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Dir. Resp.
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Edizione del 30/04/2022
Estratto da pag. 1
Pastori civili e senza Coldiretti: un miracolo
Uno spazio dedicato alla politica, alla cultura, alla libertà.
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Ma vuoi vedere che lentamente il bene trionfa?Avevamo già dato notizia del documento con cui un gruppo di pastori, con a fianco – con tutta evidenza – tecnici qualificati, avevano segnalato la grave mancanza nella nuova Pac di misure per il settore ovi-caprino. L’errore, se così lo si vuole chiamare, era dovuto all’assenza colpevole della Regione ai tavoli di partenariato e, soprattutto, in sede di conferenza delle Regioni.

La novità è che un gruppo di pastori, senza versare il latte per strada, senza danneggiare nessuno, ma solo scrivendo un documento ricco di intelligenza e di buon senso, è riuscito a farsi ricevere dal ministro dell’Agricoltura. Ad accompagnarli, secondo un vecchissimo schema, non c’era la Coldiretti.

Fermiamoci un attimo. È presto per dire se i movimenti dei pastori sardi hanno realmente abbandonato la strada eversiva del menare le mani per ottenere risultati. È presto per dire se davvero si è di fronte a una innovazione dei metodi della partecipazione politica di un settore importante dell’economia e della società sarda che ha sempre attratto gli estremisti – come ai tempi del terrorismo – perché è un settore dove non mancano le persone determinate e ardite fino all’incoscienza. Ma è anche vero che la novità va registrata: contenuti e metodi della proposta sono fondati, corretti e correttamente espressi. Adesso il problema è non far finta di niente, non umiliare lo sforzo, perché diversamente quelli che non apprezzano i ragionamenti e la cultura, quelli che semplificano tutto in una scontro di forze, inevitabilmente riprenderebbero il sopravvento.

Poi c’è la Coldiretti e la politica delle mobilitazioni con camioncino per ottenere milioni di euro per il settore. Paradossalmente, la Coldiretti, con questi metodi (far salire il politico di turno sul camioncino, proteggendolo dalla folla inquieta a patto che prometta denaro per tutti) ha una moneta più semplice e popolare, ma nociva, di quella dei bravi pastori di cui sopra, e dunque potrebbe reagire alla perdita di leadership imbarbarendosi, sebbene sia frenata, in questo senso, dalla redditività del camioncino e dall’abbraccio mortale col Psd’az di Solinas, condito con l’ipotesi di una candidatura alle regionali di una figura apicale in maglietta gialla.

È in questo scenario che servirebbe una seria politica per l’agricoltura sarda, un’alternativa alla gara a chi ottiene più sussidi. Di questo l’opposizione non si sta occupando, non esiste una politica agricola del centrosinistra e del mondo dell’indipendentismo democratico (l’indipendentismo settario non ha proposte per definizione, ha sentenze inappellabili). È questo il segno di una certa pigrizia della Sinistra che si sta registrando in questa legislatura, un certo senso di abbandono, di carenza di energie vitali, di salottismo pigro, della politica ridotta a consulentismo e amministrativismo. Ci sono troppi consiglieri regionali che parlano come segretari comunali in erba: zero neuroni impegnati a concepire visioni e strategie di ampio respiro, e altissima competenza di codicilli e codicini a funzione perizomata, cioè usati per nascondere con un filo di competenza il vasto e chiappato vuoto di idee e di entusiasmi. Svegliatevi. Via i perizomi. Liberate il cervello.