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Edizione del 13/03/2022
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Fse e telemedicina, si conclude la fase sperimentale. Ecco la tabella di marcia del Governo
Su fascicolo sanitario elettronico e telemedicina l''Italia inizia a lasciarsi dietro la fase sperimentale e si consolidano le prime regioni capofila...
mar132022

Fse e telemedicina, si conclude la fase sperimentale. Ecco la tabella di marcia del Governo

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Su fascicolo sanitario elettronico e telemedicina l'Italia inizia a lasciarsi dietro la fase sperimentale e si consolidano le prime regioni capofila lungo la Penisola. Ma la strada da fare da qui al 2026, anno di realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è lunga come emerge dalla presentazione in Conferenza delle Regioni dei prossimi passi di attivazione dei due grandi progetti di informatizzazione ad opera del ministro della transizione digitale Vittorio Colao. Il PNRR destina alle due "filiere" 2,5 miliardi: 1,4 sul Fascicolo che raccoglie la storia clinica di ogni assistito, e circa 1 miliardo per attuare televisite, telemonitoraggi ed altri servizi con piattaforme regionali legate a piattaforma nazionale anche sulla base del fascicolo. Nascerà in seno all'Agenzia dei servizi sanitari regionali-Agenas un'Agenzia per la sanità digitale il cui obiettivo sarà garantire l'omogeneità nel modo in cui le regioni trattano il dato informatico. Oggi non solo i fascicoli sanitari elettronici (Fse) sono poco alimentati dai cittadini (il 62% degli italiani non ne ha mai sentito parlare e solo il 12% ha usato il suo), ma l'80% delle regioni ha indicizzato meno di metà dei documenti, alcune hanno indicizzato zero, pure gli esiti di laboratorio sono inseriti in certi casi a livello sperimentale. E ancora: i dati non sono strutturati allo stesso modo, gli standard utilizzati cambiano da una regione all'altra, manca la firma digitale come livello di sicurezza, i sistemi d'accoglienza dati delle regioni non sono integrati con i fascicoli. Quanto alla telemedicina, i servizi sono ancora concentrati in poche regioni - Emilia Romagna, Lombardia, Puglia, Veneto - e sono poco integrati con fascicolo sanitario, identità digitale-Spid e piattaforme regionali. Solo in Lombardia, Emilia Romagna, Trentino e Campania la Regione o la Provincia tira le fila delle sperimentazioni, altrove restano a livello di singola o più aziende sanitarie e sono poca cosa.Alla fine del 2026 con il Recovery Plan l'Italia dovrebbe avere il 100% di Fse alimentati e leggibili in tutte le regioni, che consentono al cittadino l'accesso ai servizi sanitari ovunque si trovi, e piattaforme regionali di telemedicina attivabili con Spid, Fse e carta di identità elettronica o Pago Pa. Il Fascicolo nel 2026 deve consentire ai cittadini migliore accesso alle cure ovunque si trovino, caricare tutti i dati clinici, fare da punto di accesso ai servizi di telemedicina; dovranno dunque integrarsi dati di erogatori pubblici e privati; inoltre gli operatori sanitari dovranno poter consultare facilmente le storie cliniche dei pazienti anche usando servizi evoluti (dashboard), monitorare l'aderenza alle cure, fare prevenzione e migliorare gli esiti di salute usando dati pseudonimizzati ai fini della tutela della privacy. L'architettura del Fse prevede un Indice nazionale dei documenti, un Data repository centrale che raccoglie i dati strutturati della popolazione assistita a livello regionale e nazionale, un'Anagrafe nazionale degli assistiti, e dei gateway per acquisire dati clinici prodotti da strutture e professionisti. C'è un tabellino di marcia: nel 2021 sono stati avviati progetti con gruppi di lavoro in Emilia Romagna, Friuli VG, Lombardia, Puglia, sia di portabilità (nelle regioni suddette) sia di alimentazione del fascicolo in Basilicata, Campania, Piemonte; a gennaio 22 è stata definita l'architettura con linee guida che le regioni hanno condiviso in queste settimane; ora andrà messa a gara la fornit
ura di un servizio per costruire l'archivio centrale; entro l'estate tutte le regioni dovranno produrre piani di adeguamento alle linee guida per partire entro l'anno; saranno ripartiti subito 600 milioni, in relazione alla taglia della popolazione regionale ma anche alla necessità di far avanzare chi è più indietro, posto che chi, dopo, andrà più lento prenderà le risorse con il contagocce. Dal 2024 in Italia i documenti sanitari saranno solo nativi digitali, nel 2025 afferirà al Fse il 90% dei dati prodotti dai medici di famiglia, 100 esperti saranno presto dislocati tra le regioni a supporto tecnico della rivoluzione informatica locale. In tema di telemedicina si prevede un'altra gara con privati per la piattaforma nazionale Agenas cui afferiranno le piattaforme regionali. Ad oggi, ci sono due regioni bandiera -Lombardia e Puglia- a fare da esempio alle altre; entro il 2024 le regioni dovranno essere tutte partite e nel 2025 essere a regime con minimo 200 mila assistiti da remoto sul territorio italiano. Nel sottolineare gli avanzamenti del progetto Trinacria di Telemedicina, partito 5 anni fa in una Sicilia oggi capofila di sperimentazione al Sud, Salvatore Amato presidente Omceo Pa -relatore alla giornata di lavori su Pnrr, transizione digitale, cybersecurity in Senato a Roma- ha spiegato che gli Ordini dei medici quali organi sussidiari dello Stato sono in prima fila nella sfida della sanità digitale e «chiamati ad orientare lo sviluppo degli aspetti organizzativi nazionale e regionali in modo che si attivi un vero miglioramento della qualità dei servizi assistenziali e di sostenibilità sociale ed economica». Non solo vanno presidiati equità del sistema salute e centralità dei bisogni di cura della persona e della professione medica, ma «il primo strumento per ripartire è la telemedicina con le sue articolazioni: teleradiologia, teleassistenza domiciliare, telecardiologia, telepatologia e teledermatologia, teleriabilitazione». L'esperienza siciliana di visite da remoto ha consentito di ottimizzare l'assistenza, «soprattutto in emergenza-urgenza, nelle aree più disagiate di alcuni paesi montani e isole minori, territori distanti oltre 60 minuti dal più vicino ospedale dalle forti criticità: popolazione fragile e vulnerabile, per lo più anziana; collegamenti con i grandi centri abitati difficili e poco praticabili».