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Dir. Resp.
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Edizione del 07/05/2022
Estratto da pag. 1
Meran assolto a Trieste: la reazione di istituzioni e sindacati di Polizia: «Così si riapre una ferita»
TRIESTE «Resta una profonda ferita». L’attuale questore Pietro Ostuni premette: «Sulla sentenza non ho nulla da dire». Ma ammette come resti «vivo il grande dolore per la tragedia vissuta». Dopo la sentenza, tra le istituzioni più direttamente coinvolte, prevale il disorientamento, il silenzio. Il capo della Polizia Lamberto Giannini ha avuto un lungo colloquio telefonico con le famiglie Rotta e Demenego. Un segnale di vicinanza, di condivisione del dolore, di comprensione per la disperazione di un genitore nell’apprendere che chi ha ucciso tuo figlio è stato, formalmente, assolto. Leggi ancheMeran assolto a Trieste, la rabbia della famiglia Demenego scaricata sull’avvocato difensore«Si prende atto della sentenza che si fonda su una valutazione di carattere tecnico- scientifico ma rimane l’enormità della perdita di due ragazzi meravigliosi», è il commento di Giuseppe Petronzi, questore di Trieste all’epoca del duplice omicidio, oggi a capo della Questura di Milano. «No comment», si limita a dire il sindaco Roberto Dipiazza all’esito della sentenza. Ieri pomeriggio, dopo che il pm Federica Riolino aveva formulato la richiesta di assoluzione dell’imputato e i giudici delle Corte d’Assise erano ancora riuniti in camera di consiglio, il primo cittadino era intervenuto su Facebook con un serafico: «In carcere e gettare via le chiavi». Riserva «un abbraccio alle famiglie degli agenti Demenego e Rotta in questa ora di rinnovato dolore» il governatore Massimiliano Fedriga. L’assessore regionale alla Sicurezza Pierpaolo Roberti consegna a un breve post sui suoi canali social la reazione alla sentenza. «Leggi e giustizia non sempre coincidono – scrive –. Sicuramente sarà stata rispettata la legge, ma la giustizia per Pierluigi e Matteo, per le loro famiglie, per la Polizia di Stato, per Trieste, oggi è stata umiliata». Leggi ancheAgenti uccisi a Trieste, dalle perizie all’udienza conclusiva: ecco perché la Corte d’Assise ha deciso per l’assoluzione di MeranDura la reazione dei sindacati di Polizia. «In sostanza – sostiene Valter Mazzetti, segretario generale Fsp Polizia di Stato – per la morte dei “figli delle stelle” non c’è colpevole, non c’è alcuno a cui chiedere conto, non c’è meccanismo che possa lenire la sofferenza, lo sconforto, la paura di chi veste l’uniforme, esce di casa e sa che potrà non farvi ritorno per i più impensabili motivi, in un giorno qualunque, senza adeguate tutele, né prima né dopo la tragedia sempre in agguato». Mazzetti ritiene rimangano ad «aleggiare troppe variabili e troppe incertezze, perizie contrastanti, immagini atroci di qualcuno che consapevolmente spara, scappa, si nasconde, poi si arrende quando non ha più chance». Si dichiara «amareggiato e stupefatto il segretario del Coisp Domenico Pianese, sottolineando che «mai come oggi i poliziotti, che sono sempre dalla parte della giustizia, si sentono abbandonati e delusi». Leggi anchePoliziotti uccisi in Questura a Trieste, Augusto Meran è stato assolto: «Fatto commesso da una persona non imputabile»Per il segretario provinciale del Sap Lorenzo Tamaro, «la decisione di riconoscere la totale infermità mentale di Meran e quindi di sottrarlo a un giusto processo penale ci turba profondamente e riapre una ferita in realtà mai chiusa». Tamaro sottolinea come nessuno abbia mai «voluto vendetta, né gli operatori di Polizia, né le famiglie delle vittime, né i “sopravvissuti” a quella vicenda, né i cittadini di Trieste. Da parte di tutti – conclude il sindacalista del Sap – e anche dai massimi rappresentanti delle istituzioni chiedevano semplicemente giustizia. Tutti la pretendevamo ».—
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