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Edizione del 26/04/2022
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Intervista a Rocco Palese: «Sanità, così lo Stato non ci aiuta. Cambiare i parametri per i fondi»
L’assessore regionale illustra le strategie mirate a recuperare terreno: «Alla Puglia da Roma appena 50 milioni»
politica

Mezzogiorno, 26 aprile 2022 - 09:07

Intervista a Rocco Palese: «Sanità, così lo Stato non ci aiuta. Cambiare i parametri per i fondi»

L’assessore regionale illustra le strategie mirate a recuperare terreno: «Alla Puglia da Roma appena 50 milioni»

di Francesco Strippoli

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Ogni giorno un’emergenza: l’ultima ha riguardato un bambino con i sintomi che sembravano denunciare una di quelle epatiti che stanno preoccupando il sistema sanitario. «È un’infiammazione alla colecisti ma siamo stati col fiato sospeso» dice l’assessore alla salute Rocco Palese. Oltre agli ospedali, lo preoccupano i conti e la diminuzione dei trasferimenti dello Stato: 100 milioni in meno alla Puglia a causa del decremento di popolazione. E c’è ancora il covid a fare paura.

Ci spiega perché?

«Negli ultimi due anni i sistemi sanitari di tutto il mondo hanno avuto un unico “governatore”: il virus. Tutti si sono dovuti adeguare alle ondate pandemiche in maniera costante e progressiva».

Questo ‘governatore’ continua a dettare legge?

«Sì, il virus continua a governare il mondo: in maniera diseguale, a seconda delle latitudini, delle condizioni dei sistemi sanitari e del meteo (il freddo è alleato del virus). In questo momento preoccupano l’Australia e Shangai».

In Italia abbiamo detto basta all’emergenza. Un errore?

«No. L’allentamento è stato possibile perché siamo più protetti dalle vaccinazioni. Lo stesso decreto legge 24 che stabilisce la fine dell’emergenza avverte però che possono essere emanate ordinanze per ripristinare misure drastiche per la tutela della salute pubblica. Per questo dico: attenzione e poi ancora attenzione».

Cosa la preoccupa?

«I vaccini ci tutelano per 4-5 mesi, poi la protezione cala. È estremamente importante che riprenda una campagna di convincimento sulla quarta dose. Va somministrata a trapiantati, malati oncologici, portatori di malattie rare, immunodepressi. Inoltre il ministero raccomanda che la facciano gli ultra 80enni: dopo 120 giorni dall’ultima iniezione oppure dall’infezione, se hanno avuto il covid. Bisogna continuare a vaccinare: tutti i centri sono aperti, seppure con meno personale. Ovunque ci si può presentare senza prenotazione».

Lei si dice spesso preoccupato delle questioni finanziarie: per quale ragione?

«La sanità italiana è stata destrutturata dal virus. Da un giorno all’altro, nel marzo 2020, abbiamo dovuto riconvertire al covid migliaia di posti letto e aprirne a centinaia nelle terapie intensive. Per non dire del riadattamento dei Pronto soccorso, con la distinzione tra sporco e pulito (a rischio contaminazione oppure no, ndr)».

Questo cosa ha provocato?

«Un impatto enorme: in Puglia più di 300mila prestazioni sanitarie non covid sono state rimandate e sono andate a sommarsi alle liste d’attesa per così dire ordinarie. Come le altre regioni, anche noi abbiamo predisposto un piano di smaltimento. Abbiamo ottenuto un sostegno dallo Stato pari a 50 milioni, ma non è sufficiente. Il presidente Emiliano ha portato la questione in conferenza Stato Regioni: occorre un finanziamento specifico per affrontare la situazione, altrimenti ingestibile. Il governo dovrebbe prevedere uno stanziamento di almeno 2 miliardi».

Quanto toccherebbe alla Puglia?

«Circa il 7%, diciamo 140 milioni, oltre i 50 di cui prima: da dare gli ospedali pubblici e, solo per l’alta complessità, ai privati convenzionati. Ma non basta: occorre pure una norma che consenta di derogare alle regole ordinarie sul lavoro straordinario dei medici e sulle cosiddette prestazioni aggiuntive. Dobbiamo lasciar liberi i camici bianchi di lavorare di più se lo desiderano».

Lei aveva sostenuto la necessità di un intervento del governo anche per venire incontro al deficit: per la Puglia, sono 255 milioni.

«Siamo nello stesso contesto. Il covid da un lato ha fatto aumentare necessità s
traordinarie e ha fatto crescere le prestazioni da rinviare, dall’altro ha impedito la produzione (i servizi erogati) che viene remunerata con il sistema dei Drg. Una tempesta perfetta. Alla quale si aggiunge pure la diminuzione della popolazione: con una popolazione scesa di 75 mila residenti incassiamo cento milioni in meno dal fondo sanitario ogni anno. Certo, si potrebbero mettere in atto politiche per la famiglia per avere più bambini, ma è un effetto che vedremmo tra diversi anni. Mentre la decurtazione di 100 milioni arriverà puntuale ogni anno ed è già cominciata».

Meno popolazione, meno servizi, meno spese. Non dovrebbe essere così?

«Solo in astratto, in realtà non è così. Occorre tempo per adeguarsi allo schema che lei dice. Ma che facciamo ora? Tagliamo un ospedale perché la popolazione è calata di 75mila abitanti? Non si può, i parametri vanno mantenuti. La Puglia, se posso dire così, è vittima due volte».

Cosa intende dire?

«Il Fondo sanitario viene suddiviso con il criterio della “quota pesata”: in base ai residenti però premiando le Regioni con residenti più anziani (e più costosi). La Puglia ha sempre avuto una popolazione più giovane. Ora si aggiunge il calo dei residenti».

Cosa può fare la Puglia?

«Anche qui Emiliano sta cercando di portare la questione a Roma nella discussione sul riparto del Fondo sanitario del 2022. Noi chiediamo di rivedere i criteri di riparto (questione annosa) oppure l’istituzione di un fondo perequativo che contenga gli effetti di questo dato imprevisto rappresentato dal calo della popolazione».

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26 aprile 2022 | 09:07

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