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Edizione del 20/12/2021
Estratto da pag. 1
SCUOLA BENI CULTURALI L’AQUILA, LOLLI E PEZZOPANE, “PROGETTO ANCORA VALIDO E DA RILANCIARE”
L’AQUILA – Riportare in auge il progetto della mai nata Scuola di alta formazione dei beni culturali dell’Aquila, potendo eventualmente far leva su quota parte dei fondi del Piamo nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), o anche su altre risorse, attualizzando e adattando al nuovo contesto storico una innovativa idea nata nel 2001.
Interpellati da Abruzzoweb, concordano su questa esigenza la deputata del Partito democratico Stefania Pezzopane, e l’ex parlamentare ed ex presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli. entrambi esponenti del Partito democratico. Due autorevoli prese di posizione che si aggiungono all’iniziativa parlamentare del deputato di Forza Italia, Antonio Martino, eletto nel collegio aquilano, che ha annunciato a questa testata un incontro con il ministro di Beni culturali Dario Franceschini, e di essere già all’opera per creare una filiera imprenditoriali a supporto dell’iniziativa.
“Il progetto appartiene ad un periodo oramai superato, nel post terremoto e con la pandemia lo scenario è cambiato, ma l’idea resta valida, e si potrebbe anche far leva sugli assi di intervento del Pnrr dedicati ai centri di formazione”, afferma Pezzopane, mentre Lolli, pur dubitando di questo canale di finanziamento, visto che a L’Aquila ha già ottenuto la scuola nazionale di formazione della pubblica amministrazione, ritiene necessario, “attivare una interlocuzione” con il ministro Franceschini, anche lui dem. Partendo dal presupposto che “il capoluogo con l’intensa attività di restauro dei beni culturali nel post sisma, con la presenza di università e di uno straordinario patrimonio di edifici vincolati, ha tutte le carte in regola per una scuola di alta formazione di questo tipo”.
Il progetto della scuola aquilana, come riferito da Abruzzoweb, è stato ideato dall’imprenditore ed economista Mario Manganaro, con molteplici interessi sul territorio, in sinergia con l’architetto Corrado Bucci Morichi, ai tempi soprintendente regionale Abruzzo, e Giovanni Bulian, soprintendente beni ambientali architettonici artistici e storici Abruzzo e presentato per la prima volta nel lontano 2001 nella conferenza Stato-Regioni. Progetto subito sposato dalla Fondazione Carispaq e sostenuto con forza da Marcello Vittorini, urbanista di fama nazionale, membro del consiglio generale della fondazione. Disponibilità ad avviare la scuola era stata accordata da parte di Francesco Sisinni, personaggio influente di rilievo nazionale per vent’anni direttore generale del ministero dei Beni culturali.
La scuola aquilana era stata pensata come una struttura accademica prima di tutto non a numero chiuso, ma capace di ospitare centinaia e centinaia di studenti, italiani e stranieri, e decine di professori e testimonial, improntata alla cultura dell’autofinanziamento, prevedendo che gli specializzandi avrebbero pagato rette, e goduto di borse di studio, garantite dal settore del business privato. Inserita in un un network internazionale e destinata a creare indotto Nel corso degli anni, il progetto è stato valutato positivamente da numerosi leader politici, a partire da Remo Gaspari, per continuare con Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Giovanni Legnini, ed anche da Pezzopane e Lolli.
Poi, una scuola nazionale, sulla base delle leggi italiane a numero chiuso, è nata ad inizio 2015, con il nome di Fondazione Scuola Beni e Attività Culturali, percepita nel territorio aquilano come un vero e proprio di “scippo”: la iniziativa è stata fortemente voluta proprio da Franceschini, e di cui è direttrice, dall’agosto 2020, l’aquilana Alessandra Vittorini, ex Soprintendente aquilana e figlia di Marcello Vittorini. La Vittorini è moglie del presidente del Parlamento europeo, il dem David Sassoli, amico dello stesso ministro per i Beni culturali. La Scuola avviata a Roma è salita alla ribalta delle cronache con le inchieste della trasmissione di Canale 5 Striscia la notizia, che ha fatto le pulci, perché, si è sostenuto, è costata finora “23 milioni di euro, quasi tutti pubblici”, e in cinque anni “ha special
izzato appena 17 persone”, per un titolo di “dubbia utilità”, non essendo chiaro “il valore del titolo, visto che a livello europeo non esistono titoli post-post laurea”.
Spiega dunque la deputata Pezzopane: ” ricordo che negli assi di intervento previsti nel Pnrr, c’è una somma ingente assegnata anche alle università e agli istituti di ricerca. E dunque si potrebbe far leva su queste risorse per mettere a punto una formula più aggiornata di questo progetto, confrontandoci innanzitutto con il Ministero. Resta infatti validissima l’idea di creare in città alte competenze da immettere nel mercato culturale”
Più articolata la posizione di Lolli: “del progetto me ne occupai quando ero parlamentare, ora però lo scenario è mutato e vedo difficile utilizzare per questa finalità i fondi complementari del Pnrr riservati ai due crateri sismici, visto che a L’Aquila è già stata finanziata la Scuola nazionale di formazione della Pubblica amministrazione, a Teramo ci sarà invece una centro di formazione dedicato al settore agroalimentare, mentre l’intenzione è quella di creare in Umbria una struttura vocata ai beni culturali”.
Aggiunge però l’ex parlamentare e presidente vicario di Regione: “resta il fatto che nel post- terremoto L’Aquila ha accumulato competenze in materia di restauro, ha una accademia e due università, ha appena aperto il museo di arte contemporanea Maxxi, e ha altri importanti spazi museali. Il capoluogo può dunque legittimamente ambire ad essere la sede naturale per una realtà del genere, essendo del resto una città che ha un patrimonio architettonico in buon parte vincolato dalla Soprintendenza. Concordo dunque sulla necessità di avviare una interlocuzione con il ministro Franceschini, nella consapevolezza che è stato finora molto generoso con la nostra città”.
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