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Edizione del 14/05/2022
Estratto da pag. 1
Roberto Calderoli si offre ai fotografi con la maglietta per i referendum leghisti sulla giustizia con il pollice alzato, e garantisce: «I malumori interni ve li inventate voi giornalisti». Ma la sala non dà l’impressione di un partito in forma. Eppure, conferma Calderoli, sta per nascere addirittura una terza formazione, “Prima l’italia”, il simbolo è già depositato. È partita così a Roma alla lanterna di Fuksas la convention È l’Italia che vogliamo, organizzata dal coordinatore della Lega Armando Siri. Il segretario della Lega Matteo Salvini è in prima fila, con lui anche il capogruppo Riccardo Molinari. Ma dietro di loro solo poche file di spettatori, e molti sono relatori. Poi trasparenti sedie vuote.
Prima l’Italia. State lanciando il nuovo partito?
Prima l’Italia è un’associazione e un simbolo che vogliamo provare in termini aggregativi anche di altri soggetti, del centro, di liste civiche che possano avvicinarsi. Lo abbiamo provato in Sicilia, a Catanzaro, nelle realtà del Sud.
Ma ha già uno statuto?
Ciascuno fa le cose che ritiene giusto secondo quello che è previsto dalla legge. C’è un atto fondativo e uno statuto che regola la vita associativa. Quando ci sarà la necessità che debba essere pubblicato verrà fatto sugli organi ufficiali e non passando la velina a qualcuno.
Non è già ufficiale visto che è stato depositato?
Per essere riconosciuti come partito e non solo come forma associativa c’è una procedura che non si è ancora realizzata. Può diventare anche un partito, tutto può essere. Vediamo cosa succede dopo le regionali e le amministrative e dopo decideremo.
Intanto però vi state spaccando al vostro interno. La vecchia guardia è insoddisfatta. Ci sono vari malumori.
Per me ve lo inventate voi. Il simbolo è un collaudo, il simbolo della Lega è quello e quello resta.
I malumori non sono solo al Nord. Francesco Zicchieri, parlamentare del Lazio ed ex vice capogruppo se ne è andato via.
Non c’entra niente con il simbolo depositato in Sicilia. Quelli sono altri motivi, non ne ho idea, sono malumori suoi.
I presidente delle Regioni del Nord però non ci sono. Sembra che Siri, l’organizzatore dell’evento non gli piaccia. Non c’è Luca Zaia del Veneto, non c’è Massimiliano Fedriga che è il presidente della conferenza delle Regioni.
Cosa mangia, fiele? Zaia ci sarà in collegamento. Uno lavora anche quando fa il governatore, per fortuna abbiamo la tecnologia che ci aiuta. Attilio Fontana della Lombardia è in presenza, dovrebbe venire pure Donatella Tesei dell’Umbria. Poi è evidente che abbiamo dovuto selezionare degli argomenti. Alcuni più di altri hanno un senso. Se io parlo di autonomia differenziata (tavolo “L’autonomia che vogliamo”, ndr) è evidente che sono più interessate le regioni a statuto speciale.
Lei indossa la maglietta per il referendum sulla giustizia, ma il suo segretario Matteo Salvini non ne parla quasi più. Addirittura è nato il problema delle comunioni che disincentivano la partecipazione.
Se non se ne parla è colpa dei vostri giornalisti. Le comunioni ci sono eccome. Io sono preoccupato dalla chiusura delle scuole e dalla fine delle misure restrittive del Covid-19. Molti vorranno recuperare le non vacanze, ma io vedo i sondaggi che danno al 30 per cento quelli che hanno già deciso di andare. Conto che alla fine ce la facciamo. Anzi sono convinto.
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Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.
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