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Edizione del 21/04/2022
Estratto da pag. 1
La "Questione Medica", Speranza e Fedriga all`ascolto di ordini e sindacati
L''evento Fnomceo ha visto la presenza di tutte le sigle sindacali, federazioni, Enpam e società scientifiche. Sono 20 i punti esposti da risolvere con urgenza per tornare a permettere al personale medico di amare la propria professione
L’evento Fnomceo ha visto la presenza di tutte le sigle sindacali, federazioni, Enpam e società scientifiche. Sono 20 i punti esposti da risolvere con urgenza per tornare a permettere al personale medico di amare la propria professione. La soluzione di Speranza vede un approccio straordinario verso gli specializzandi

Più risorse, più personale, condizioni e stipendi migliori, protezione assicurata e formazione tempestiva. Sono alcune delle tematiche urgenti che vanno a comporre la cosiddetta “questione medica”, che punta a discutere le necessità per una rivalutazione del ruolo dei professionisti sanitari nel servizio sanitario e nella società. Quella questione che è stata l’oggetto principale della Conferenza nazionale organizzata dalla Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri, alla presenza del ministro della Salute Roberto Speranza e del Presidente della conferenza delle Regioni e Province autonome Massimiliano Fedriga.

All’evento erano presenti tutte le organizzazioni sindacali, le federazioni e le società scientifiche, con l’intervento anche del presidente ENPAM Alberto Oliveti. Nella cornice dello splendido teatro Argentina di Roma si sono svolte cinque ore di discussioni proficue, confronti attenti e condivisioni di idee sulla condizione che il personale medico italiano, pubblico e privato, si trova ad affrontare dopo due anni di pandemia. Venti in totale i punti sottolineati dai rappresentanti della categoria medica.

Tra questi l’invito ad aumentare l’attrattiva delle borse di formazione in medicina generale, la necessità di definire le risorse economiche per i rinnovi di Contratto collettivo nazionale di lavoro e Accordo collettivo nazionale, e del Fondo per la specialistica accreditata. Ancora prevedere accordi contrattuali omogenei per pubblico e privato con equiparazione dei titoli di carriera. Riconoscere la condizione di lavoro usurante per i lavoratori di 118 e Pronto soccorso e favorire un incremento del fondo specifico per la valorizzazione delle competenze. La deburocratizzazione dell’atto medico, semplificando le procedure. L’assicurazione di condizioni buone e sicuro sul posto di lavoro e nel risk management. Una piena luce sulla condizione femminile nei contratti e nella professione. L’integrazione effettiva di risorse e attore della sanità.

Nei due report sulla condizione della professione, l’uno presentato dal presidente GIMBE Antonino Cartabellotta e l’altra dall’Istituto Piepoli, emerge un personale stanco e provato, che soffre il burnout (al 75% per chi lavora nel territorio) e nella maggior parte dei casi da inizio emergenza non ha potuto usufruire o ha potuto farlo in maniera ridotta delle proprie ferie. «Noi amiamo questa professione – ha detto nel suo discorso il presidente FNOMCeO Filippo Anelli – chiediamo solo di poterla esercitare con l’entusiasmo di chi inizia». Di fronte a queste richiesta la risposta politica è stata di ringraziamento e buoni propositi.

Dal presidente Fedriga un impegno per il territorio: «Penso che il sistema dei territori abbia retto rispetto a una pandemia con un virus che nessuno conosceva, con risposte incerte. Il sistema è riuscito a mettere a disposizione mezzi rapidissimi che se fosse stato un sistema centralistico non sarebbe stato in grado di erogare. Errori ci sono stati, ma dati dall’incertezza di quello che stavamo affrontando come ci sono stati in tutto il mondo. La pandemia ha dimostrato che rinforzare i sistemi di sanità regionale significa rafforzare il diritto alla salute dei cittadini».

A chiudere i lavori la riflessione del ministro Speranza, attento ascoltatore di tutti gli interventi: «Le risorse sono il primo punto fondamentale: quando sono diventato ministro a settembre 2019 sul fondo sanitario nazionale c’erano 114 miliardi di euro e si metteva mediamente 1 miliardo all’anno. Oggi la Legge di Bilancio ne vede 124 miliardi a regime, 126 anni prossimo e 128 tra due anni. Dopo molti anni la curva ha iniziato a salire, con un salto di 10 miliardi in tre leggi di b
ilancio. Senza la pandemia probabilmente le risorse non sarebbero state così tante, alcune volte nella vita la storia cambia i rapporti di forza. Quest’anno per la prima volta noi mettiamo in campo un fondo salute di 625 milioni di euro da investire su medicina di genere, screening oncologici, salute mentale e consultori in Meridione. Le risorse comunque non bastano perché dovremmo batterci ma la direzione di marcia deve essere questa».

«Si finanziavano 5 o 6mila borse all’anno, 13.400 ora. Con Cristiana Messa 17.400 borse. L’anno scorso abbiamo messo il triplo delle borse. Il problema ora è gestire i prossimi due o tre anni, una soluzione straordinaria con utilizzo degli specializzandi che andrà rafforzato. Tendo a dire che formazione e lavoro sono due cose diverse, ma in emergenza questo servirà. L’mbuto formativo non esiste più ora, abbiamo finanziato le borse dovute e ci consentirà di gestire tutto nei prossimi anni»

 

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