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Edizione del 15/03/2022
Estratto da pag. 1
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Mentre un flusso ininterrotto di profughi ucraini continua ad approdare a Bologna e in Emilia-Romagna, da qui parte il pressing delle istituzioni locali sul governo perché sia rivisto il budget garantito ai gestori dei Cas e soprattutto siano supportate economicamente le famiglie che accolgono. Ieri il governatore Stefano Bonaccini, che ha partecipato alla Conferenza delle Regioni con il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio e poi ha riunito la cabina di regia regionale su emergenza Ucraina, ha avanzato la richiesta al governo di istituire un contributo di autonoma assistenza (Cas) per le famiglie che accolgono profughi ucraini. Sia quelle che hanno aperto le porte a familiari e conoscenti, sia quelle italiane che hanno messo a disposizione le proprie case. Nel corso dell’incontro con Curcio, anche le altre Regioni si sono allineate all richiesta dell’Emilia-Romagna.
La richiesta di incentivi«Faremo tutto quello che serve — ha messo in chiaro Bonaccini —, ma occorre che il governo metta mano a un po’ di giusti incentivi per creare una rete di solidarietà che sia la migliore possibile. Vorremmo evitare le tendopoli: siamo pronti alla bisogna, se c’è un’emergenza improvvisa, ma vorremmo sviluppare un sistema di accoglienza e di integrazione vero». Il rischio che il sistema non regga, infatti, è concreto. È stato il prefetto di Bologna Attilio Visconti, dalle pagine del Corriere di Bologna, a lanciare per primo l’allarme: per ora nei Cas ci sono solo 300 posti, con gli arrivi che ieri hanno raggiunto i 1.639 in città e si avviano ormai a toccare i 10mila in tutta la regione. Sono 9.264 quelli censiti fino a ieri, 2 mila in più rispetto a sabato. Solo 587 persone in tutta l’Emilia-Romagna sono ospitate nei Cas, con 373 posti ancora disponibili, ma nessuno a Bologna, che li ha già esauriti. Anche perché il budget di 30 euro a persona è insufficiente.
Famiglie in prima lineaLa parte del leone, insomma, la stanno facendo le famiglie ospitanti. Ma «chi sta aprendo le porte ai rifugiati in fuga dalla guerra va aiutato con un contributo economico» ribadisce l’assessore al Welfare e deputato Pd Luca Rizzo Nervo. Perché altrimenti «quell’accoglienza rischia di esaurirsi in tempi rapidi» e «avremmo un problema moltiplicato per tre». Concetti che aveva espresso anche il sindaco Matteo Lepore qualche giorno fa. «Abbiamo assolutamente bisogno — prosegue Rizzo Nervo — che queste famiglie, ucraine e italiane, possano dare continuità all’accoglienza. É evidente che se non vengono sostenute anche con un contributo economico, quell’accoglienza rischia di esaurirsi, perché spesso poggia su situazioni abitative ed economico-sociali già fragili».
Rischio tendopoliL’assessore ne ha parlato ieri anche con Francesca Ferrandino, ex prefetto di Bologna e oggi responsabile ufficio immigrazione del Viminale. Sia Lepore che Visconti hanno parlato nei giorni scorsi di rischio tendopoli. «Lo vogliamo escludere — afferma l’assessore — ma se gli strumenti ordinari non tengono, non vengono semplificati e adattati all’emergenza, il rischio è che non bastino». E allora il rischio è di finire proprio «in un assetto di Protezione civile». Solo il governo può intervenire e oggi il deputato bolognese Pd Andrea De Maria presenterà un’interrogazione in aula. «Il tema che viene posto è assolutamente opportuno — osserva —. Il numero dei profughi può purtroppo solo crescere e in modo rilevante. Il sostegno alle famiglie che accolgono e la messa in campo di tutti gi strumenti utili, ad esempio la possibilità di avere interpreti, sono priorità importanti». Perciò, annuncia, «presenterò un’interrogazione parlamentare per segnalare a mia volta questa priorità». Nonostante il grande sforzo in atto di Bologna e dei bolognesi, da soli potrebbero non farcela.
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15 marzo 2022 (modifica il 15 marzo 2022 | 06:51)
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