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Edizione del 04/01/2022
Estratto da pag. 1
Scuola, è scontro sulla riapertura. Il governo tira dritto: «Nessun rinvio». Le Regioni non mollano
Continua lo scontro tra governo e Regioni sul rientro a scuola. Per il governo il ritorno in classe rimane programmato per il 10 gennaio
Continua lo scontro tra Regioni e governo sul rientro a scuola dopo le vacanze di Natale. Il ritorno in classe rimane programmato per il 10 gennaio, secondo la posizione del governo. Ma alcune Regioni spingono per il rinvio della riapertura e il ricorso alla Dad davanti all’ondata di contagi Covid spinti dalla variante Omicron. Mentre la Lombardia sospende le attività doposcuola di asili nido e materne, i governatori – che si riuniscono oggi – prospettano nuove proposte da sottoporre all‘esecutivo. Ieri in serata il presidente Massimiliano Fedriga ha infatti convocato la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in seduta straordinaria per oggi alle ore 14 per approfondire il tema della gestione dei contatti, in particolare quelli in ambito scolastico.



Scuola, le proposte delle Regioni

Ad una settimana dalla ripresa delle lezioni, autorevoli fonti di governo assicurano all’Adnkronos che l’orientamento dell’esecutivo resta quello di mantenere la data del 10 gennaio per il ritorno degli studenti sui banchi. E, nonostante l’aggravarsi del quadro epidemiologico, la linea non sarebbe cambiata nelle ultime ore.LEGGI ANCHE Scuola, torna l'incubo strisciante della Dad. Ma Bianchi frena: «Sbagliato allungare le vacanze di Natale» Educazione fisica a scuola, Barbaro: «No ai tagli. Inaccettabile la marcia indietro del governo»

Dalle Regioni arrivano però sollecitazioni differenti. A fare da apripista è Vincenzo De Luca. Il presidente della Campania ritiene necessario un rinvio di 20-30 giorni del rientro in classe. «Nel quadro attuale di diffusione del contagio fra i giovanissimi – le parole di De Luca – mi parrebbe una misura equilibrata e di grande utilità il semplice rinvio del ritorno a scuola. Prendere 20-30 giorni di respiro, consentirebbe di raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un’altra spinta, e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca». Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, dice chiaramente: «Non sono d’accordo», quando si parla dell’idea di De Luca. «Il governo deve avanzare una proposta al Paese più che attendere una proposta dalle Regioni», aggiunge a In Onda.

«Necessario uno slittamento delle lezioni»

Dalla Toscana, il governatore Eugenio Giani sottolinea la «ragionevolezza nelle parole di chi sostiene la necessità di uno slittamento» della riapertura ma evidenzia che il tema scuola è di respiro nazionale. «Sono sempre stato contrario alla Dad e ho sempre cercato la scuola in presenza, però se la situazione epidemiologica è questa è ragionevole che il governo decida uno slittamento di una o due settimane», afferma.

Il governatore della Sicilia, Nello Musumeci dal canto suo dice:  «Il cuore e la ragione si scontrano. L’ultima cosa che vorrei chiudere sono le scuole». «La speranza è che si possano abbassare i contagi ed evitare ulteriori misure restrittive – dice ancora il governatore siciliano a TgCom24 – non abbiamo nessuna difficoltà a ripartire il 10 gennaio, lo faremo solo se la linea dei contagi si dovesse abbassare». «Era stata un’imprudenza l’affermazione del premier Draghi» di dire che non si sarebbe tornati mai in Dad. «Ma non è la sola imprudenza detta dal governo – afferma – tante volte ha dovuto fare marcia indietro».

Il governatore del Veneto, Luca Zaia, si limita ad anticipare che verrà discussa una «proposta sulla durata delle quarantene e di chi dovrà fare quarantena rispetto alla situazione vaccinale».

Le ipotesi in campo

Le ipotesi sul campo sono diverse. Tramonta la proposta, che aveva provocato forti polemiche, di tenere in classe solo i vaccinati, in caso di positivi tra i compagni. Le Regioni starebbero ragionando innanzitutto su una possibile distinzione tra le diverse scuole, infanzia, primaria e secondaria, e su differenti soglie relative al numero di casi che farebbero scattare una quarantena per l’intera classe. Numeri che sarebbero contenuti nella scuola dell’infanzia, per
crescere fino a un numero minimo di 3-5 casi per le medie e superiori. I governatori sarebbero quindi al lavoro per definire il numero minimo di contagi in classe, oltre il quale dovrebbe scattare la Dad indifferentemente se gli studenti sono vaccinati o no.