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Dir. Resp.
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Edizione del 26/04/2022
Estratto da pag. 1
Pnrr e fondi Ue Saranno spesi 150 miliardi sui 220 totali
L’Italia non riuscirà a spendere tutti i fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questa la conclusione cui giunge l’ultimo libro di Alan Friedman, Il prezzo del futuro (La Nave di Teseo), che esce oggi e sarà presentato a Milano giovedì alle 18.30 al Teatro Franco Parenti. Una conclusione suffragata dalle risposte a un questionario cui hanno accettato di rispondere, e non in forma anonima, 31 personaggi di primo piano del mondo della politica e dell’economia, compresi tre ministri (Brunetta, Cingolani e Colao), tre ex presidenti del Consiglio (Prodi, Letta e Renzi), economisti, manager, sindacalisti.

L’87% del campione ritiene che i 220 miliardi di euro messi a disposizione dell’Italia fino al 2026 (compresi i 30 miliardi di risorse nazionali) saranno spesi in parte e solo il 13% pensa che verranno spesi completamente. La maggioranza dice che in tutto saranno investiti circa 150 miliardi in 5 anni, cioè i due terzi del potenziale. E anche Friedman la pensa così. «Non si spenderà il 100% perché il governo Draghi durerà al massimo fino alle prossime elezioni, tra un anno. E per il dopo è legittimo essere preoccupati. Probabilmente ci sarà un governo di coalizione dove sarà difficile avere lo stesso livello di serietà e competenza». Considerazioni analoghe emergono dal campione degli opinion leader. Che infatti mette al primo posto tra i rischi che corre l’Italia l’«instabilità politica» (31%).

Al secondo posto, invece, l’«incapacità di spesa degli enti locali». Un problema importante, sottolinea Friedman, tanto è vero che nel questionario sia da destra (Massimiliano Fedriga) sia da sinistra (Elly Schlein) «emerge la richiesta di un coordinamento adeguato tra centro e periferia», altrimenti il rischio, continua l’autore, è che «a spendere saranno soprattutto le regioni del Centro-Nord» mentre il Sud resterà indietro.

Alla fine, comunque, Friedman non è pessimista: «Certo, con la testa da americano, dovrei dire che spendere il 60-70% del previsto è un disastro. Ma, dopo tanti anni passati in Italia, e considerando che questo Paese è abituato a spendere, quando va bene, la metà delle risorse europee, sono portato a dire che spendere 150 miliardi sarebbe un trionfo, una cosa senza precedenti». Solo che, conclude l’autore, ci vorrebbe anche «un cambiamento culturale». Come mostrano le indagini di Nando Pagnoncelli, «che mi ha molto aiutato in questo lavoro, circa un quinto delle persone hanno smesso di sognare, sono rassegnate». E invece bisogna crederci. Nonostante tutto. Compresa la guerra in Ucraina, che taglierà il Pil nel 2022: «Sono più in linea con il Fondo monetario, che stima un +2,3% che con il Def del governo (+3,1%). Sarebbe già un ottimo risultato arrivare al 2,5%».