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Edizione del 17/05/2022
Estratto da pag. 1
Di Maio, Giorgetti, Delrio, Brunetta... Partiti, scoppia il caso "irregolari" - Affaritaliani.it
Nei partiti "anomalie" i nomi in vista delle prossime elezioni politiche
Gli irregolari. E' la nuova categoria di politici che sta emergendo nell'ultimo anno di legislatura, con le elezioni politiche all'orizzonte e il Palazzo stretto tra la guerra in Ucraina e la coda del Covid. Gli irregolari sono quegli esponenti politici, che ricoprono anche cariche di governo molto importanti, che non sono allineati con la linea politica ufficiale del loro partito. I primi due, partendo dal principale gruppo in Parlamento, sono sicuramente i ministri Luigi Di Maio e Stefano Patuanelli.

Il titolare della Farnesina negli ultimi giorni ha sicuramente cambiato registro, come si è visto al G7 dei ministri degli Esteri in Germania, passando dalle parole d'ordine "armi" e "aiuti militari" (a Kiev) a "confronto" e "dialogo" (con Mosca), ma Di Maio (come Patuanelli) resta un fedelissimo della Nato e della linea ufficiale di sostegno a Zelensky, anche se più vicino a Macron e a Scholz che a Biden e Johnson. Ufficialmente fanno buon viso a cattivo gioco e certamente non si mettono contro Giuseppe Conte e la sua svolta pacifista, anche perché il ministro degli Esteri e quello delle Politiche Agricole hanno bisogno della deroga al secondo mandato per tornare in Parlamento alle prossime elezioni, ma Di Maio e Patuanelli restano strenui sostenitori dell'alleanza con il Partito Democratico e con Enrico Letta.

Sul fronte opposto, spostato ancora più a sinistra, c'è il presidente della Camera Roberto Fico, ancora più pacifista di Conte e vicino alle posizioni della sinistra di Bersani, D'Alema, Speranza ed Errani. Nella Lega il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ormai non parla più di politica ma interviene solo sui dossier del suo dicastero, non condivide certo i dubbi di Salvini sull'invio di armi all'Ucraina e sull'ingresso della Finlandia nella Nato e si conferma il più filo-americano del Carroccio. Come sempre, però, Giorgetti resta sottocoperta, quando non è d'accordo tace e si concentra sui suoi temi. Altro irregolare leghista è il ministro del Turismo Massimo Garavaglia che nei giorni scorsi ha affermato, poi rivedendo le sue dichiarazioni, che all'Italia servono lavoratori stranieri per salvare la stagione turistica. Di fatto l'opposto della politica portata avanti per anni da Via Bellerio.

Tra i Governatori, poi, Luca Zaia e soprattutto Massimiliano Fedriga (assenta alla manifestazione romana della Lega di sabato scorso) sono stati sul tema del Covid sue spine nel fianco di Salvini, talvolta più vicini (soprattutto Fedriga) al Pd e a Speranza che alla linea ufficiale del Carroccio. Sul fronte opposto, sia sulla guerra sia sul Covid, ci sono esponenti come il padre della flat tax Armando Siri, l'ex presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi e il vice segretario ed ex ministro Lorenzo Fontana.

Nel Partito Democratico spiccano, oltre alla linea pacifista di Laura Boldrini, ex presidente della Camera, i distinguo di un pezzo da novanta come Graziano Delrio, ex ministro ed ex "fratello maggiore" di Renzi (come veniva chiamato quando Matteo era segretario e premier). Delrio si è distinto per le sue posizioni critiche sull'invio delle armi contribuendo in qualche modo a far cambiare tono e registro a Letta. Dal lato opposto, iper atlantista e allineato con Biden, spicca il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, leader della minoranza ex renziana di Base Riformista.

In Forza Italia, con Silvio Berlusconi e Antonio Tajani che hanno giurato fedeltà al Centrodestra confermando l'alleanza con Salvini e Meloni, le "anomalie", ovvero gli irregolari, sono i ministri Renato Brunetta (che insiste con la riforma elettorale proporzionale sogna Draghi premier anche dopo le prossime elezioni) e Mara Carfagna, ormai lontani anni luce da Lega e Fratelli d'Italia. Con loro anche il popolare Elio Vito, deputato azzurro di lungo corso. Qualcuno in Forza Italia addirittura sussurra che ormai Brunetta e Carfagna si muovano come entità autonome senza rispondere agli input di Arcore o di Tajani, nonostante la loro presenza all'ultima kermesse
forzista a Roma di un mese fa.

Quanto a Mariastella Gelmini, ministro degli Affari regionali, i beninformati dicono che sicuramente ha subito la nomina della rivale Licia Ronzulli (salviniana doc) a commissario in Lombardia (Gelmini è bresciana e ha sempre considerato la Lombardia un suo feudo), ma spiegano anche che resta comunque in una posizione meno critica e netta di Brunetta e Carfagna e che, alla fine, potrebbe anche rientrare nei ranghi. Perfino in Italia Viva si segnala un irregolare, è il deputato Camillo D'Alessandro, abruzzese, ex Pd che non condivide la linea così netta di Renzi di rottura con Letta e il Nazareno.

Perfino in Fratelli d'Italia, partito granitico dove sono tutti soldatini di Meloni, qualcosa si muove con i rumor che parlano di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, non proprio del tutto in linea con la giovane leader di destra. Il tutto, visto che voteremo al 99.99% con il Rosatellum i collegi elettorali, con il paradosso che gli elettori di tutti i partiti potrebbero trovarsi nel proprio collegio un candidato lontano dalle proprie posizioni.

Un elettore M5S contiano doc può votare Di Maio? Un leghista salviniano duro e puro non ha nulla da dire se si ritrova Giorgetti o Garavaglia? Un Pd di sinistra che fa con Guerini candidato? Un forzista convinto dell'alleanza di Centrodestra può votare Gelmini (o addirittura Brunetta o Carfagna)? Storture della politica post Covid e di guerra e di un sistema elettorale, un terzo di collegi e due terzi di proporzionale con liste bloccate e senza preferenze, che in molti criticano ma che alla fine nessuno cambierà.

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