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Edizione del 21/04/2022
Estratto da pag. 1
L'Oms ha da poco confermato un aumento del 25 per cento di casi di depressione ed ansia nel primo anno di Covid in tutto il mondo. Anche in Italia è stata registrata una crescita di casi e un peggioramento dei sintomi di questi disturbi durante il lockdown. E questo è solo l'inizio. Eppure, la salute mentale non è stata neanche menzionata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo (PNRR) in un momento in cui la crescita di patologie psichiatriche gravi è in aumento.
La denuncia arriva dal Coordinamento nazionale dei Direttori dei DSM italiani, che si sono riuniti a Roma in rappresentanza di 25.000 operatori tra psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, neuropsichiatri infantili e dell'adolescenza, terapisti della riabilitazione psichiatrica. Ma dal Coordinamento arrivano anche proposte per migliorare la situazione: un coinvolgimento diretto nelle azioni previste dal PNRR, allocazione di risorse adeguate e modifica dell'organizzazione delle strutture che devono diventare inclusive, perché i problemi di oggi sono quelli della comorbidità, la compresenza di disturbi differenti in una stessa persona suggerisce la necessità di collaborare tra esperti di diversi campi della salute.
Adolescenti, la pandemia ha raddoppiato i casi di depressione
di
Valeria Pini
26 Gennaio 2022
Questi i punti fondamentali secondo Giuseppe Ducci, psichiatra e psicoterapeuta, portavoce del Coordinamento nazionale dei Direttori dei DSM italiani e direttore del Dipartimento di Salute Mentale della ASL Roma 1.
Gli stanziamenti
Nessun fondo è previsto per la salute mentale nel PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza), che destina i 15,63 miliardi a innovazione tecnologica e digitalizzazione dell'Servizio sanitario nazionale. "È gravissimo che un Piano che punta allo sviluppo della medicina territoriale ignori la salute mentale che, da sempre, è l'unico elemento di continuità ospedale-territorio in Italia", afferma Ducci.
Ben vengano le strutture all'avanguardia, servizi digitali e tecnologici ma attenzione perché potrebbero essere del tutto inutili se non c'è chi ci possa lavorare. Il rischio è che per rendere operativo il "nuovo" si attinga agli operatori già impegnati nei DSM, afflitti da anni da una riduzione grave di personale, soprattutto di medici. Stiamo parlando di circa undicimila operatori in meno rispetto allo standard di almeno uno ogni 1500 abitanti, previsto dal Progetto Obbiettivo 1998 -2000.
L'effetto della pandemia sulla salute mentale: in 100mila hanno rinunciato alle cure
di
Massimo Cozza
11 Aprile 2022
La Conferenza Stato Regioni ha fissato al 5 per cento la quota destinata alla salute mentale del Fondo sanitario nazionale, che per il 2022 è di 122 miliardi di euro, ma in realtà la media di stanziamento effettivo dalle Regioni è di circa il 3,3 per cento. Al rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale sono stati destinati 60 milioni che comprendono però i 30 milioni per il voucher psicologico, rivolto ai professionisti privati, che si trasforma al massimo a 600 euro a paziente, troppo poco per portare a termine una terapia. Inoltre, aggiunge Ducci: "Un intervento privato non è una prospettiva di psicologia di comunità, di cui avremmo grande bisogno". Soldi sprecati, verrebbe da dire.
Covid, se non aiutiamo i ragazzi la quinta ondata sarà quella dei disturbi psichici
di
Giuseppe Lavenia
11 Febbraio 2022
Il disagio psichico
L'aumento di problematiche relative alla sfera mentale portato dalla pandemia ha coinvolto in maniera pesante anche le fasce di popolazione più giovane, con un aumento del 30 per cento di disregolazione emotivo-affettiva tra gli adolescenti. Questo significa autolesionismo, cutting, idee suicidarie, depressione, uso di sostanze, e una crescita del 70 per cento di disturbi del comportamento alimentare nei minori. E ancora introversione, hikikomori, p
erdita funzionamento scolastico.
"Il Covid ha portato anche effetti sul piano cognitivo, chi ha fatto la Dad ha, ad esempio, un gap rispetto a chi ha frequentato la scuola in presenza, non solo un ritardo nelle competenze scolastiche ma anche in quelle sociali, ben più importanti", aggiunge. "Un altro problema forte e sottovalutato è quello dell'aumento del consumo degli stupefacenti. Sarebbe importante sviluppare nel nostro Paese una politica chiara di integrazione tra psichiatria e medicina delle dipendenze, organismi che dovrebbero lavorare insieme".
I migranti forzati
Secondo la Società Italiana di Psichiatria il conflitto in Ucraina sta portando un sovraccarico di stress emotivo negli italiani, già provati dalla pandemia. Le persone si sentono ancora una volta impotenti, in balia degli eventi, incerti per il futuro economico e spettatori di un dramma umano che nessuno sa come affrontare.
"Prendendo in stretta considerazione i dati, non abbiamo variazioni significative di incidenza di nuovi casi al riguardo, non ancora almeno - aggiunge il dottor Ducci - né tra gli italiani né tra le persone che arrivano dall'Ucraina. Tutte le Asl hanno sviluppato strutture di accoglienza ma la maggior parte degli ucraini che giungono nel nostro Paese in genere si ritrovano in famiglia, da un parente che già vive qui, quindi l'effetto sui servizi pubblici è molto limitato".
Il DSM della Asl Roma 1 si occupa da anni dei migranti forzati, con centri di ascolto, accoglienza, e ovviamente percorsi sanitari. "Arrivano persone da Nigeria, Siria, Eritrea, Afghanistan, Kurdistan, che hanno subito torture, stupri, che hanno patologie mentali molto serie, per loro siamo in costante connessione con i centri di accoglienza e con i nostri mediatori prepariamo incontri, sostegno, percorsi sanitari per aiutarli".
L'opinione
Il bonus psicologo? Progetto spot, ha solo un effetto illusorio
di
Massimo Cozza
01 Marzo 2022
Per tutto il lavoro che svolgono e per continuare a migliorarlo, i Dipartimenti di salute mentale non possono essere messi in secondo piano ma devono diventare parte integrante dell'auspicata evoluzione, delle azioni previste dal PNRR, devono essere presenti in ogni Casa della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali. E devono essere aiutati per sopperire alla mancanza di personale: ad oggi c'è meno della metà di quello necessario. La salute mentale è un sistema vasto, complesso e allo stesso tempo fragile, per questo andrebbe tutelato da un lavoro di team, da una forte integrazione tra i vari settori della sanità, da una stretta collaborazione tra campi diversi, dal sanitario all'economico, dal sociale allo scolastico. Come si dice, l'unione fa la forza e, in questo caso, potrebbe fare la differenza per tante persone nel nostro Paese.