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Edizione del 10/03/2022
Estratto da pag. 1
Indagine su distribuzione diretta e Dpc, audizione di Cavaliere e Di Turi alla Camera
Pubblicato da RIFday In Marzo 10, 2022Roma, 10 gennaio – Anche la Sifo, alla fine, con il suo presidente Arturo Cavaliere (nella foto), ha svolto la sua audizione davanti ai membri della Commissione Affari sociali della Camera nell’ambito dell’indagine conoscitiva in materia di distribuzione dei farmaci, e segnatamente della distribuzione diretta nelle strutture sanitarie pubbliche e di quella per conto assicurata per il tramite delle farmacie convenzionate con il Ssn, avviata lo scorso 11 gennaio.Una voce fondamentale, quella dei farmacisti ospedalieri e del Ssn, stante l’oggetto di modalità distributive nelle quali rectano incontestabilmente un ruolo da protagonisti. Eppure, inizialmente, la Sifo non figurava nell’elenco iniziale dei soggetti da audire stilato dalla XII Commissione permanente. Un elenco nutrito, dove figuravano ministro della Salute, Aifa, Conferenza delle Regioni, Istituto superiore di sanità, Consiglio superiore di sanità, Agenas, Fnomceo, Fimmg, Federfarma, Pgeu, Fofi, Assofarm, Farmindustria, Egualia, Uefs, Sunifar, Adf, rappresentanti di Asl, Cittadinanzattiva, consumatori e Fondazione Cerm. Un’articolata pletora di soggetti, ma non la Sifo.Comprensibile, a stretto giro, la reazione delle sigle dei farmacisti ospedalieri: il presidente di Sifo, Cavaliere, il segretario nazionale di Sinafo Roberta Di Turi e la presidente di Sifact Elena Venturini presero infatti subito carta e penna per esprimerela propria sorpresa di fronte alla “singolare dimenticanza” e auspicare il suo immediato superamento, atteso che “nessuna indagine conoscitiva potrebbe definirsi tale se omettesse di confrontarsi con chi quotidianamente dispensa l’erogazione diretta delle terapie”.“Vogliamo rammentare che ai dirigenti farmacisti del Ssn è stata affidata la responsabilità della dispensazione diretta all’utenza esterna delle classi di medicinali su ricordate a seguito dell’applicazione della legge 405/2001 che ha giocato un ruolo fondamentale nel mantenimento della stabilità del sistema, un canale distributivo che si affianca a quello della farmacia convenzionata, e continua ad essere la legge di riferimento” scrivevano i tre dirigenti di categoria nella loro nota, dicendosi certi che la Commissione Affari sociali avrebbe saputo “completare la lista degli invitati, tutelando così l’interesse alla tutela della salute pubblica e garantendo un sano contraddittorio”.Il “pasticciaccio” venne subito composto, grazie in particolare all’immediato impegno della capogruppo Pd in XII Commissione Elena Carnevali, pronta a sostenere la richiesta dei rappresentanti della farmacia ospedaliera, chiedendo da subito l’ampliamento del novero dei soggetti auditi per porre rimedio ad assenze oggettivamente poco comprensibili, dato l’oggetto dell’indagine.“L’onorevole Carnevali si è spesa pubblicamente per la tutela di un contradditorio equilibrato sostenendo la necessità di integrare all’interno delle audizioni della Commissione Affari sociali sulla distribuzione diretta, anche la Sifo, cioè la società scientifica rappresentativa della totalità dei dirigenti farmacisti del Ssn, oltre che il sindacato Sinafo e la Sifact” spiega Cavalieri. “Appare chiara nell’azione dell’onorevole la convinzione che un’indagine così importante non possa non coinvolgere proprio i dirigenti farmacisti del Ssn, che sono i professionisti rappresentativi dello Stato e degli interessi della Sanità pubblica quali interlocutori deputati a tale servizio”.L’intervento della capogruppo del Pd ha subito prodotto gli esiti sperati e le rappresentanze della farmacia ospedaliera sono state integrate nel calendario delle audizioni, la prima delle quali – quella appunto di Cavaliere – ha avuto luogo lo scorso 8 marzo.In linea con le previsioni i contenuti rappresentati dal presidente della Sifo, per il quale il modello distributivo dei farmaci garantito da diretta e dpc è una delle chiavi di volta della sostenibilità e dell’universalità del nostro sistema sanitario e va consolidato, approfittando dell’occasione rappresentata dal Pnrr e e dallo sviluppo della sanità terr
