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Dir. Resp.
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Edizione del 10/02/2022
Estratto da pag. 1
PESCARA. Un lungo incontro per fare il punto sul futuro delle spiagge abruzzesi, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che a novembre ha sconvolto i balneatori anticipando di 10 anni, dal 2033 al 2023, la scadenza delle loro concessioni demaniali per aprire alla libera concorrenza. L’assessore regionale al Demanio Marittimo, Nicola Campitelli, ha incontrato a Pescara le associazioni di categoria Sib-Confcommercio, Ciba-Confartigianato, Fab-Cna, Fiba-Confesercenti, Assobalneari-Confindustria, Società Italiana Salvamento e Fisa, anticipando i temi del tavolo tecnico sul rinnovo delle concessioni balneari che saranno affrontati nella Conferenza Stato-Regioni di oggi. Alla riunione hanno partecipato anche il presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, e i capigruppo di maggioranza, Vincenzo D’Incecco e Guerino Testa. «Ho ascoltato le voci preoccupate dei rappresentanti dei balneatori», ha detto Campitelli, «ho anche avuto modo di sottolineare l’apertura di un tavolo tecnico che ci sta aiutando ad individuare la migliore soluzione. La Regione Abruzzo è stata, è e sarà sempre attrice protagonista di questa vicenda, essendo stata la prima a difendere il proprio operato nella seduta plenaria presso il Consiglio di Stato. In aggiunta», ha proseguito Campitelli, «la Regione Abruzzo ha da tempo approvato un Piano demaniale regionale. La richiesta dei balneari è stata chiara: prima di partecipare a qualsiasi iniziativa di evidenza pubblica, bisogna tenere conto del valore aziendale per evitare che, nel prossimo futuro, possano sorgere dei contenziosi che nessuno può permettersi. È stato ribadito che il ruolo delle aziende balneari è fondamentale poiché svolgono un servizio pubblico come quello del salvamento». La sentenza del Consiglio di Stato ha messo a rischio le attività di 250 imprese (quasi tutte a conduzione familiare o storiche) tra Pescara (101) Montesilvano e Francavilla (750 complessivamente da Martinsicuro a San Salvo, 33 km di spiagge abruzzesi occupate dai lidi) oltre alle migliaia di lavoratori dell’indotto. Il rischio per gli imprenditori del mare è di dover riconsegnare (asta o evidenze pubbliche) le concessioni entro 2 anni, nel 2023. Con dieci anni di anticipo rispetto a quanto stabilito dalla legge nazionale 145 del 2018 che aveva esteso la proroga al 2033. A fine dicembre, una folta rappresentanza di balneatori abruzzesi era scesa in piazza a Roma, annunciando il ricorso in Cassazione contro la sentenza del Consiglio di Stato. «Faremo ricorso in Cassazione», assicura Riccardo Padovano, presidente della Sib-Confcommercio, «sono fiducioso anche in virtù dell’appoggio della Regione. Ma mi auguro anche di riuscire presto ad incontrare il presidente del Consiglio per discutere di questo». Al momento, però, la situazione dei balneatori resta in stallo, nell’attesa che il governo comunichi come gestire le concessioni dopo la sentenza choc del Consiglio di Stato. Ieri c’è stato un primo incontro tra i legali delle associazioni di categoria e alcuni tecnici del governo. «Ma al momento da Palazzo Chigi mancano risposte concrete», sottolinea Giuseppe Susi, presidente di Fiba Confesercenti, «noi abbiamo presentato delle proposte e attendiamo indicazioni. La mia paura è che, nel 2023, ogni Comune decida di regolare a modo proprio la concessione delle spiagge, mentre bisognerebbe tutelare chi sopravvive da anni grazie a quelle spiagge». Nel frattempo, molti balneatori non hanno il coraggio di investire sul proprio demanio, con il timore che fra due anni tutto possa andare perduto. «Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, prevede crediti di imposta agevolati all’80%», spiega Stefano Cardelli, rappresentante di Ciba Confartigianato, «per chi decide di investire nell’efficientamento energetico e nell’abbattimento delle barriere architettoniche. Ma bisogna mantenere la concessione per almeno 5 anni: molti non hanno questa certezza e sono restii ad investire. Così si rischia di bloccare l’economia dell’intero settore».