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Edizione del 08/02/2022
Estratto da pag. 1
l’intervista
Mezzogiorno, 8 febbraio 2022 - 08:40
Trombetti: «Ormai solo l’Università produce classe dirigente»
L’ex rettore: «Manfredi ha collaborato con Caldoro, con Cosenza e con me. Non arriva da una posizione avversaria, ma tende a creare concordia non scontri»
di Simona Brandolini
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«Quella di Caldoro l’ho vista oltre che come un’apertura di credito nei confronti di Manfredi, come una sfida. Stefano dice: Manfredi è baricentrico al sistema politico, non è un marziano. Ed è vero. È espressione di un gruppo che ha occupato ruoli dirigenziali nella vita istituzionale di Napoli e del Paese. Cominciando da Nicolais, passando per me e Cosenza. È figlio di quella generazione. Di quella classe dirigente cresciuta nella Federico II. Fermo restando le capacità di analisi e sintesi dell’uomo che sono fuori discussione». Guido Trombetti, ex rettore e ex assessore regionale della giunta Caldoro, parla raramente e pubblicamente di politica. Ma quando ha letto della benedizione di Caldoro a Manfredi («un punto di riferimento», le parole dell’ex presidente campano) qualcosa in lui è scattato. «Perché Manfredi è figlio di una generazione, un moderato di natura e cultura. Portato a posizioni baricentriche. Manfredi ha collaborato con Caldoro, con Cosenza e con me. Non arriva da una posizione avversaria, ma tende a creare concordia non scontri».
Dopodiché Caldoro dice anche che non deve schiacciarsi e essere schiacciato da Vincenzo De Luca. Insomma prendere posizione quando serve. «L’impossibile non si può chiedere a nessuno. Manfredi e De Luca sono due personalità di rilievo, ma completamente diversi per cultura e temperamento. Nessuno pensi che la mitezza del sindaco significhi però che farà sconti. Lo dico a ragion veduta, avendolo conosciuto e avendo lavorato gomito a gomito, lui era il mio delegato al bilancio quando ero rettore. Ad un’analisi superficiale può apparire soccombente. Ma la risposta verrà dai fatti. Certo nessuno si aspetti un Manfredi rissoso incendiario. Non è nel suo dna».
Un primo esempio è la vicenda del San Carlo, con la Regione che ha già tagliato 3 milioni e 700 mila euro di fondi e minaccia di tagliarne ulteriori. Il sindaco è anche presidente della Fondazione che gestisce il lirico. «Certo se il comune di Napoli venisse estromesso dal San Carlo potremmo dire che Manfredi è soccombente, ma non mi sembra che per ora sia questa la situazione. Poi una cosa è l’understatement, altro è chiarire da che parte si è. Sul governo Draghi ha espresso una distanza siderale da De Luca. E tutta la partita politica si gioca attorno a Draghi».
Cioè lei vede come Caldoro un dualismo, da una parte i governisti dall’altra chi non lo è? «In un certo senso sì. Potremmo avere una scomposizione e una ricomposizione in termini diversi. Mara Carfagna al Corriere ha detto una cosa di grande semplicità e grande acume. Noi ci dobbiamo presentare davanti agli elettori tra un anno con dei risultati. Con quali? Con quelli del governo Draghi. Dunque la formazione potrebbe essere quella del governo, o almeno con pezzi del governo. Forse l’unica entità immutata sarà il Pd. Tutti gli altri potrebbero spezzettarsi. E poi ricomporsi. Intorno a questo quadro bisogna misurarsi».
Tradotto localmente? «Se De Luca dà un giudizio non lusinghiero sul governo Draghi e Manfredi sì di fatto si tratta di una scomposizione, di un bipolarismo locale. Caldoro è un politico di razza, quando parla di Manfredi parla anche della sua storia».
E dice che è un punto di riferimento. «Più che punto di riferimento, Manfredi è uno snodo. Anche De Luca e Caldoro sono rispettivamente punti di riferimento. Sono tutti in movimento. Siamo di fronte ad una polverizzazione non statica. Porterà a ricompattare ad un certo punto. E quindi anche localmente. Non riesco a vedere Manfredi, De Luca, Caldoro fuori dallo scenario nazionale».
Braccio destro di Manfredi è il suo ex collega di giunta, Edoa
rdo Cosenza. Cos’è? Trasversalismo? «Io sono un cattolico di sinistra, Edo è altro, Manfredi altro ancora. Ma il collante per noi tutti è l’università. In una società che ha difficoltà a produrre classe dirigente, l’università è una delle poche istituzioni che continua a produrne. Per il resto Cosenza in giunta è un tigre nel motore».
Come giudica questi primi mesi di governo? «Facciamo un esempio: la movida. Un problema sentito, perché da anni è stato lasciato in libera e caotica evoluzione. Ci sono tanti bravi ragazzi, ma anche criminali. Nessuno ha la bacchetta magica. Ma intervenire sul problema mi è sembrato un bel segnale. Sulla pulizia delle strade e sui rifiuti, invece, non si vede ancora niente. Insomma occorre aspettare ancora per dare giudizi seri».
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8 febbraio 2022 | 08:40
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