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Edizione del 26/04/2022
Estratto da pag. 1
«Toma? Quando Forza Italia lo proporrà valuteremo...» | PrimoPiano Molise
«Che il presidente Toma voglia riproporsi è legittimo. Ma credo che debba compiere prima di tutto le verifiche interne al suo partito. Quando Forza Italia ci dirà ufficialmente che il suo nome per la leadership nel 2023 è quello di Toma noi valuteremo. Finora non ho mai sentito Forza Italia ipotizzare questo, né ho sentito gli assessori esprimersi in tal senso». Non le manda esattamente a dire Filoteo Di Sandro, coordinatore di Fratelli d’Italia, dopo le dichiarazioni rilasciate dal governatore Donato Toma a Primo Piano.

Entro giugno, ha detto il presidente uscente, il centrodestra deve far sapere ai molisani come intende continuare, con quale leader e con quale squadra vuole presentarsi alle regionali del 2023. Punta al secondo mandato, lo ha ufficializzato con decisione, perché vuole completare il lavoro intrapreso. Ma dai vertici del partito di Giorgia Meloni (e dalla Lega come si legge dall’intervista all’avvocato Marone in pagina), la risposta è un muro. Come nel volley: la palla viene respinta nel campo di Forza Italia. Anzi, Di Sandro dice di più. «Per quanto riguarda noi, abbiamo un coordinamento regionale a cui sottoporrò alcune cose. E abbiamo due o tre nomi di candidati spendibili da mettere sul tavolo del centrodestra». Anche quello dell’ex presidente Michele Iorio. «Iorio – conferma Di Sandro – è iscritto a Fratelli d’Italia e ha espresso la volontà di essere candidato. Per cui il partito farà le sue valutazioni e proporrà i suoi nomi al tavolo nazionale». Perché, sottolinea l’ex assessore regionale, è Roma che in definitiva ha l’ultima parola, considerando che per le regionali si voterà anche in Lazio e Lombardia, che ci saranno anche le politiche e che quindi l’incastro delle caselle sarà definito a livello nazionale.

Muro, dunque. E probabilmente Toma se lo aspettava. FdI ha due anime a Palazzo D’Aimmo: l’assessore Pallante, fedele alla linea del governatore, e Iorio e Romagnuolo che invece sono spesso in dissenso. Un dissenso che Di Sandro condivide. «In quattro anni Toma non ha mai parlato con me. Dice di avere colloqui e dialoghi coi vertici nazionali? Bene, allora perché adesso vuole che mi esprima io? Immagino poi che si riferisca a me quando parla di veti che arrivano da chi ha interessi personali. Ma perché quando parla degli interessi degli altri li qualifica come personali e invece quando parla dei suoi si descrive quasi come il salvatore della Patria? I miei interessi sono politici e di partito», scandisce Di Sandro. Il riferimento è al no di FdI all’abolizione della surroga che ha mandato a casa l’ex consigliere Scarabeo (eletto con gli azzurri ma poi ha aderito al partito di Meloni). Inoltre, Di Sandro è il primo dei non eletti della lista del 2018. Nella prima parte della legislatura, Pallante era sottosegretario, è diventato assessore in seguito all’abrogazione della surroga. «Nella mia battaglia contro la cancellazione della surroga non c’è nulla di personale, lo dissi tempo fa: rinuncio a fare il consigliere regionale se questo è il problema».

Pur se mediato e a distanza, il confronto è serrato e i nodi non sono stati affatto sciolti. «Il presidente Toma – conclude Di Sandro – può dettare tempi e modalità alla maggioranza del Consiglio, agli eletti. Ma non ai partiti. Fratelli d’Italia parla con i rappresentanti delle altre forze politiche del centrodestra. Ripeto: quando Forza Italia ci dirà che il candidato è lui, prenderemo tempo e valuteremo».

r.i.

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