itoriale: le 1288 case di comunità previste dal Piano, così come gli ospedali di comunità, possono essere “nuovi punti distributivi di accesso qualificati per i cittadini” e garantire la piena presa in carico delle loro terapie tra ospedale e territorio, implementando l’access0 alle cure e garantendo al contempo il pieno controllo dei medici specialisti sulle stesse. Il presidente Sifo, in buona sostanza, ha tenuto a ribadire che la distribuzione diretta – i cui costi sono decisamente ridotti rispetto alla dpc (due volte minore, secondo le stime di analisi condotte anche sui costi diretti e indiretti) – deve mantenere la sua centralità, anche alla luce di “studi e dati su questa modalità distributiva del farmaco che sono nella disponibilità della Sifo”. E va considerato – ha voluto sottolineare Cavaliere – che le risorse risparmiate grazie alla diretta sono fondamentali non solo per la sostenibilità del sistema ma anche per garantire l’innovazione terapeutica.Cavaliere ha quindi auspicato scelte di politica sanitaria che assicurino e migliorino il modello dell’erogazione di farmaci in distribuzione diretta, in particolare per i farmaci che sono soggetti a prescrizione limitativa specialistica e che prevedono che il paziente ricorra più volte nel tempo alla struttura. Per questi farmaci, “quelli della diagnostica differenziale, della criticità terapeutica, del controllo periodico del paziente presso la struttura specialistica”, ha sostenuto il presidente della Sifo, servono condizioni in grado di determinare “una maggiore appropriatezza diagnostico-assistenziale, una verifica della compliance del paziente e uno strumento di monitoraggio del profilo di beneficio/rischio e di sorveglianza epidemiologica dei nuovi farmaci”, risultati che appunto possono essere assicurati soltanto con la diretta.Cavaliere, facendo ancora riferimento al Pnrr e in particolare alla Missione 6 che prevede lo sviluppo dell’assistenza di prossimità, anche attraverso la telemedicina, ha anche illustrato ai deputati della XII Commissione un progetto pilota di home delivery già predisposto dalla Sifo e “già pronto a partire con la partecipazione di tre Regioni italiane”, specificamente pensato per integrarsi nel nuovo modello di sanità territoriale. Il nuovo servizio di home delivery progettato da Sifo prevede la gestione da parte di un Centro Hub (ovvero la struttura del Centro prescrittore/Servizio farmaceutico ospedaliero) aperto all’integrazione funzionale di altri punti distributivi sul territorio (spoke, nell’ottica della farmacia dei servizi) con l’obiettivo di consegnare al domicilio del paziente o direttamente presso le Case o gli Ospedali di comunità quei farmaci erogati in distribuzione diretta ad alto contenuto tecnologico che non necessitano di un follow-up stringente presso la struttura specialistica. Un modello, ha spiegato Cavaliere, che – “gestito con una rete informatizzata e di logistica specializzata dal farmacista del Ssn”– offre tutte le garanzie per “integrarsi in modo coerente con il nuovo Piano territoriale del Pnrr”.In conclusione Cavaliere ha auspicato scelte politiche che, mantenendo la rotta sulle stelle polari dell’universalità e sostenibilità dell’assistenza in sanità, siano in linea con i modelli innovativi per la sanità pubblica previsti dal Pnrr e rafforzino dunque la distribuzione diretta anche attraverso “nuovi punti distributivi di accesso qualificati per i cittadini”, ovvero i già ricordati Case e Ospedali di comunità. Ma il presidente della Sifo ha anche dato voce al timore che la lunga stagione emergenziale per il Covid possa lasciare qualche strascico, a partire dalla tentazione (che già sembra albergare in qualcuno) di rendere istituzionali in sanità quelli che in tutta evidenza sono stati percorsi straordinari, come – questi i due esempi citati – la proroga dei Pt Aifa e la possibilità di attivare la distribuzione per conto per farmaci sotto monitoraggio dell’agenzia regolatoria nazionale. Scelte, ha spiegato Cavaliere, che sarebbero “lontane dal binario scientifico della qualità dei processi a
