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Edizione del 05/04/2022
Estratto da pag. 1
Guerra Russia-Ucraina, il costo dell’embargo:
L’alt al carbone che i russi vendono all’Europa vale 4 miliardi; in Italia il totale delle sanzioni vale quasi 10 miliardi
Quasi dieci miliardi, ma il conto potrebbe essere più oneroso. Il conflitto in Ucraina e le sanzioni contro la Russia potrebbero costare all’Italia fino 9,9 miliardi, corrispondenti all’export verso questi Paesi nel 2021, «con conseguenze molto gravi per il Made in Italy». A lanciare l’allarme, a un mese dall’invasione russa in Ucraina, è stata la Conferenza delle Regioni. La quale sta chiedendo piani di contingenza al governo. Extra-costi dovranno essere sostenuti da tutte le cancellerie europee, e il rischio – come rimarcato dalle maggiori case d’investimento – è che le conseguenze nascoste siano elevate.Dalle materie prime alimentari all’energia, il timore è quello di avere un’inflazione più persistente del previsto. Con la conseguenza di un trasferimento diretto sugli scaffali dei supermercati. Per ora, come sottolineato a più riprese dalla Commissione Ue, il rischio di una recessione per l’area euro non è sul tavolo. Ma potrebbe esserci un rallentamento. Quanto severo, ha fatto notare la Banca centrale europea, dipenderà dalla durata della guerra e dalla contro-sanzioni di Mosca. Colpiti in modo particolare alcuni settori, come l’automotive e l’alimentare. Proprio due dei quali su cui l’Italia è fra le più esposte su scala comunitaria. CARBONE L’incognita dei prezzi per l’inverno L’Europa è pronta al quinto pacchetto di sanzioni che prevede l’embargo dell’import del carbone dalla Federazione. «Imporremo un divieto di importazione di carbone dalla Russia. Ciò taglierà un’altra importante fonte di entrate per la Russia», ha annunciato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il nuovo programma sanzionatorio, del valore di 4 miliardi di euro all’anno solo per il carbone. Nonostante gli sforzi degli ultimi anni per rendersi indipendente dal carbone, la fonte fossile più inquinante, di recente l’Ue ha aumentato l’utilizzo per produrre elettricità a causa del balzo dei prezzi del gas. Al 31 dicembre 2019, secondo Eurostat, l’Ue ha importato il 46,7% del carbone dalla Federazione Russa. Il problema, nel caso dell’eurozona, sono gli extra-costi sul mercato del carbone, dove le negoziazioni hanno subìto un’impennata nel corso della prima parte dell’anno, fino a quota 400 dollari, quattro volte tanto la quotazione di un anno fa. Attualmente, il carbone è negoziato di poco sopra 260 dollari. Ma, secondo la previsione di Platts, «è legittimo attendersi un nuovo rialzo da qui alla fine dell’anno». Stesso dicasi per il gas naturale, che potrebbe costringere l’eurozona a una vera e propria economia bellica per ottenere risorse in vista del prossimo inverno.NAVI E TIR Volumi ridotti il blocco ai porti non peserà Un ulteriore stampella per accerchiare l’economia di Mosca riguarda il blocco della logistica. In altre parole, ci sarà «divieto alle navi russe e alle navi operate dalla Russia di accedere ai porti dell'Ue», come spiegato da von der Leyen. Alcune esenzioni, ha spiegato in un videomessaggio, «riguarderanno elementi essenziali come i prodotti agricoli e alimentari, gli aiuti umanitari e l'energia». Ma in ogni caso, come fatto notare da fonti diplomatiche, ogni esenzione sarà «sottoposta a revisioni specifiche», che potranno mutare giorno dopo giorno. Inoltre, ha detto von der Leyen, «proporremo un divieto per gli operatori di trasporto su strada russi e bielorussi. Questo divieto limiterà drasticamente le opzioni per l'industria russa di ottenere beni chiave». Sotto questo versante, il rischio per l’eurozona è «molto più limitato» rispetto ad altri settori, secondo la banca olandese Ing. Questo perché i volumi di interscambio di merci si era già ridotto negli ultimi mesi, complici le recrudescenze della pandemia di Covid-19. Di contro, è possibile – sottolineano gli analisti di Wells Fargo – che ci sia un contraccolpo «decisivo» per Mosca, che dipende da Bruxelles per il suo export. GRANO E ALIMENTI Il nodo scorte per 258 milioni di importazioni Nel giro di vite contro la Russia sono previsti «nuovi divieti di importazione specifici, del valore di 5,5 miliardi di euro, per tagliare i
l flusso di denaro della Russia e dei suoi oligarchi, su prodotti dal legno al cemento, dai frutti di mare ai liquori». Così, la presidente della Commissione europea, von der Leyen. Non si è fatta attendere la risposta di Vladimir Putin, che ha deciso per lo stop alle forniture alimentari ai Paesi considerati ostili come l’Italia che lo scorso anno ha importato cibo da Mosca per un valore di 258 milioni di euro, in aumento del 56% su base annua, come rimarcato dall’ultima analisi della Coldiretti sui dati Istat. Nello specifico, quasi la metà del valore delle esportazioni alimentari russe in Italia riguarda i cereali, per un controvalore di 136 milioni. Tra questi - sottolinea Coldiretti - soprattutto il grano per un quantitativo di circa 153 milioni di chili, dei quali 96 milioni di chili di tenero per la panificazione e 57 milioni di chili di duro per la produzione di pasta. La Russia - precisa Coldiretti - è diventato il principale esportatore mondiale di grano ma la dipendenza dell’Italia risulta limitata con appena il 2,3% del totale del grano importato dall’estero, tra duro e tenero.TECNOLOGIA Chip e filiere solo a fine anno arriva il sollievo Stati Uniti ed Europa, oltre a imporre i ban sull’energia, hanno deciso di spingere anche sul tech. In arrivo ci sono divieti all’esportazione mirati, per un valore di 10 miliardi di euro, nelle aree in cui la Russia è vulnerabile. Ciò include computer quantistici e semiconduttori avanzati, macchinari sensibili e attrezzature di trasporto. L’obiettivo è una progressiva e severa destabilizzazione della base tecnologica e della capacità industriale della Russia. In precedenza, lo scorso 31 marzo, il dipartimento del Tesoro statunitense ha annunciato nuove sanzioni contro la Russia. Colpite 21 società tecnologiche e 13 individui, che fanno parte di una rete per aggirare le sanzioni e continuare a sostenere la guerra del presidente Vladimir Putin, come spiegato dal dipartimento. Una delle compagnie interessate dal provvedimento è Mikron, la principale impresa russa di semiconduttori, responsabile di oltre il 50% delle esportazioni russe di microelettronica. Da valutare le conseguenze anche per l’Occidente. «Riteniamo che l'impatto delle interruzioni della catena di approvvigionamento su imprese e famiglie rimarrà probabilmente significativo nella prima metà del 2022», fanno notare gli analisti di Pimco in una nota. Solo nella seconda parte dell’anno potrebbe esserci un sollievo. 

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