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Edizione del 11/04/2022
Estratto da pag. 1
Comunali: comizio di Salvini a Genova, Toti a Vinitaly con Zaia. Il leader della Lega rinuncia al nome nel simbolo
Non sono più i tempi dei bagni di folla: appena un centinaio di persone in largo XII Ottobre, compresi giornalisti e profughi ucraini sordomuti in posa per la foto di rito, ad accogliere il segretario del Carroccio. Toti arriva, però, alla cena di finanziamento della Lega a Palazzo della Meridiana dove potrebbe esserci il tempo e l’occasione per porre le basi per un “chiarimento” tra il lider maximo della Lega e il Presidente

«I profughi ucraini sono profughi veri che scappano da una guerra vera. Non come gli altri che da barchini e barconi hanno portato solo problemi»: lo ha detto Matteo Salvini, oggi a Genova per lanciare la partecipazione della Lega alla coalizione di centrodestra che sosterrà alle elezioni comunali il sindaco uscente Marco Bucci. Il lider maximo del Carroccio non abbandona il tema ormai un po’ fané che è stato il suo cavallo di battaglia quando ha portato la Lega al massimo del consenso elettorale e, ora che, invece, la sua parabola – secondo i sondaggi – è in netta discesa, si avvinghia allo slogan che tanto gli ha fruttato in consensi nel tempo. Qualcuno ha portato al comizio alcuni profughi ucraini, che fanno numero in una piazza non certo gremita come cinque anni fa. Salvini, pollice alzato e sorriso a favor di flash, posta sui social la foto di rito. Tra i volti dei profughi che compaiono sulla sua bacheca anche quelli di alcuni bambini (noi li abbiamo coperti con i pixel), esposti nel contesto dell’iniziativa politica alle telecamere e alle macchine fotografiche. Non è dato sapere cosa sappiano della politica italiana non tanto i piccini, quanto gli adulti ucraini oggi presenti. Si sa solo che sono sordomuti e loro congiunti, ospiti di un’associazione locale.

Quando qualcuno gli chiede se la Lega resterà primo partito del centrodestra, il segretario federale del Carroccio svicola prudentemente, spiegando che quel che conta è riportare la coalizione alla vittoria. Negli ultimi sondaggi Fratelli D’Italia (21%) in campo nazionale lo supererebbe di 3 punti, anche se la Lega, rispetto alle percentuali più basse toccate alcune settimane fa, qualche punto lo avrebbe recuperato e sarebbe in risalita, anche se molto meno del M5S. Poi Salvini aggiunge di aver rinunciato al suo nome nel simbolo per far posto a quello del Sindaco uscente: «Con tutto quello che avete passato voi genovesi e con tutto l’entusiasmo che ci avete messo io ho ritenuto che il 12 giugno Matteo Salvini potesse passare in secondo piano perché vengono prima Genova, la Liguria e Marco Bucci». In realtà è una scelta strategica della coalizione: sono già diversi i partiti e le liste che hanno annunciato che avranno il nome di Bucci nel simbolo elettorale. Ad esempio la lista di Giovanni Toti e Forza Italia. Inoltre, i partiti identificati col loro leader hanno fatto il loro tempo. Ormai regge solo la popolarità di Giorgia Meloni che può permettersi gli affondi più duri avendo tenuto Fdi fuori dal Governo: una scelta elettoralmente vincente. La Lega, per bilanciare, minaccia a ogni piè sospinto la crisi. Tanto che Enrico Letta, segretario del Partito Democratico, ha dichiarato oggi all’Huffinghton post: «Così non si può andare avanti. La continua minaccia di crisi da parte del centrodestra di governo indebolisce questa esperienza. Lo stesso incontro richiesto da Salvini a Draghi risponde sempre alla logica degli ultimatum». E poi: «C’è un innalzamento della tensione, che indebolisce il governo e la maggioranza e rende impraticabile il percorso dei prossimi mesi – ha aggiunto -. La nostra linea non è quella dei contro ultimatum, ma questo atteggiamento irresponsabile e inaccettabile sta facendo spegnere la candela». E infine: « Se va avanti così la destra si assume una grave responsabilità».

