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Edizione del 19/04/2022
Estratto da pag. 1
Governo, i partiti mollano Draghi: al premier sempre più isolato resta solo il Pd
A Mario Draghi ormai son rimasti solo il Partito democratico e i centristi. E, a guardare bene, neanche tutti. Perché a spellarsi le mani per a...
A Mario Draghi ormai son rimasti solo il Partito democratico e i centristi. E, a guardare bene, neanche tutti. Perché a spellarsi le mani per applaudire l’intervista - a dire il vero un tantino scolastica - rilasciata dal premier al Corriere della Sera e pubblicata nel giorno di Pasqua, sono stati il segretario del Pd Enrico Letta, la sua vice Tinagli, il ministro della Salute Roberto Speranza e qualche cespuglio centrista. Poi il silenzio. Nessun commento da Silvio Berlusconi né da alcun esponente dello stato maggiore di Forza Italia. Neanche una parola dal segretario della Lega Matteo Salvini. Silenzio assordante pure dal MoVimento 5 Stelle e dal suo capo politico Giuseppe Conte. Insomma, l’appeal del Presidente del Consiglio sui i partiti di una maggioranza ormai divisa su tutto pare essere in caduta libera. Eccezion fatta, appunto, per il Nazareno. E sì che Draghi aveva comunque provato a tendere una mano alle forze politiche, elogiandole per il lavoro portato avanti negli ultimi quattordici mesi.

Ma cos’ha detto Draghi al Corriere? Tra le altre cose, ha formulato un appello all’unità, rivendicando i risultati raggiunti.. «In un momento piano di incertezze, di potenziali instabilità, di fragilità interne ed esterne questo governo di unità nazionale continua a voler governare.  Il mio messaggio ai partiti è questo: non sentitevi in una gabbia, progettate il futuro con ottimismo e fiducia, non con antagonismo e avversità. Abbiamo fatto molto, e lo abbiamo fatto insieme. Dovremmo tutti avere la forza di dire agli italiani: guardate cosa avete realizzato in questi quattordici mesi. Penso alle vaccinazioni, alla crescita economica che abbiamo raggiunto nel 2021, al conseguimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Merito dei cittadini, ma anche delle forze politiche», le parole del premier, che ha aggiunto:«Questo governo ha fatto tanto. Ora avanti senza dividerci».

Draghi poi ha rivendicato i risultati raggiunti su Covid e Pnrr. «Le morti e le ospedalizzazioni si sono ridotte moltissimo, perché si è ridotta l’intensità dei sintomi. Abbiamo riaperto le scuole, l’economia è ripartita, siamo tornati alla nostra socialità. La campagna di vaccinazione è stata un grande successo: ha evitato circa 150mila decessi. Se ci dovesse essere un nuovo peggioramento, siamo molto più preparati che in passato», le parole del premier sul Covid. Quanto al Pnrr, «nel 2021 abbiamo realizzato tutti gli obiettivi previsti. Pochi giorni fa sono arrivati i primi 21 miliardi, che si aggiungono ai quasi 25 che abbiamo ricevuto l’anno scorso». Certo, «ci sono alcune riforme che dobbiamo ancora realizzare: concorrenza, codice degli appalti, fisco e giustizia. Sul codice degli appalti, che è in commissione, la strada è spianata. Le altre riforme sono in Parlamento e sono fiducioso che possano essere approvate tutte abbastanza rapidamente. Sulla giustizia c’è la promessa di non mettere la fiducia e vale ancora. Sulla concorrenza restano pochi nodi. Sul fisco, l’atmosfera con il centrodestra, nell’incontro che abbiamo avuto, mi è sembrata positiva. Il centrodestra voleva confermare il sostegno al governo e da parte del governo si voleva ribadire che c’è qualche margine di trattativa, anche se gli elementi caratterizzanti della riforma restano. Ovviamente qualsiasi modifica dovrà andare bene anche al centrosinistra».

Ma proprio sul tema delle riforme la strada in Parlamento sembra essere meno spianata di quanto Draghi non lasci credere. Sulla delega fiscale, ad esempio, l’accordo con il centrodestra di governo andrà trovato nei prossimi giorno. Quanto sulla giustizia, sarà determinante l’atteggiamento della Lega, visto che Italia Viva, che s’è astenuta in Commissione, non condivide fino in fondo l’impianto della riforma e in Senato i numeri sono tutt’altro che blindati.

Draghi ha parlato poi anche della guerra in Ucraina rivelando di aver «sperato fino all’ultimo» che la Russia non attaccasse. «Ci siamo telefonati con il presidente Putin prima dell’inizio della guerra: ci siamo lasciati
con l’intesa che ci saremmo risentiti. Alcune settimane dopo però Putin ha lanciato l’offensiva. Ho provato fino alla fine a parlargli», la rivelazione del premier, che ha chiuso in modo netto a qualsiasi suo futuro impegno diretto in politica: «Questo posto è per una persona scelta dagli italiani. Bisognerebbe che i presidenti del Consiglio fossero tutti eletti. Essere eletto è estraneo alla mia formazione e alla mia esperienza. Ho molto rispetto per chi si impegna in politica e spero che molti giovani scelgano di farlo alle prossime elezioni, alle quali intendo tuttavia partecipare come ho sempre fatto: da semplice elettore».

Pochi i commenti alle parole di Draghi. Tra tutti spicca quello del segretario Dem Enrico Letta: «Piena sintonia con i toni e i contenuti dell’intervista di Draghi. Al suo appello rispondiamo sì, noi ci siamo, senza retropensieri, senza sotterfugi. Avanti con determinazione e serietà, nell’interesse dell’Italia». «Un messaggio al Paese in un momento di grande difficoltà e anche un riconoscimento all’impegno dei partiti nel sostenere questa fase delicata. Continuiamo a lavorare con spirito unitario e costruttivo e saremo all’altezza di questo momento come lo siamo stati con la pandemia», fa eco Irene Tinagli, vicesegretaria del Pd. «Ho trovato molto forte l’intervista del Presidente Draghi e molto utile ad aprire una fase ancora più determinata di iniziativa del nostro Governo che è nato con due obiettivi:il contrasto alla pandemia e l’utilizzo dei fondi del Pnrr. A questi se ne è aggiunto un terzo che è la crisi internazionale che stiamo vivendo e che chiama ad una ulteriore responsabilità - commenta il ministro della Salute Roberto Speranza - Le ragioni di questo Governo ci sono ancora». Ma oltre a Speranza, ci sono anche altri «draghini» che plaudono alle parole del premier. Ad esempio i leader centristi Giovanni Toti (Coraggio Italia) e Maurizio Lupi (Noi con l’Italia), che assicura «massima lealtà a Draghi». Ma fanno certamente più rumore i silenzio di Forza Italia, Lega e M5S.