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Edizione del 09/02/2022
Estratto da pag. 1
Adesso scende anche la curva dei ricoveri, le terapie intensive tornano da Zona gialla e Acquaroli insiste: «Sistema dei colori da rivedere»
ANCONA - Siamo nella discesa dell’ottovolante, con la curva dei contagi che rotola su una china ripida quasi quanto s’era impennata in alto da metà gennaio, spinta da quel formidabile propellente che è stata la variante Omicron. I nuovi positivi nelle Marche sono ancora migliaia ogni giorno - ieri 3.152, il 38,4% dei tamponi testati per diagnosi - ma l’incidenza settimanale continua a scendere in picchiata, planando a quota a 1.513 casi ogni 100mila abitanti, un 30% in meno rispetto a 7 giorni prima, con una flessione che procede da quasi due settimane. E mentre stenta ancora ad abbassarsi il grafico dei decessi (ieri altri nove, pazienti tra i 62 e i 102 anni) comincia ad allinearsi al calo dei contagi anche la curva dei ricoveri per Covid. I pazienti positivi sono in diminuzione grazie allo scudo dei vaccini e alla prevalenza assoluta di una mutazione genetica del virus come Omicron, più contagiosa ma meno patogena della cugina Delta. In totale i pazienti Covid nelle Marche sono scesi ieri a 366, 11 in meno del giorno prima, con un -9 in area medica e un -2 in terapia intensiva. Con i 50 ricoverati positivi di ieri nei reparti intensivi (su 256 posti disponibili) le Marche tornano mezzo punto sotto la soglia di saturazione del 20% e anche i ricoveri in area medica (316 su 1.027 posti letto) si avviano a rientrare nel limite del 30%, superato solo di sette decimali. Insomma, con un paradosso largamente prevedibile, al secondo giorno di ritorno in zona arancione le Marche hanno di nuovo numeri da zona gialla. Ma con le regole attuali sui colori delle Regioni, anche certificando nel monitoraggio di venerdì prossimo il rientro sotto soglia di almeno uno dei tre parametri (oltre ai ricoveri, l’incidenza dei casi), le Marche dovrebbero poi confermare per altre due settimane consecutive i numeri da zona gialla, prima di tornare a un colore meno intenso dell’arancione.
Niente restrizioni Anche per questo non se ne fa proprio una ragione il governatore Francesco Acquaroli, che insiste nel preoccuparsi dei contraccolpi per l’economia regionale del passaggio in arancione, parlando addirittura di lockdown, benché il cambio di colore non produca alcun effetto per il 90% circa dei marchigiani, quelli dotati di Green pass rinforzato, e nessuna attività economica subisca riduzioni di orario o di attività. «Un mese fa avevamo un trend di ricoveri sostenuto, mentre oggi abbiamo visto che il trend si è invertito e siamo arrivati in arancione un mese e mezzo dopo», diceva ieri il presidente a margine del consiglio regionale, per sottolineare una discrepanza tra la situazione reale e le misure adottate dall’ultima Cabina di regia. Il governatore Acquaroli lunedì ha scritto una lettera al suo omologo del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, affinché come presidente convochi una Conferenza delle Regioni. I governatori da tempo sollecitano l’abolizione delle zone a colori, chiedendo di mantenere un surplus di restrizioni solo in fascia rossa. Ma il Governo, almeno per ora, sembra intenzionato a mantenere il sistema multicolor, limitandosi a cancellare ogni restrizione (persino in zona rossa) per chi è in possesso di certificazione verde rinforzata, vaccinati o guariti da meno di sei mesi. Anche l’ultima decisione annunciata, l’abolizione dell’obbligo di mascherine all’aperto da venerdì in tutta Italia, cancella l’unica differenza tra zona bianca e gialla. Il calcolo Quasi scontato invece che con il prossimo decreto anti-Covid, atteso tra oggi e domani, il Governo modifichi il sistema di calcolo delle saturazioni dei reparti, in particolare quelli ordinari, conteggiando solo i ricoverati per il Covid e non con il Covid. Quest’ultima categoria, malati che si ricoverano per tutt’altro tipo di patologie e si scoprono positivi al test d’ingresso in ospedale, al momento sta effettivamente “gonfiando” i numeri dei reparti Covid. «I positivi senza sintomi ricoverati per altre patologie sono percentualmente un numero importante», diceva ieri Acquaroli.
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