Per tornare alla Liguria, quanto ai rapporti, tesi da diverso tempo, con il presidente della Regione, oggi Salvini (che qualche settimana fa aveva chiesto la verifica politica in piazza De Ferrari e l’assegnazione dell’assessorato alla salute che Toti ha per ora tenuto per sé), si è limitato a commentare: «Oggi non c’
è perché è a Vinitaly». Già e, peraltro, insieme a un altro leghista con cui i rapporti sono, invece, sempre rimasti ottimi: il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. A Verona, alla manifestazione, anche il vice presidente della Regione Liguria, il leghista Alessandro Piana.

Toti è passato alla cena, quindi in zona Cesarini, di ritorno da Verona. Dopo l’intervista di Salvini pubblicata questa mattina dal Secolo XIX, in cui il leader del Carroccio ha nuovamente spinto perché Toti abbandoni l’assessorato alla Sanità, lo stesso Toti conferma che oggi c’è stato uno scambio di messaggi. Sulla partita “assessorato alla Sanità”, il presidente della Regione taglia corto ricordando come si è arrivati alla decisione che restasse in capo alla presidenza. «È noto che ho tenuto la delega su richiesta dei partiti alleati – spiega il Presidente della Regione -. Sopratutto su richiesta della Lega, che ha giudicato inefficiente la gestione del precedente assessore leghista». La ex vice presidente Sonia Viale, alle regionali, non ha ottenuto i voti per entrare in consiglio e gira con insistenza la voce che non sia stato attribuito alcun assessorato ad Alessio Piana da parte del suo partito per evitare che lei, prima dei non eletti, prendesse posto sugli scranni dell’Assemblea legislativa regionale. Peraltro, a conferma della valutazione negativa della gestione, il Carroccio non ha ricandidato l’ex capo di gabinetto della Sanità, Paolo Ardenti.Sulla verifica di maggioranza chiesta dalla Lega, Toti avrebbe convocato più di una volta, in queste settimane, i capigruppo, che però avrebbero loro stessi preso tempo. «Se la Lega intende porre un problema politico, ci sono tempi e modi per farlo – dice -. Operativamente, però, ritengo che non si possa trovare una soluzione migliore di quella in atto». Il problema è anche quello del numero limitato di assessori concessi dalla legge: «I sette assessori hanno molte deleghe – spiega il presidente della Regione -. Purtroppo certa demagogia politica, a cui hanno strizzato l’occhio tutti i partiti, ha ridotto il numero dei dirigenti e degli assessori senza contare gli impegni. Sarebbe utile se la Lega si facesse promotrice in parlamento di una legge per cambiare questa situazione».

Su un tema Toti e Salvini sono completamente d’accordo: la rielezione di Bucci. Toti spiega anche che questi cinque anni sono serviti al Sindaco per «mettere in sicurezza i conti, l’efficienza e la capacità delle aziende del Comune». Nel prossimo mandato, che dà per scontato, insieme alla giunta Bucci si potrà «dedicare alla città, in modo permanete e duraturo. Non una tantum per le elezioni, che sarebbe un altro modo per fare demagogia». Per Salvini, Bucci potrebbe essere eletto già al primo turno.

Dopo il comizio, dunque, via alla cena di finanziamento elettorale per il partito, a Palazzo della Meridiana, a cui è arrivato anche Toti. Pare che il contributo sia fissato in 350 euro a persona. Dicono i bene informati, che non sia certo affollata come quella fatta nel padiglione Jean Nouvel della Fiera pochi giorni prima che scoppiasse l’emergenza Covid.

E chissà se al tavolo di Salvini e Toti il tema sarà quello della polemica del leghista sulla doppia veste del presidente, governatore regionale e leader di partito locale e nazionale. «Lo stesso Salvini ha fatto il leader della Lega e il ministro dell’Interno – spiega Toti -. Con questa visione, poi, un segretario di partito non potrebbe fare il premier come avviene quasi in tutto il mondo». I 20 punti in più portati da “Cambiamo” alla coalizione in Liguria, passata dal 35% delle Regionali del 2015 al 55% del 2020 e il “modello Liguria”, secondo il Presidente non dovrebbero essere visti come «un fastidio», ma, oltre che «un segno di stima per il governatore» anche un «apprezzamento per il progetto politico» dell’intera coalizione. Per questo «La Lega dovrebbe cavalcarlo in Italia questo modello» e non aprire crisi che, da fuori, sembrano più beghe di respiro locale che reali fratture politiche in campo nazionale.

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