tutela della salute pubblica”.Nel suo intervento, Di Turi (nella foto qui a fianco) ha esordito provando a ridimensionare alcune convinzioni a larga diffusione e circolazione ritenute non del tutto corrispondenti alla realtà e alla verità dei fatti, a partire da quella dei pesanti disagi e oneri che i pazienti pagherebbero per accedere ai farmaci della distribuzione diretta. L’esponente di Fassid Sinafo ha ribaltato la prospettiva, riferendo che è molto spesso vero l’esatto contrario, ovvero che gli assistiti si sentono più a loro agio “in ambito ospedaliero e sanitario pubblico, riconoscendo agli operatori sanitari specialisti prescelti un grado di competenza superiore”. E in ogni caso, ha voluto precisare Di Turi, “le aziende sanitarie mettono in atto, laddove possibile, strumenti e strutture per favorire l’accesso dei pazienti, arrivando per i più fragili all’erogazione a domicilio, anche in collaborazione con le aziende farmaceutiche, come ad esempio progetti già operativi per la sclerosi multipla e per malattie rare”.A significare che è possibile – perché nessuno lo vieta – limitare eventuali elementi di ostacolo all’accesso, valutando le situazioni di ogni singolo territorio. Un’azienda sanitaria può benissimo, ad esempio, stipulare in piena autonomia o in accordo con la Regione, “per le postazioni orograficamente più svantaggiate e prive di accessi pubblici, convenzioni con le stesse farmacie private per alcune classi di farmaci”, ha detto Di Turi, ribadendo che “sotto il profilo sanitario e della compliance regna nell’immaginario comune un’idea sbagliata sui pazienti fragili, cronici e non solo”, che si rivolgono ai servizi pubblici. Che poi, a dirla tutta, sono l’ossatura portante di quella sanità pubblica patrimonio di tutti che ognuno, almeno a parole, ritiene irrinunciabile e da preservare e sviluppare in ogni modo…Di Turi ha spiegato come l’attuale modello distributivo consenta il continuo monitoraggio del paziente da parte del clinico e dei farmacisti coinvolti all’interno delle equipe multidisciplinari, spesso con il coinvolgimento dei Mmg e dei pediatri di libera scelta. “Non c’e` miglior modo di favorire la compliance del paziente e l’aderenza alla terapia che quello di essere seguito costantemente dalle stesse strutture eroganti il farmaco” ha spiegato il segretario generale di Fassid Sinafo, sottolineando come questo oggi sia garantito proprio dalla distribuzione diretta del farmaco nelle strutture pubbliche, favorendo in questo modo l’alleanza terapeutica tra sanitari e paziente.L’intervento del farmacista privato sull’aderenza alle terapie in un contesto che le variabili in gioco rendono complesso (rapporto con i Mmg e gli specialisti, problematiche sociali degli anziani, fattori socioeconomici, comunicazione inefficace, eccetera) non potrà mai essere dato per scontato, con buona pace di ogni asserzione e rassicurazione al riguardo: il miglior modo di favorire la compliance del paziente e l’aderenza alla terapia non può che essere quello di seguire costantemente il paziente attraverso le stesse strutture che erogano il farmaco. E questo, ha voluto rimarcare Di Turi, “a oggi è garantito dalla distribuzione diretta del farmaco dalle strutture pubbliche”.Di Turi ha quindi concluso con la considerazione che bisognerebbe riflettere molto e adeguatamente, prima di trasferire un’attività dalla sfera pubblica (e quindi da soggetti per definizione estranei alla logica del profitto) a quella privata, per la quale non si può dire altrettanto. E ha invitato “i decisori finali” a valutare per quello che valgono le indicazioni coerenti e tenaci dei professionisti dipendenti dalla pubblica amministrazione che continuano a insistere sull’utilità della distribuzione diretta, sottolineandone i profili di qualità a garanzia dei pazienti più fragili. Se i farmacisti ospedalieri e delle strutture continuano a farsi carico di una mole di lavoro decisamente impegnativa, ha argomentato la sindacalista, è perché credono fermamente che valga davvero la pena di farlo, avendo toccato con mano e valutato i risultati
positivi del loro lavoro. Primo e più importante tra tutti quello di aver contribuito negli ultimi venti anni “a fare in modo che questa modalità di erogazione e distribuzione dei farmaci sia stata decisiva per garantire la sostenibilità del sistema e l’accesso ai farmaci innovativi”.