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Edizione del 04/05/2022
Estratto da pag. 1
L’arroganza politica di Meloni e la resa dei conti nel centrodestra
Per il centrodestra questa è una settimana decisiva. Il vertice, che si terrà nel fine settimana tra Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, certificherà la morte cerebrale della coalizione o una rianimazione in extremis.  Non si tratta solo di decidere (e non è poco) se correre divisi a Palermo e Messina con candidati sindaco contrapposti. Ipotesi che farebbe delle due città siciliane, in cui si vota tra poco più di un mese, il banco di prova di quello che potrebbe succedere alle politiche del 2023. Nell’imminente incontro i tre leader dovranno decidere se ci sono ancora le condizioni per rimanere insieme sulla base di quelle regole invocate da Giorgia Meloni alla conferenza programmatica di Milano. «Stabilire se si sta da questa parte – ha detto Meloni alzando la mano destra come nei giuramenti che si fanno nei tribunali – o da quest’altra», ovvero l’attuale maggioranza con il Partito democratico e i Cinquestelle. Salvini ha sempre giurato sul centrodestra, tranne poi fare il Conte 1 e adesso sostenere Mario Draghi. Berlusconi è sempre stato aperto a soluzioni politiche multiple e svariate. Tra l’altro, Fratelli d’Italia nasce proprio nel 2011, quando il Cavaliere decise di appoggiare il governo Monti. Che ora Meloni riesca a inchiodare Matteo e Silvio alla sua coerenza bipolare sembra un’impresa ai confini della fantasia. Lei però ha fatto sapere di essere pronta pure a correre da sola a Palermo, e anche alle regionali siciliane in autunno e alle Politiche. «Volete fare la legge proporzionale? Vedremo chi sarà il primo partito. Volete aggiungere al proporzionale il premio di maggioranza? Bene, vedremo chi se lo prende». Così ragiona Meloni. «Se dalle urne FdI dovesse risultare in testa alla classifica, il capo dello stato dovrebbe affidare a Giorgia il primo giro di consultazioni per formare il nuovo governo»: questo fanno notare nelle stanze di Fratelli d’Italia, dove tracima entusiasmo e sicurezza, che invece i leghisti e i forzisti definiscono come «arroganza».Non è piaciuto che alla conferenza milanese abbiano sbarrato la porta ai presunti alleati, che Ignazio La Russa abbia detto in un’intervista al Corriere della Sera che Salvini ha chiesto di esserci come quelli che si imbucano alle feste, come se Meloni andasse a Pontida. Non è piaciuto che Meloni abbia affermato di essere pronta a ballare da sola, con qualunque legge elettorale. «Per la verità – ci spiega lo stesso La Russa – Giorgia ha detto che siamo pronti a correre da soli se saremo costretti a farlo. Sicuramente FdI sarà l’unico partito che moltiplicherà di molto i suoi parlamentari. Con qualunque legge elettorale. Così non possono dire gli altri sia a sinistra sia nel centrodestra».La tentazione di Salvini e di Berlusconi di mollare Meloni al suo destino solitario è forte. La considerano presuntuosa. Sostengono che si sia montata la testa. Per isolarla, potrebbero accettare le avance di Enrico Letta, adesso propenso a un sistema elettorale di tipo proporzionale.Lei accetta la sfida, sapendo qualcosa che non tutti sanno. Nel suo partito c’è chi racconta un’indiscrezione gustosa: il Pd le ha fatto sapere di non essere disposto a cambiare le regole elettorali senza l’ok di Meloni. In sostanza non basterebbe che fossero d’accordo tutti gli altri, Salvini e Berlusconi compresi. Così il vertice verrà giocato con alcune carte coperte e altre già girate sul tavolo, come la ricandidatura del governatore Nello Musumeci alle Regionali siciliane d’autunno. Inoltre Meloni vuole una scelta irreversibile del centrodestra: alle Politiche si vince e si perde insieme. Insieme al governo o all’opposizione. A Berlusconi e Salvini chiede una prova di coerenza, a partire dai prossimi giorni, su quella che definisce «la madre di tutte le riforme costituzionali», ovvero il presidenzialismo. Il 10 maggio inizierà nell’aula della Camera la discussione della proposta di legge di cui Meloni è prima firmataria. «Finalmente gli italiani sapranno dal voto del Parlamento chi davvero vuole che siano i cittadini a scegliere il capo dello Stato e chi invece ha mentito
».È un ultimatum alla vigilia di un incontro nel quale Meloni arriva forte dei sondaggi che la danno in testa. L’ultimo di Swg fotografa questa classifica: FdI 22, Pd 21,6, Lega 15,8, M5S 15,8, FI 8. Ma è proprio questo atteggiamento considerato arrogante che il leader leghista e il Cavaliere non sopportano. La verità è che non si rassegnano al fatto che la «Calimera», come Meloni veniva chiamata nel movimento giovanile di Alleanza Nazionale, abbia portato un partitino, che nel 2013 prese il 2 per cento, a essere un partitone a cifra doppia. «Sono tutti invidiosi – sostiene Guido Crosetto – e faranno qualsiasi cosa per non averla a Palazzo Chigi». «In alcuni ambienti di Forza Italia e della Lega – aggiunge La Russa – pensano che noi siamo come l’intendenza, che alla fine segue sempre gli ordini degli altri. Ci accusano di essere divisivi, ci ricordano che in passato Berlusconi ha esercitato sempre la sua leadership per unire, ma vogliamo fare l’elenco di quante persone hanno abbandonato il Pdl e Fi? Ci dicono che dobbiamo essere generosi, come lo fu Berlusconi. Anche Giorgia lo sarà… quando diventerà premier. Intanto – conclude La Russa – lei è l’unica nella storia politica che è riuscita a far coincidere il suo gradimento personale tra gli italiani alle percentuali di Fratelli d’Italia». Le coalizioni si sfasciano e di Cose nuove ancora nemmeno l’ombra. Mentre l’Italia, insieme all’Occidente, sta vivendo ancora una volta un’ora buia.Condividi:Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)