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Edizione del 17/03/2022
Estratto da pag. 1
Il cerchio magico di De Luca
Gli uomini e le donne che il governatore ha scelto in questi anni per amministrare un settore strategico per immagine e gestione dei fondi
politica e cultura

Mezzogiorno, 17 marzo 2022 - 07:17

Il cerchio magico di De Luca

Gli uomini e le donne che il governatore ha scelto in questi anni per amministrare un settore strategico per immagine e gestione dei fondi

di Claudio Mazzone

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Ecco la prima tappa di questo viaggio alla scoperta degli uomini e delle donne che Vincenzo De Luca ha scelto in questi anni per il settore della Cultura - un settore strategico sia dal punto di vista politico che da quello della distribuzione dei fondi pubblici - di cui ha conservato la delega e sul quale marca con forza la sua impronta.

Partiamo da Scabec, dal nuovo consiglio d’amministrazione presieduto da Assunta Tartaglione, ex segretaria regionale del Pd, ex parlamentare della stessa forza politica, che nel suo curriculum vanta due soli primati: aver ridotto il suo partito ai minimi elettorali durante la sua reggenza e aver licenziato personale di una società partecipata a intero capitale pubblico; sono sedici (quindici napoletani, due dei quali appartenenti alle categorie protette, e una sola salernitana), infatti, i dipendenti allontanati ad personam per irregolarità contrattuali addebitabili esclusivamente alla gestione amministrativa della società. A questo va aggiunto che, a differenza dei lavoratori messi alla porta, sono rimasti al loro posto i consulenti legali e amministrativi che hanno stilato i contratti oggi sotto accusa. La decisione ha avuto un solo merito: squarciare il velo che mascherava una realtà aziendale propagandata come il fiore all’occhiello dei beni culturali, piena di giovani, competenze e tecnologia, rivelatasi invece un bluff, gonfiata nei numeri, nei like dei social, nel personale in esubero, svuotata di competenze. E soprattutto piena di debiti forse sfuggiti al controllo analogo (previsto per legge) della Regione.

Per sbrogliare questa delicata matassa Vincenzo De Luca ha scelto assieme all’ex segretaria del Pd, altri due suoi riferimenti culturali, entrambi molto attivi in campagna elettorale a favore del governatore: la casertana Rosalia Santoro, presidente del museo campano di Capua e moglie dell’imprenditore editore Nicola Turco, e il professore Aniello Salzano, salernitano, accademico in pensione, un tempo rivale di De Luca e poi alle ultime regionali suo sostenitore con una lista di centro. Pare che nessuno dei tre sapesse esattamente lo stato dell’arte e a cosa andasse incontro. Sarà per questo che da quattro mesi - salvo i sedici licenziamenti che probabilmente daranno vita ad altrettante vertenze giudiziarie (con ulteriore esborso di denaro pubblico in caso di vittoria), e tranne l’ingaggio di molti studi legali (nonostante i numerosi consulenti già a libro paga e il fatto che la stessa presidente Tartaglione sia consulente legale del presidente De Luca per le materie giuslavoriste) - è tutto bloccato, congelato, in attesa di un concorso che possa riportare legalità negli uffici o di un’avventurosa sanatoria. Ma anche di un miracolo della Direzione Generale della Regione capace di appianare i tre milioni di debiti con risorse extra che non si sa da dove possano uscire.

Tutti contro tutti: dagli organismi dirigenziali ai consulenti legali, dai napoletani contro i salernitani, dai dipendenti in bilico ai raccomandati intoccabili. Accuse ai consulenti che in questi anni non hanno detto nulla, accuse agli organi di controllo, anche analogo, che non sono intervenuti, accuse ai precedenti cda.

Scabec è una polveriera pronta ad esplodere che preoccupa molto i piani alti di Santa Lucia. Oggi un consiglio d’amministrazione convocato d’urgenza dovrebbe individuare una strategia, ma il clima è tale che nessuno crede a una possibile via d’uscita e c’è già chi minaccia le dimissioni. Intanto si sfilano i musei e le sovrintendenze, che rispetto ai servigi di Scabec preferiscono far da soli e sembrano preoccupati dal pesante conflitto tra De Luca e Franceschini.

Nata nel periodo d’oro della
Presidenza Bassolino, la Scabec è frutto dell’intuizione dell’allora assessore Marco Di Lello mirata a creare un’asse Regione-Ministero per i Beni Culturali per la valorizzazione e promozione turistico-culturale della Campania. Due le grandi commesse che le vengono affidate: il neonato Museo Madre e la realizzazione di una card che includesse ingresso nei musei e trasporto pubblico. Nasce così Campania>Artecard. È il 2003 e nella società entrano in quota di minoranza anche importanti privati, leader nazionali del settore come Electa Mondadori e CoopCulture. È un piccolo team qualificato. Durante le presidenze di Bassolino e Stefano Caldoro la società resta sostanzialmente la stessa. Si alternano vari assessori, da Claudio Velardi a Caterina Miraglia, e sono nominati presidenti come l’economista Massimo Lo Cicero, l’imprenditore culturale Enrico Cisnetto fino all’ingegnere architetto Maurizio Di Stefano, esperto di restauro e di conservazione dei monumenti.

È con l’arrivo di De Luca che la Scabec si trasforma: via i privati per fare spazio alla più importante società culturale tutta pubblica, (per la quale decide solo la Regione), via le figure tecniche per fare spazio alla politica. Alla presidenza viene nominata Patrizia Boldoni e con lei due esponenti di spicco del Pd napoletano, Teresa Armato oggi assessore al turismo e alle attività produttive del Comune di Napoli, e Nicola Oddati, membro della segreteria nazionale e rappresentante a Roma della Regione Campania.

Ma è con Antonio Bottiglieri – socialista, ex dirigente Rai, amico fidatissimo di Vincenzo De Luca - che la società inizia a ingrandirsi. E inizia ad assumere giovani e meno giovani (anche pensionati) provenienti soprattutto dall’area salernitana. Guidato direttamente da Bottiglieri – che in un’intervista a questo giornale ha sottolineato di aver sempre agito in piena sintonia con il governatore - questo piccolo esercito inizia a macinare risorse e a spendere in centinaia di grandi e piccoli eventi. Dal festival «Estate da Re» nella Reggia di Caserta ai concerti di Sal Da Vinci, fino alle piccole feste di piazza a Quarto o le degustazioni della cipolla di Vatolla. La Scabec non ha più strategie e progetti originali ma diventa la struttura per finanziare eventi in maniera rapida, senza la lungaggine dei bandi, e per omologare la comunicazione di ogni iniziativa che prenda anche solo un centesimo dalla Regione. Con i grandi loghi blu istituzionali e il nome del presidente De Luca in ogni comunicato. Nel frattempo, malgrado si investa in comunicazione e in pubblicità, le due grandi commesse di Scabec che negli anni d’oro la caratterizzavano e ne avevano fatto un modello nazionale, di fatto non ci sono più. Il Museo Madre si autonomizza, avocando a sé tutti i servizi museali, mentre Campania> Artecard, dopo tanti anni senza modifiche e senza nuove idee strutturali, a seguito della riforma Franceschini diventa obsoleta.

Quanto ad Assunta Tartaglione sembra non saperne venire a capo, nonostante la pletora di consulenti (con conseguente aggravio dei costi su un bilancio dissestato). Scabec ora aspetta che la politica decida il suo destino. O che a stabilire la sentenza sul suo futuro (in relazione al passato) sia qualcun altro.

1 - Continua

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17 marzo 2022 | 07:17

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