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Edizione del 23/02/2022
Estratto da pag. 1
Auto, emissioni zero al 2035 e investire sulle rinnovabili. Così la transizione ecologica
«Stiamo mettendo molte risorse in termini di ammortizzatori, ne metteremo molte sul Pnrr», ha riferito il ministro Orlando all’incontro organizzato...
Il mondo che ruota attorno all’auto torna a pungolare il governo sulla transizione ecologica e lo fa dal palco del Teatro Q77 di Torino, su cui la Fiom ha radunato il ministro del Lavoro Andrea Orlando, il presidente di Federmeccanica Federico Visentin, il governatore del Piemonte Alberto Cirio e la numero uno dei metalmeccanici Cgil Francesca Re David. Una tavola rotonda moderata dal vicedirettore del Corriere della Sera Federico Fubini. Dal sindacato agli industriali passando per la politica locale, tutti al titolare del Lavoro hanno chiesto una direzione precisa verso l’orizzonte del 2035, l’anno che sancirà la scomparsa dei veicoli a emissioni inquinanti e una interlocuzione più serrata con Stellantis, il convitato di pietra della giornata. Tradotto quindi: una seria politica industriale.



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Fare tecnologie per le rinnovabili«Stiamo mettendo molte risorse in termini di ammortizzatori, ne metteremo molte sul Pnrr, a questo punto dobbiamo avere un accordo di programma generale che ci dica come si consolidano gli investimenti del principale player nel nostro Paese e chiedere garanzie su livelli occupazionali e sulla trasformazione della filiera», ha detto Orlando. La transizione ecologica non è solo rinunciare all’auto, ma fare più tecnologie per le rinnovabili che abbiamo comprato sinora in Germania e in Cina, ha poi aggiunto il ministro. «Io sono stato tacciato di “sovietismo” - ha detto -, penso però che senza la programmazione e gli investimenti, la transizione rischia di essere un bagno di sangue: un tavolo va fatto, non deve però servire solo a livelli rivendicativi, ma servono anche garanzie formali per non trovarsi tra dieci anni come ci troviamo oggi». E poi l’affondo di nuovo a Stellantis, ma senza mai menzionarla e che proprio oggi presentava utili 2021 triplicati e ricavi in salita del 14%: «Non possiamo chiamare politiche industriali l’assecondare le scelte dei grandi player, se la transizione ecologica è gestita così, avrà costi sociali altissimi: tutti i protagonisti di questa partita devono scoprire le carte e il governo deve chiedere garanzie che non chiedeva in passato».

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Dubbi sugli obiettivi al 2035Se alcuni, come Visentin, si domandavano se non fosse il caso di ricalibrare da parte dell’Europa il modo di raggiungere le emissioni zero al 2035 (cioè solo con l’auto elettrica), Orlando ha fugato ogni dubbio: «Io penso che il 2035 sia persino troppo tardi, non parlo solo dell’auto, il collasso ambientale è più prossimo di quanto pensiamo», è il timore del ministro. «Non so se sia realistico cambiare quell’obiettivo e intanto procrastinare temporaneamente, se però non succede, facciamo un piano B: all’Europa diciamo ok su quel termine, ma diciamo anche che gli investimenti non sono sufficienti. Con la ministra spagnola, mia omologa, infatti abbiamo discusso recentemente di trasformazione dell’ammortizzatore europeo “Sure” che alleggerirebbe bilanci nazionali e trasferirebbe risorse sulla transizione. Se mi si chiedesse cosa dovrei fare in politica industriale – ha concluso Orlando - direi che dobbiamo metterci nella condizione di fare accordi sui singoli pezzi della filiera e fare un ragionamento generale». Dal canto suo Francesca Re David, numero uno della Fiom Cgil ha tenuto a sottolineare come «per la prima volta sindacati metalmeccanici e Federmeccanica abbiano realizzato un documento comune. Questo dimostra la straordinarietà della crisi che riguarda il settore automotive. Parliamo dell’industria dell’industria, l’auto ha più componenti elettroniche di un aereo. Qualche decennio fa eravamo i secondi produttori, ora siamo l’ottavo - ha continuato Re David —. Marchionne non aveva capito l’elettrico e ora siamo in grande ritardo. Manca una politica di sistema e manca la consapevolez
za che non sono sufficienti gli incentivi. Con il governo non abbiamo nessuna interlocuzione aperta. Sono necessari nuovi ammortizzatori sociali che sostengano la transizione. Ci vuole un riferimento unico presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri che possa coordinare le scelte per salvaguardare l’industria e l’occupazione nel settore automotive».

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Il futuro dell’autoVisentin ha ribadito l’urgenza della riconversione, «un tema che va affrontato per tempo, ma accanto a interventi emergenziali mi aspetto vengano aggiunti anche interventi strutturali. Con le sigle metalmeccaniche stiamo sollecitando un sistema con innovazione di metodo, non è così scontato che ci mettiamo a fare politica industriale». Ecco ancora la grande bussola che chiedono imprenditori, sindacalisti e fornitori al governo Draghi. Lo stesso ha fatto il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, incalzando Orlando: «Io vorrei sapere cosa vede il governo Draghi per il Piemonte nel futuro dell’auto. L’auto è nata qui, dalle mani della gente, il Piemonte paga un terzo degli stipendi della manifattura, allora pretendo che mi si dica quale è il futuro dell’automotive in questa regione. Abbiamo fatto pressioni – continua Cirio -, se vogliamo un fare piccolo passo, facciamolo. Bene gli incentivi per le auto meno inquinanti come la 500 elettrica e te li do, ma poi mi garantisci i livelli occupazionali».



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