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Edizione del 11/02/2022
Estratto da pag. 1
L`Italia verso la riapertura (ma senza fretta). Il nodo green pass
A piccoli passi l''Italia va verso la riapertura ma il green pass resterà in vigore ben oltre la fine dello stato di emergenza Il Primato Nazionale
Roma, 11 feb – A due anni dall’inizio della pandemia, e con un certo ritardo rispetto agli altri Paesi Ue, l’Italia va verso la riapertura: oggi via le mascherine all’aperto e a marzo si rivedranno le restrizioni sul green pass. Il 31 marzo infatti scadrà lo stato di emergenza sanitaria, prorogato per due anni e poi rinnovato per altri tre mesi. A quanto pare il governo non intende rinnovarlo ulteriormente. Tuttavia il green pass – non è ancora chiaro in che modalità (super o base) – resterà in vigore ben oltre quella data. Si parla di almeno metà giugno (il 15 infatti scadrà l’obbligo vaccinale per gli over 50).

Oggi riaprono anche le discoteche dopo uno stop lunghissimo. Il 1° aprile invece, allo scadere dello stato di emergenza, potrebbe cadere anche l’obbligo di mascherina al chiuso. Ma è sulle restrizioni imposte dall’obbligo di green pass che i governatori sono in pressing su Palazzo Chigi. Anche perché il quadro epidemiologico è in netto miglioramento, con contagi e ricoveri in calo. La variante Omicron a tutti gli effetti sembra essere meno pericolosa delle precedenti. A ciò si aggiunga l’alto tasso di vaccinazione (l’Aifa ha escluso la quarta dose) e l’alta percentuale di guariti: una situazione in cui non solo si può ma si devono allentare le restrizioni.

“La pandemia è diversa, il virus è diverso, la situazione è molto diversa – sottolinea il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga – dobbiamo cambiare approccio ed essere pragmatici”. Il sottosegretario alla Salute Andrea Costa apre: “Credo che già dal mese di marzo si possa prevedere un allentamento del green pass, graduale, partendo dai luoghi all’aperto“. Ma l’altro sottosegretario Pierpaolo Sileri è più cauto, sottolineando che “sicuramente andrà fatta una revisione” del sistema con la fine dello stato d’emergenza. Ma “è prematuro” pensare di toglierlo prima.

Sileri, invece, non esclude che si possa dar seguito prima del 31 marzo ad una delle tante richieste delle Regioni fin qui respinta dal governo: l’abolizione dell’isolamento per i positivi asintomatici. “Credo che, come la Gran Bretagna, arriveremo alla revoca dell’isolamento quando sarà dimostrata la sicurezza e gli ospedali saranno molto più vuoti”. Al di là delle singole posizioni, è comunque possibile che si comincerà ad eliminare l’obbligo del super green pass (vaccinati e guariti) prima del 31 marzo per tutte quelle attività in cui è previsto all’aperto. Dai ristoranti agli stadi, e per quelle in cui serve il green pass base (con tampone negativo), negozi, servizi alla persona, banche, uffici postali e uffici pubblici.

Il passaggio fondamentale, comunque non prima della fine dello stato d’emergenza, potrebbe invece riguardare i locali al chiuso – cinema, teatri, musei, ristoranti – e mezzi di trasporto locali. Mentre l’obbligo di certificazione verde dovrebbe rimanere su quelli a lunga percorrenza. Per arrivare poi, a giugno, ad eliminarlo nei luoghi di lavoro. Intanto, un piccolo passo in avanti si compie con un emendamento di Italia Viva al decreto legge della vigilia di Natale in conversione al Senato e approvato in Commissione affari sociali. Dal 10 marzo sarà nuovamente possibile visitare i familiari ricoverati in ospedale, per 45 minuti al giorno.

E sempre a marzo, dal 1°, hanno già annunciato Speranza e il sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali, le capienze di stadi e palazzetti saliranno rispettivamente al 75% e al 60% con l’obiettivo di riaprirli completamente. “Credo che si potrà arrivare al 100% – conferma Costa – e il campionato finirà con gli stadi pieni”.

Resta invece ancora aperto il confronto con le Regioni per modificare i conteggi dei ricoveri, con i governatori che da tempo chiedono di distinguere ricoverati per Covid da quelli con Covid. Il punto è che con il sistema dei colori ancora in vigore le regioni rischiano restrizioni non giustificate dal quadro epidemiologico reale. In tal senso il tavolo ministero-regioni non si è ancora chiuso ma Costa mette le mani avanti. “Anche se dovessim
o distinguere con maggior nettezza questo aspetto, non risolveremo il problema di rimettere gli ospedali in condizioni di riprendere l’attività ordinaria. Poiché – spiega il sottosegretario – se in ospedale ho un positivo, al di là di quale sia la patologia, questo presuppone personale addetto e reparto specifico”.

Adolfo Spezzaferro

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