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Edizione del 24/03/2022
Estratto da pag. 1
Passati alcuni giorni di silenzio, arriva l’affondo di Giorgia Meloni a riagitare le acque del centrodestra. La presidente di Fratelli d’Italia a Silvio Berlusconi, dopo le parole di riconoscimento a Matteo Salvini, dice: “I leader non si decidono a tavolino, grazie a Dio li decidono gli italiani”. Poi, lancia un sospetto: “Lo scopo di Lega e Forza Italia è frenarmi?”. Un’ammissione: quella frase in cui il Cav riconosce a Salvini di essere “l’unico vero, sincero leader” non se la sarebbe aspettata.
Insomma, nel centrodestra riesplode la polemica dura, con toni che non si ricordavano dai giorni del Quirinale. E questo con davanti la scadenza delle Amministrative, con in testa le Regionali in Sicilia. Come avevamo già anticipato, la presidente di Fratelli d’Italia difende strenuamente la riconferma del presidente uscente Nello Musumeci, così come a Verona quella del sindaco uscente Federico Sboarina, ricordando il principio secondo il quale gli uscenti vengono riconfermati. Non le manda a dire “Giorgia”, nell’intervista online, un lungo filo diretto con Il Messaggero. Mentre ancora (almeno fino alla tarda serata di ieri) non si vede all’orizzonte neppure una data in cui il centrodestra potrebbe riunire in un vertice i suoi leader.
In Sicilia, dove Salvini ha lanciato la lista “Prima l’Italia”, apprezzata da Gianfranco Micciché, perché così “ci aiuterà a portare civici e società civile”, si registrano anche sfumature diverse nella stessa Forza Italia, dove c’è chi dice che invece Marcello Dell’Utri preferirebbe la riconferma di Musumeci.
Ma il punto è: dove va il centrodestra? Probabilmente, almeno per le Amministrative il puzzle seppur a stento si ricomporrà. Ma la “guerra” di leadership che scuote il centrodestra, a suon di sondaggi, è davvero la strada giusta per una coalizione che, seppur già divisa dalla scelta governativa da un lato di FI e Lega e di opposizione dall’altro di FdI, in fondo sui contenuti continua ad avere, seppur con diverse sfumature diverse, molti punti cardine in comune? E soprattutto, come si presenterà la coalizione, data da tutti i sondaggi nettamente superiore alla sinistra, alle Politiche del 2023?
È evidente che il “non matrimonio”, come lo liquida Meloni, tra Berlusconi e Salvini di fatto cementa quello che una volta si chiamava “l’asse del Nord”, tra FI e Lega, seppur anche la Lega di Salvini sia ormai da tempo nazionale. Ma, soprattutto, il punto per Berlusconi e Salvini, il centrodestra di governo, sembra quello di contrastare il nuovo bipolarismo che vorrebbe ridisegnare il Pd sulla base della guerra di Putin all’Ucraina: da una parte Enrico Letta dall’altra Giorgia Meloni, rappresentati come i due opposti “atlantisti”. Mentre, come ha ricordato ieri alla Camera, il capogruppo della Lega Riccardo Molinari, “è stucchevole avere lezioni quotidiane di atlantismo e europeismo” da un partito dove ci sono “gli eredi di una tradizione politica che magari in passato qualche rapporto consolidato con l’Unione Sovietica lo aveva”.
Quindi, no al tentativo di ridisegnare un bipolarismo così che andrebbe tutto a vantaggio del Pd, con una interpretazione della guerra in Ucraina piegata a forzature sul quadro politico italiano. Mentre, in un parlamento, che Mario Draghi ha ringraziato per il suo appoggio in vista del Consiglio Europeo di oggi, il senatore Maurizio Gasparri, esponente di punta di Forza Italia, però avverte: “Draghi sarà giudicato sui grandi temi”. A partire dalla guerra in Ucraina, dove però Gasparri vede “troppi Biden e pochi Kissinger in giro per il mondo”.
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