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Edizione del 31/01/2022
Estratto da pag. 1
ERBE AROMATICHE, spezie, piante officinali, un comparto in fortissima crescita nelle abitudini di consumo degli italiani, che le usano non solo in cucina per aromatizzare gli alimenti ma anche per le loro proprietà benefiche e antiossidanti (tisane, decotti ecc) nonché per molte preparazioni farmacologiche e cosmetiche. E anche per usi ornamentali. Quindi, peperoncino, basilico, prezzemolo, rosmarino, salvia, timo, maggiorana, alloro, lavanda, erba cipollina, finocchio selvatico, melissa, menta piperita, origano, pimpinella sono essenze preziose nelle tante cucine regionali del Belpaese, ma insieme offrono qualità benefiche per la cura dell’uomo, attraverso la fitoterapia.
Anni fa la Cia-Agricoltori italiani in uno studio parlò di un fatturato di 400 milioni di euro che arriva a 600 milioni se si considerano l’omeopatia e la cosmesi naturale. E di attività connesse alla produzione e alla commercializzazione che impegnano più di 30.000 addetti, erboristerie comprese. Numeri oggi forse inadeguati per difetto, tant’è che il settore oggi potrebbe valere attorno al miliardo di euro. Recentemente è stato raggiunto in Conferenza Stato-Regioni un accordo per un decreto sulle piante officinali che sarà un volano per la creazione di nuove imprese agricole dedite alla coltivazione e alla prima trasformazione. Il testo definisce l’elenco delle specie, la disciplina per la coltivazione e la gestione agronomica . Viene normata, infine, la raccolta delle specie officinali spontanee e delegata alle Regioni la creazione di un elenco delle stesse.
A bilancio ci sono fondi in finanziaria per 1,5 milioni di euro nel triennio. Da un report Ismea del 2013 risulta che le superifici coltivate superano i 1500 ettari e che i prodotti che hanno la maggiore valenza economica sono il mirtillo nero (impieghi stimati in 15 milioni di euro); gli stigmi di zafferano (9,8 milioni); la radice di ginseng (9,4 milioni); il pepe (8,1 milioni). Le superfici coltivate (dati 2012, fonte Fippo) più ampie sono dedicate a menta dolcepiperita (253 ettari), lavanda (136 ettari) e camomilla (123 ettari). Il boom dei consumi ha fatto aumentare l’import, che oggi vale più o meno il 30% del settore.
Un settore affine alle piante aromatiche è quello del florovivaismo, che ha fissato la data della sua fiera, il Flormart, a Padova dal 21 al 23 settembre 2022. Flormart è la fiera storica del settore, organizzata per la prima volta nel 1974 e giunta alla sua 71° edizione. Rappresenta da sempre la vetrina internazionale del florovivaismo e il momento di business matching tra chi produce le piante, i materiali, gli arredi, i mezzi di produzione e gli utilizzatori, vivaisti, grandi centri di giardinaggio, costruttori del verde, enti pubblici, gruppi immobiliari italiani ed Europei, i buyer italiani e esteri. A partire dal 2021 un accordo decennale con Padova Hall ha dato vita ad una partnership che affida l’organizzazione di Flormart a Fiere di Parma ma che mantiene la manifestazione ancorata alla città di Padova e al suo quartiere fieristico. Il comparto florovivaistico italiano rappresenta in termini di valore circa il 5% della produzione agricola nazionale, con un fatturato di circa 2,6 miliardi di euro (elaborazione Crea su Istat, 2020). La produzione è composta per il 52% dal comparto piante in vaso e dal vivaismo (alberi e arbusti) e per il rimanente da fiori e fronde freschi recisi. Da sola l’Italia rappresenta circa il 15% della produzione dell’Europa comunitaria. L’export è cresciuto del 33,14%, a valore, nei primi 6 mesi del 2021, rispetto allo stesso periodo del 2020 (dati Ice).
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