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Edizione del 06/05/2022
Estratto da pag. 1
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“L’esperienza del post terremoto del Friuli è un esempio internazionale di comunità che ha saputo ricostruirsi e ricostruire, una capacità che è stata confermata anche durante la pandemia: a 46 anni da quegli eventi oggi non c’è soltanto il doveroso ricordo delle vite spezzate nella distruzione dei paesi ma anche la prospettiva che vede una comunità in grado di fare tesoro dei suoi valori, l’orgoglio è concreto, presente, è quella forza che permette di mettersi sempre in discussione, rimboccarsi le maniche, piangere poco e lavorare tanto”.
È il concetto espresso dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga nel corso della cerimonia in occasione del quarantaseiesimo anniversario del terremoto che il 6 maggio del 1976 colpì il Friuli.
Nel gremito duomo di Santa Maria Assunta l’arciprete Valentino Costante ha celebrato la Santa Messa in memoria di tutte le vittime del sisma, rimarcando nell’omelia che gran parte del merito della ricostruzione è stata l’unità dell’intero popolo friulano. La capacità delle comunità e delle istituzioni sono state fondamentali, ma le principali artefici della ricostruzione – ha sottolineato l’arciprete – sono state le famiglie, che hanno assunto la responsabilità di ricostruire le proprie case e tenere salda la comunità.
Un valore, questo, ripreso nell’intervento del governatore, che ha osservato come gli eccellenti risultati odierni del Friuli Venezia Giulia siano frutto dell’intera regione – delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese, degli amministratori locali, dei volontari, del personale sanitario -, protagonisti che sono riusciti a dare una prospettiva alla regione anche nella difficoltà.
Alla commemorazione hanno preso parte anche il sindaco Roberto Revelant, il vicegovernatore Riccardo Riccardi, l’assessore regionale alle Finanze Barbara Zilli e il vicepresidente del Consiglio regionale Stefano Mazzolini.
Per Riccardi quella del 6 maggio è una ricorrenza a cui è impossibile mancare e che è giusto legare anche al ricordo del commissario straordinario Giuseppe Zamberletti. Dentro questa giornata, ha osservato a margine della cerimonia, c’è un pezzo di storia di questa terra, le vicende delle famiglie e delle persone che sono tragicamente mancate e quel modello Friuli che tutti invidiano ancora.
La gemonese Barbara Zilli, che nel tardo pomeriggio aveva preso parte alla cerimonia per l’anniversario a Montenars, ha invece voluto ricordare come in quei mesi tragici il mondo intero si strinse attorno alle popolazioni in ginocchio, fin dai primi giorni dell’emergenza. Mille morti non si devono dimenticare, ma nemmeno come dalla volontà reciproca di collaborare e di darsi una mano sia nato un Friuli diverso e pronto a ricominciare tutto. Quel senso di comunità deve ispirare oggi soprattutto le giovani generazioni, ha osservato l’assessore.
I quattrocento rintocchi delle campane che ricordano le vittime gemonesi hanno accompagnato la processione verso il cimitero, con il corteo delle autorità preceduto dal gonfalone del Comune e della Protezione civile.