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Edizione del 26/01/2022
Estratto da pag. 1
Medicina generale. Tra i presidenti delle Regioni non c’è l’accordo sul documento messo a punto da Ministero e Assessori alla Salute. E si allarga il fronte di chi propone la dipendenza
Sembrava tutto fatto ma proprio in vista del traguardo i governatori non hanno trovato l’accordo sulle linee guida per il medico di famiglia del futuro. Domani nuovo incontro con il Ministro Speranza per trovare la quadra. A rilanciare il passaggio alla dipendenza è stata per prima la Campania e a seguire Veneto, Toscana e Lazio che chiede quantomeno che la dipendenza sia opzionabile dagli stessi mmg. Sul fronte opposto a difesa del documento Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte
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Medicina generale. Tra i presidenti delle Regioni non c’è l’accordo sul documento messo a punto da Ministero e Assessori alla Salute. E si allarga il fronte di chi propone la dipendenza

di Luciano Fassari

Sembrava tutto fatto ma proprio in vista del traguardo i governatori non hanno trovato l’accordo sulle linee guida per il medico di famiglia del futuro. Domani nuovo incontro con il Ministro Speranza per trovare la quadra. A rilanciare il passaggio alla dipendenza è stata per prima la Campania e a seguire Veneto, Toscana e Lazio che chiede quantomeno che la dipendenza sia opzionabile dagli stessi mmg. Sul fronte opposto a difesa del documento Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte



25 GEN - Doveva essere approvato la scorsa settimana dalla Conferenza delle Regioni il documento che detta le nuove direttrici del nuovo ruolo per i medici di famiglia. Una proposta che in sostanza prevede un orario di 38 ore settimanali (di cui 20 a studio, 12 nei distretti e 6 nelle Case della Comunità) ma con un rapporto che rimane di natura convenzionata con la conferma del rapporto fiduciario con i pazienti.

 

Sembrava tutto fatto anche perché la stesura del documento era stata condivisa tra il Ministero della Salute e gli Assessori alla sanità regionali con l’assenso (più o meno digerito) dei sindacati maggiori. L’ok avrebbe fatto partire il percorso con una norma di legge cui si sarebbe ancorato il documento che avrebbe rappresentato un vero e proprio atto d’indirizzo per far partire le trattative della nuova convenzione dopo che proprio la scorsa settimana era stato firmato il ‘vecchio’ Acn 2016-2018.

 

L’unico nodo da sciogliere sembrava la volontà del Ministero di inserire nella norma di legge una clausola che assegnava al Ministero la facoltà di sostituire le Regioni se entro 6 mesi non si fosse giunti ad un’intesa con i sindacati sulla nuova convenzione per non rischiare di non rispettare il timing imposto dal Pnrr.

 

Ma proprio sul traguardo, quando il documento approvato dagli assessori è giunto sul tavolo dei presidenti, si è tutto bloccato. A quanto si apprende a guidare il fronte del no è stata la Regione Campania che avrebbe giudicato inopportuna l’ingerenza del Ministero della Salute su competenze regionali visto che è il Comitato di settore Regioni-Sanità a scrivere l’Atto d’indirizzo. Inoltre secondo la Regione il documento così come presentato sarebbe troppo orientato a tutelare le volontà dei principali sindacati e che l’unica strada che si dovrebbe intraprendere invece è quella della dipendenza.

 

Una posizione, quella sulla dipendenza che, sempre a quanto si apprende, sarebbe gradita anche a regioni come Toscana e Veneto con il Lazio che vorrebbe quantomeno inserire una possibilità di scelta da parte dei professionisti.

 

A difendere il documento invece sono le regioni guida della Commissione Salute (Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia) che hanno partecipato attivamente alla stesura giudicata un compromesso virtuoso.

 

Ed ecco che domattina presto ci sarà proprio un incontro tra le Regioni e il Ministro della Salute proprio per dipanare le nubi e accelerare su l’unica vera riforma sanitaria del Pnrr.

 

Luciano Fassari

25 gennaio 2022

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