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Edizione del 15/12/2021
Estratto da pag. 1
OCCUPAZIONE GIOVANILE/ Le mosse della Lombardia per "recuperare" 230 mila Neet
Sono un vero e proprio esercito: in Italia 2,1 milioni di ragazzi tra i 15 e i29 anni non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi diformazione. Sono i cosiddetti “Neet”, acronimo inglese che sta per “Not inEducation, Employment or Training”. Un gruppo di giovani inoccupati e disillusiche nel nostro Paese ha assunto proporzioni particolarmente preoccupanti:rappresentano infatti il 21,3% della popolazione maschile in questa fascia dietà e il 25,4% di quella femminile. Tassi superiori di ben 10 punti percentualialla media Ue.SCUOLA & LAVORO/ Come trasformare la meccatronica in opportunità per le donneIl fenomeno è dunque allarmante, anche perché, seppure con intensità diverse,tocca l’intera Penisola: al Sud l’incidenza dei Neet raggiunge infatti il32,6%, ma neppure il Nord, con il 16,8%, ne è esente. Anzi. Nella più cheindustrializzata Lombardia, si arrivano a contare 230 mila Neet. E la tendenzaè al rialzo a partire dallo scoppio della pandemia.RIFORMA PENSIONI/ Tutti i "buchi" nella proposta sindacale per i giovaniPer affrontare il problema la Regione mette così in campo un set di interventimirati. A disposizione ci saranno i fondi stanziati dal Pnrr. Ma qui non tuttosembra funzionare per il meglio. A sottolinearlo è Stefano Bolognini, Assessoreallo Sviluppo Città metropolitana, Giovani e Comunicazione Regione Lombardia,intervenuto durante l’incontro “Neet, progetti per politiche giovanili piùinclusive” nell’ambito dell’edizione invernale di Direzione Nord, l’eventofondato dal presidente degli Amici delle Stelline, Fabio Massa, organizzato daTrue-News.it e Inrete, in collaborazione con Fondazione The Bridge. “Giovedìscorso – ha detto Bolognini – la Conferenza delle Regioni ha in qualche modostigmatizzato l’intervento del Governo sul Piano, definendo i contributi datiai territori calati dall’alto e non condivisi. Gli enti locali si trovano,infatti, ad essere soggetti attuatori di decisioni prese altrove. Decisionisicuramente ispirate al buon senso e vocate alla crescita, ma non frutto di unospirito partecipativo”. E non è tutto. “Il tema dei giovani – ha continuatoBolognini – è considerato un caposaldo del Pnrr. Lo è però in modo indiretto:delle sei missioni che lo caratterizzano, nessuna è esplicitamente dedicata igiovani”.FONDAZIONI/ Da Cariverona un nuovo bando "Benessere-Giovani-Territorio"Diversa, se non opposta, è invece la visione di Regione Lombardia. “Abbiamocercato di ribaltare questa strategia – ha spiegato Bolognini -, raccogliendodal basso interventi e stimoli in modo diretto e mettendo a punto politichededicate ai ragazzi. Per esempio, con Garanzia Giovani abbiamo investito 13,5milioni di euro. Da tempo, poi, sosteniamo progetti territoriali, che, tral’altro, mirano contrastare la dispersione scolastica. E nella nuova leggeregionale saranno presenti interventi in questo ambito. Tuttavia, perrafforzare le politiche giovanili, è necessario unire gli strumenti che già ilpubblico mette in atto con le forze del privato e del privato sociale”.Un privato che non si è sottratto e non si sottrae all’invito. Lo dimostrano iquattro progetti presentati proprio durante il convegno.Fondazione Cariplo, per esempio, dal 2016 ha avviato NEETwork, iniziativarivolta alla fascia più fragile dei Neet a cui viene offerto un tirocinioretribuito. “Il progetto non ha l’ambizione di contrastare il fenomeno, ma è unlaboratorio di conoscenza che mettiamo a disposizione degli stakeholderimpegnati in questa tematica”, ha precisato Benedetta Angiari, referente delprogetto. L’esperienza ha consentito di mettere insieme in cinque anni 23 milanominativi di giovani potenzialmente idonei, cercando poi un tentativo dicontatto con 10 mila; di questi 2.000 hanno risposto mostrando interesseiniziale, ma solo 230 hanno iniziato il tirocinio. “Abbiamo riscontato tassi diricaduta importanti – ha ammesso Angiari -. Ci siamo resi conto che parliamo diragazzi sfiduciati nei confronti delle istituzioni, difficilmente reperibili,che spesso mancano della consapevolezza dell’importanza di intraprendere unpercorso capace di inserirli i
n maniera stabile nel mercato del lavoro.Tuttavia, quando si riesce ad agganciarli e si costruisce con loro relazioni difiducia, scatta la motivazione e il desiderio di mettersi in gioco”.Altra esperienza rivolta ai Neet è il progetto Impariamo dall’eccellenza, promosso da Fondazione Allianz UMANA MENTE con l’obiettivo di integrare iragazzi rimasti fuori dal mondo del lavoro nel campo dell’hôtellerie. Partitagrazie alla collaborazione di una singola struttura a San Felice nel Chianti,oggi l’iniziativa coinvolge oltre 50 alberghi e ristoranti che si sonotrasformati in aziende formative per i giovani. I candidati vengono sottopostia un attento percorso di selezione che culmina in un tirocinio retribuito ditre mesi tra giugno e settembre. E la formula sembra funzionare se si considerache l’87% di loro trova un lavoro. “Abbiamo sentito chiamare questi ragazziNeet, svogliati, perfino sdraiati – ha commentato il Segretario Generale,Nicola Corti -. La verità è che quando vengono presi seriamente e guardati infaccia da veri maestri che fanno capire il loro valore, le cose cambiano”.E ancora, alla lista dei contributi privati si deve aggiungere anche PalestreDigitali, progetto con cui Fondazione Accenture mira a supportare i giovani chehanno conseguito una laurea in materie umanistiche, spesso poco spendile nelmondo del lavoro. “Abbiamo capito che contavano su un bagaglio culturaleimportantissimo – racconta la Vice Presidente, Francesca Patellani -, maavrebbero avuto maggiori chance di occupazione acquisendo competenze aggiuntivein ambito digitale. Così abbiamo avviato un percorso formativo di 200 ore perfornire skill in tema di digital marketing. E al termine di questo percorso il70% ha trovato lavoro”. Un riscontro che porta i ragazzi ad avere fiducia nellaformula. “Ogni anno ci pervengono circa 400 curriculum, tra cui poi nescegliamo 50 o 60”, ha detto Patellani.Infine, specificatamente orientata al mondo digitale è LV8, un’app promossa daFondazione Vodafone che punta a fornire competenze di base spendibili sulmercato del lavoro a giovani attraverso il gioco. Ovvero attraverso unaproposta sfidante: affrontare il percorso necessario a costituire un’azienda.Un iter articolato che, di livello in livello, porta i giocatori ad acquisirenuove capacità, dallo scrivere una mail di lavoro, al progettare una strategiadi promozione sui social, fino alla realizzazione di un portale in WordPress.“Più di 5.000 ragazzi hanno cominciato a giocare”, ha raccontato il ConsigliereDelegato, Adriana Versino . E i riscontri sono positivi: “Grazie a questopercorso, si abbassano le barriere all’apprendimento. E aumentano lepossibilità di superare le prove di selezione lavorativa”.— — — —Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazionedi qualità e indipendente.SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI© RIPRODUZIONE RISERVATA