottoposti a screening.”

Modalità operative

La Regione è tra le prime in Italia ad aver avviato la campagna di screening. A livello generale l’invito avviene o tramite Fascicolo sanitario elettronico oppure tramite sms, ma ci sono alcune realtà in cui lo screening viene proposto abbinato ad altre prestazioni già programmate.

“La campagna di screening per HCV promossa dalla Regione Emilia-Romagna nella coorte di età 1969-1989 è attiva in quasi tutta la Regione ormai da qualche mese – ha affermato Gabriella Verucchi, professoressa associata dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche, università degli studi di Bologna e rappresentante Simit –. I cittadini appartenenti a questa coorte di nascita ricevono attraverso il fascicolo sanitario elettronico e l’invio di un Sme, l’invito a partecipare alla campagna di screening. Nell’invito viene descritta la modalità di accesso, che avviene tramite prenotazione della prestaz
ione HCV Reflex (con prelievo di sangue venoso) senza bisogno di prescrizione su ricetta e senza pagamento di ticket. In caso di esito positivo, il paziente viene preso in carico dal centro specialistico di riferimento, individuato dall’Azienda sanitaria, e viene contattato per fissare una visita specialistica in maniera gratuita. Presso l’area metropolitana di Bologna ed Imola i soggetti sottoposti a screening sono oltre 9.000, all’interno dei quali è stata riscontrata una prevalenza estremamente bassa.”

La serie di Tavole rotonde istituzionali promosse da Ace nel corso del 2021 ha permesso di incontrare molti referenti regionali e di scattare un’istantanea della reale situazione a livello locale. Tuttavia, permangono alcune criticità legate alla temporalità dei fondi stanziati che sono attualmente oggetto di analisi e dibattito nel ciclo Ace-R di incontri 2022.

“La nuova serie di Tavole rotonde istituzionali che ‘Alleanza contro le epatiti’ promuove in diverse regioni italiane ha l’obiettivo di confrontarsi nuovamente con i decisori locali sulla finalizzazione delle fasi istruttorie e sul concreto avvio dello screening a livello regionale – ha ricordato Ivan Gardini, presidente EpaC Onlus –. La Regione Emilia-Romagna è una delle poche che già da qualche mese ha avviato lo screening sui setting di popolazione indicati dal Decreto. L’auspicio, ora, è che anche l’Emilia-Romagna, come annunciato da altre Regioni, possa ampliare lo screening – in ragione delle risorse disponibili – ad altri gruppi ad alta prevalenza come ad esempio, sex workers, homeless, ospiti di comunità di recupero, ecc.. Considerati poi i limiti e i ritardi dovuti dal periodo pandemico e il ristretto periodo di tempo disponibile per terminare lo screening, ritengo sia fondamentale prevedere l’estensione del termine per l’utilizzo dei fondi erogati fino almeno a dicembre 2023. Inoltre, per risolvere definitivamente diverse criticità emerse, credo che una soluzione ottimale potrebbe essere quella di inserire i test diagnostici per l’epatite C gratuiti nei Lea (Livelli essenziali di assistenza).”