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Edizione del 10/01/2022
Estratto da pag. 1
Fdi attacca Bini sul nucleare: «Tanti dubbi su tempi e criticità»
Rizzetto e Scoccimarro contro l’assessore alle Attività produttive. No anche di Legambiente
TRIESTE. Fratelli d’Italia si oppone a qualsiasi ipotesi di ritorno al nucleare in Italia come, invece, auspicato dall’assessore alle Attività produttive Sergio Bini. E lo fa non soltanto per bocca di Walter Rizzetto, parlamentare meloniano e coordinatore regionale del partito, ma anche attraverso Fabio Scoccimarro, assessore all’Ambiente ed energia che apre, così, un (piccolo) caso all’interno della giunta di Massimiliano Fedriga.«Sono molteplici le criticità legate alle attuali tecnologie nucleari – ha attaccato Rizzetto –: alto costo economico di produzione, smaltimento delle scorie radioattive, tempi oltremodo lunghi di realizzazione delle centrali. Ed è impossibile, ancora, garantire il rischio zero per la salute pubblica nel breve e nel lungo periodo. Probabilmente qualcuno, senza nessuna base tecnica o confronto, ha scordato ben due referendum celebrati nel nostro Paese e che hanno dato un esito inequivocabile».Una posizione di contrarietà, questa, ribadita anche da Scoccimarro. «Non ho mai nascosto le mie perplessità su Krško2 – spiega l’assessore –. Mi confronto ogni giorno con autorevoli esperti nazionali oltre che con i dirigenti, funzionari e professionisti della Direzione regionale, in particolare riguardo al tema dell’energia e dello sviluppo sostenibile. Quando si parla di nucleare bisognerebbe farlo con le basi di confronto tecnico-scentifico perché esistono diverse criticità legate alle attuali tecnologie e il tema va discusso con cautela e ampia condivisione». I meloniani, quindi, hanno sottolineato poi come «l’emergenza climatica ci chiede di dimezzare le emissioni di Co2 entro dieci anni e non si capisce come il nucleare possa rappresentare uno strumento utile, se richiede decenni per sviluppare le nuove tipologie, tipo la “IV generazione”».E se la senatrice del Pd Tatjana Rojc ha sostenuto che «per bocca del suo assessore alle Attività produttive, Massimiliano Fedriga si adegua all’ultimo spot politico di Matteo Salvini sul nucleare, che non è certo una soluzione alle bollette visto non può essere riattivato in meno di dieci anni e porta con sé il “problemino” delle scorie radioattive», una bocciatura completa arriva anche da parte di Legamebiente del Friuli Venezia Giulia.«Rimaniamo stupiti – ha attaccato il presidente Sandro Cargnelutti – dalla faciloneria con cui l’assessore Bini, rilancia il nucleare in Italia e le trivelle nell’Adriatico. Oggi le tecnologie che utilizzano le fonti rinnovabili a disposizione sul mercato sono in grado di produrre elettricità a costi di gran lunga inferiori senza emettere anidride carbonica, né produrre scorie radioattive o aumentare i rischi di incidenti catastrofici. Ormai le centrali nucleari vengono costruite soltanto perché i governi le finanziano con il denaro pubblico e si impegnano a coprire la differenza del costo di produzione, sempre con denaro pubblico, per mantenere in vita quell’industria (dove ancora esiste), e sempre rinviando e scaricando sulle generazioni future i costi di dismissione, smaltimento e deposito delle scorie a lungo termine».Cargnelutti, quindi, non si ferma qui ma va oltre e cassa anche l’idea di nuove trivellazioni nell’alto Adriatico. «Basta ricordare – conclude – che le riserve italiane di idrocarburi sono davvero poca cosa: è stato calcolato che tutto il petrolio, una volta estratto, basterebbe a soddisfare il fabbisogno energetico nazionale di due mesi mentre il gas sarebbe sufficiente sì e no per un anno. E poi sono un driver per la transizione energetica? Nucleare e combustibili fossili rappresentano, anche culturalmente, il passato, e tutte le chiacchiere per magnificarne il ruolo sono fumo negli occhi e sottrazione di impegno nei confronti della improrogabile riconversione ecologica delle produzioni di energia».

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