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Edizione del 28/01/2022
Estratto da pag. 1
Il Piano Nazionale AIDS tra prevenzione e futuro
27 gennaio 2022 - Il Piano Nazionale PNAIDS (HIV e AIDS), approvato con intesanella Conferenza Stato-Regioni del 26 ottobre 2017, prevede interventi diprevenzione, informazione, ricerca, assistenza, cura, sostegno all’attività divolontariato, sorveglianza epidemiologica, formazione e aggiornamento deglioperatori, strategie di informazione in favore sia della popolazione generale,sia di quella con comportamenti a rischio. Non solo. L’attenzione inparticolare è focalizzata sulla lotta alla stigmatizzazione e sulle attività diprevenzione. Fra queste ultime, le attuali evidenze scientifiche attribuisconoun ruolo fondamentale all’estensione come prevenzione (TasP) delle terapieantiretrovirali (ARV). Oltre a questo, esiste ancora un sommerso importante dafar emergere, per poter interrompere la catena di infezioni. In quest’ottica èrichiesto impegno nel favorire l’accesso al test, la diagnosi precoce,l’aderenza al percorso di cura e in particolare al trattamento.In questo scenario l’attuale pandemia da Covid 19 ha complicato larealizzazione di queste attività, per cui risulta necessario fare il puntodelle azioni da mettere in campo ora e nel futuro post pandemico. Da doveripartire? Per rispondere a questa domanda, Motore Sanità ha organizzato ilwebinar “HIV Romagna – Una pandemia silenziosa”, realizzato grazie alcontributo incondizionato di Gilead e IT-MeD.“L’identificazione precoce dell’infezione da HIV nella popolazione infetta einconsapevole è tra gli obiettivi non solo del Piano Nazionale AIDS 2017-2019,ma anche tra gli obiettivi per il controllo delle infezioni croniche dei PianiRegionali e Locali di Prevenzione”, puntualizza Lucia Ferrara, LecturerGovernment Health & Not for profit Division, SDA Bocconi. “Tuttavia, nonostantesia disponibile l’accesso al test attraverso vari canali, una proporzioneelevata delle nuove diagnosi viene ancora effettuata tardivamente e circa il17% dei portatori non ne è consapevole. Il progetto APRI aveva fatto emergereun accesso al test abbastanza capillare in tutte le Regioni: nel 79% delleRegioni italiane sono stati effettuati dei programmi regionali per favorirel’accesso al test e il counselling, tuttavia è ancora ridotto il ricorso aprogetti sperimentali per favorire l’accesso al test, i modelli organizzativisono ancora molto differenti anche all’interno della stessa regione e il 20%delle Regioni non esegue il test HIV nei servizi delle tossicodipendenze.Occorre pertanto continuare a lavorare sulle condizioni per aumentare il tassodi screening a livello territoriale, agendo sulle connessioni tra servizi allapersona e alla comunità e facendo leva sull’esperienza Covid-19 che hadimostrato che, con la giusta organizzazione di aspetti logistici edistributivi, è possibile realizzare una grande quantità di test in breve tempoe in modo efficace. Non solo. È necessario potenziare e riconoscere ilcoinvolgimento nelle attività di screening e testing HIV di attori, quali ilterzo settore e le associazioni di categoria, che sono stati tradizionalmentein prima linea nella lotta dell’HIV e sfruttare le opportunità connesse con ilPNRR e l’attuale proposta di riforma del Distretto e dei servizi territoriali,che attribuiscono un ruolo centrale alla comunità”.Sul tema si è espressa anche Valentina Solfrini, Servizio AssistenzaTerritoriale, Area Farmaci e Dispositivi Medici, Regione Emilia-Romagna: “Misembra rilevante e importante ragionare su quali sono le modalità diprevenzione, diagnosi e cura dell’HIV in regione Emilia Romagna attraversoalcuni elementi fondamentali. Uno è che si riunisce regolarmente un grupporegionale di coordinamento sull’HIV che deve promuovere la diffusione distrumenti di comunicazione, documenti di descrizione degli interventi peraumentare la prevenzione, il trattamento, la precocità della diagnosi. Tuttoquesto nelle indicazioni di misurare i dati di come ci si confronta tra aziendesanitarie sul numero di pazienti gestiti, di persone sottoposte ai test diprevenzione e di precoce diagnostica. La regione Emilia Romagna, quindi, ha unsistema molto importante e rilevante di gesti
one di tutto quello che dovrebbedare applicazione anche al Piano Nazionale PNAIDS (HIV e AIDS), recentementedeliberato”.[80x15]Licenza di distribuzione:Riccado Thomasaddetto comunicazione - Panaceascs