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Edizione del 07/05/2022
Estratto da pag. 1
L’allarme del presidente di Confindustria Carlo Bonomi: «L’Europa rischia una sfida energetica senza precedenti»
TRIESTERoberto Re è responsabile per l’Europa del gruppo dell’acciaio Metinvest, uno dei maggiori gruppi industriali dell’Ucraina martoriata dalla guerra. Una testimonianza che spiega perchè le conseguenze umanitarie ed economiche della guerra toccano questa regione da vicino. Per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova Metinvest ha fornito alla triestina Fincantieri 18,5 mila tonnellate di acciaio. I suoi prodotti semilavorati sono stati prodotti nello stabilimento Azovstal di Mariupol, la città martire della guerra in Ucraina. Carlo Bonomi, in videocollegamento, e Michelangelo Agrusti durante il forum di Confidustria Alto AdriaticoProvenivano da lì i prodotti laminati della Trametal di San Giorgio di Nogaro e l’acciaio che è servito alla friulana Cimolai per la protezione del sarcofago di Chernobil: «Purtroppo ci stiamo fermando anche in Italia perchè abbiamo utilizzato tutto il materiale disponibile nei nostri siti», racconta Re che partecipa a un forum online di Confindustria Alto Adriatico sull’impatto economico della guerra invitato dal presidente Michelangelo Agrusti. Poi descrive la «resilienza» del popolo ucraino: «Il Paese cerca già di ripartire a livello economico. Metinvest ha ricominciato a produrre in due stabilimenti». Importante è la solidarietà europea: «Il nostro gruppo è pronto a investire nella ricostruzione in Ucraina. Ma questa guerra non finirà senza un embargo totale da parte dell’Europa per tutti i prodotti russi».Leggi ancheFincantieri torna all’era pre-Covid: settore crociere in forte ripresa nel 2023Si apre non a caso con il pezzo inedito dei Pink Floyd Hey Hey Rise Up contro la guerra il forum online di Confindustria Alto Adriatico per ragionare sulle conseguenze economiche del conflitto: «Le nostre aziende si sono subito rese disponibili ad assumere personale ucraino avviando corsi di lingue e di formazione», dice Michelangelo Agrusti.Leggi ancheIl Porto di Monfalcone baricentro della logistica con Zls ancora più opportunitàIl meeting inizia con un intervento registrato di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che da tempo ha lanciato l’allarme sulla tempesta perfetta scatenata dalla guerra, dopo una pandemia, che ha già bruciato il rimbalzo del Pil del 2021 pari al 6,5% con un -02% già a marzo. La guerra in Ucraina, secondo l’analisi di Confindustria, ha già bruciato un punto di Pil. Per uscire da una situazione drammatica gli industriali chiedono misure di sostegno per imprese e famiglie: «In pericolo -dice Bonomi- c’è la competitività del sistema economico. Leggi ancheL’analisi di Sapelli: sarà economia della sopravvivenza. Ci salveranno le piccole e medie impreseL’Europa rischia una sfida energetica senza precedenti. La crisi dell’export di materie prime colpisce settori strategici come la metallurgia. Non possiamo accettare l’economia dei pagamenti del gas in rubli». Il riferimento è al Next Generation Eu, il fondo da 750 miliardi di euro che l'Ue ha finanziato con debito comune. Per Bonomi serve «un tetto europeo al prezzo del gas per evitare i fenomeni speculativi che hanno portato il prezzo dell'energia a livelli ingiustificati». Leggi ancheTrieste, l’addio di Bono a Fincantieri: orgoglioso dei miei 20 anniUna necessità che secondo il leader di Confindustria andrebbe affrontata anche con strumenti straordinari su scala europea come la sospensione straordinaria a tempo dell’Ets (il sistema Ue per lo scambio di quote emissione di gas a effetto serra) che oggi penalizza l'industria italiana più decarbonizzata di altre. Bonomi ricorda il vantaggio della Francia che ha speso 46 miliardi per due nuovi reattori termonucleari per coprire il 27% della produzione nazionale. Poi c’è il blocco dell’export a causa degli aumenti del prezzo delle materie prime e dei costi dell’energia. Il governo, del resto, nelle scorse settimane era già intervenuto per sbloccare la realizzazione di diversi impianti per la produzione di energia rinnovabile. Ma per Bonomi bisogna «accelerare i processi autorizzativi». Leggi ancheUcraina, cambia la rotta dell’acciaio: a Monfalcone la prima nave dal
Brasile, ma servono nuovi spaziPandemia e guerra hanno cambiato i paradigmi della globalizzazione accorciando le catene del valore: «Non si può regalare interi mercati all’egemonia russa e cinese. La politica industriale oggi deve essere più attenta alla sicurezza», sottolinea Federico Rampini, editorialista del Corriere della Sera che ricorda la prossima visita di Draghi a Washington. E poi c’è l’impatto delle sanzioni economiche verso la Russia. Rampini ricorda, dopo la fase delle delocalizzazioni in Cina, il nuovo scenario geopolitico sta spingendo verso il re-reshoring, spostando le attività industriali e manifatturiere da Asia e Oriente a mercati con minore rischio geopolitico: «Tornare indietro sarà un processo difficile, doloroso e lento».Leggi ancheAcciaio, Russia e Ucraina fornivano il 92% delle bramme ai laminatoi italiani: Nordest primo acquirenteMassimiliano Fedriga, presidente della Regione e della Conferenza Stato-Regioni, concorda con Bonomi sulla necessità di «un mercato europeo dell’energia» utilizzando i fondi del Recovery Fund e una politica industriale europea che difenda il nostro sistema economico dalle crisi internazionali: «Siamo stati poco lungimiranti. L’Italia è troppo dipendente dal gas russo. Dobbiamo diversificare le fonti di approvvigionamento anche nelle materie prime e nella componentistica». Fedriga non esclude l’opzione del ritorno all’energia nucleare pulita: «É sbagliato opporsi per motivi ideologici. Noi rischiamo di mettere in ginocchio intere filiere produttive. Nella manovra di assestamento di bilancio la Regione metterà in campo tutte le risorse necessarie». Sullo sfondo le nuove fiammate inflazionistiche e il rischio tassi come ha precisato Alessandro Fontana, direttore del Centro studi di Confindustria che ha spiegato in cifre uno scenario pre-recessivo: «Una stretta monetaria avrebbe effetti molto negativi».
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