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Edizione del 09/12/2021
Estratto da pag. 1
SCUOLA BENI CULTURALI L’AQUILA, C’E’ UNA SPERANZA, MARTINO, “INCONTERO’ MINISTRO FRANCESCHINI”
L’AQUILA – “Nei prossimi giorni avrò un incontro con il ministro del Beni culturali Dario Franceschini e gli illustrerò la necessità di rilanciare e realizzare all’Aquila un progetto ambizioso e strategico come quello della Scuola di alta formazione dei beni culturali, rimasto per troppi anni sulla carta, in una città che è la più adatta ad ospitare una iniziativa del genere, in virtù della vivacità culturale, della presenza universitaria, accentuata con la ricostruzione post-sisma che interessato, garantendo un importante indotto”.

Partito venti anni fa ed arenatosi nel 2013, ritrova una possibilità di diventare realtà la Scuola di alta formazione dei beni culturali dell’Aquila, ambizioso progetto presentato nel lontano 2001 e che ora, come conferma nell’intervista di Abruzzoweb il deputato di Forza Italia, Antonio Martino, eletto nel collegio aquilano, sarà sottoposto all’attenzione del ministro dem Franceschini, in un incontro che si terrà nei prossimi giorni. In tal senso già sono stati avviate le interlocuzioni delle rispettive segreterie.

Al  ministro, spiega subito Martino “illustrerò la bontà del progetto che potrà essere di supporto e potenziamento, e non una alternativa, alla scuola della Fondazione Scuola Beni e Attività Culturali di Roma, voluta dal ministro, sottolineando che nell’originaria idea aquilana aspetto qualificante è l’assenza del numero chiuso, e il ruolo dei privati, in un settore strategico come quello della gestione e restauro dei beni culturali. Mi impegnerò di persona a creare intorno a questo progetto una filiera di imprese, e a mettermi in gioco di persona, con l’obiettivo di avere a L’Aquila già nel prossimo anno, cento giovani che seguiranno corsi di alta formazione”.

Come già illustrato da questa testata, il progetto della scuola aquilana è stato ideato dall’imprenditore ed economista Mario Manganaro, con molteplici interessi sul territorio, in sinergia con l’architetto Corrado Bucci Morichi, ai tempi soprintendente regionale Abruzzo, e Giovanni Bulian, soprintendente beni ambientali architettonici artistici e storici Abruzzo e presentato per la prima volta nel lontano 2001 nella conferenza Stato-Regioni. Nel corso degli anni, il progetto è stato vagliato positivamente da numerosi leader politici, a partire da Remo Gaspari, per continuare con Silvio Berlusconi, Gianni Letta, Giovanni Legnini, Stefania Pezzopane e Giovanni Lolli. Poi, una scuola nazionale, sulla base delle leggi italiane a numero chiuso, è nata ad inizio 2015, con il nome di Fondazione Scuola Beni e Attività Culturali, percepita nel territorio aquilano come un vero e proprio di “scippo”: la iniziativa è stata fortemente voluta proprio da Franceschini, e di cui è direttrice, dall’agosto 2020, l’aquilana Alessandra Vittorini, ex Soprintendente aquilana e figlia di Marcello Vittorini, stimato urbanista abruzzese di rilievo nazionale ed internazionale scomparso nel 2011. La Vittorini è moglie del presidente del Parlamento europeo, il dem David Sassoli, amico dello stesso ministro per i Beni culturali.

La Scuola avviata a Roma è salita alla ribalta delle cronache con le inchieste della trasmissione di Canale 5 Striscia la notizia, che ha ha fatto le pulci, perché, si è sostenuto, è costata finora “23 milioni di euro, quasi tutti pubblici”, e in cinque anni “ha specializzato appena 17 persone”, per un titolo di “dubbia utilità”, non essendo chiaro “il valore del titolo, visto che a livello europeo non esistono titoli post-post laurea”.

La scuola aquilana era stata pensata invece come una struttura accademica prima di tutto non a numero chiuso, ma capace di ospitare centinaia e centinaia di studenti, italiani e stranieri, e decine di professori e testimonial, improntata alla cultura dell’autofinanziamento, prevedendo che gli specializzandi avrebbero pagato rette, e goduto di borse di studio, garantite dal settore del business privato. Inserita in un un network internazionale e destinata a creare indotto.

Progetto subito sposato dalla Fondazione Carispaq e sostenuto c
on forza proprio da Marcello Vittorini, membro del consiglio generale della fondazione. Disponibilità ad avviare la scuola era stata accordata da parte di Francesco Sisinni, personaggio influente di rilievo nazionale per vent’anni direttore generale del ministero dei Beni culturali.

Martino ricorda ovviamente anche l’interessamento del suo leader, Silvio Berlusconi: “come ovvio che fosse, visto che nello scenario post sismico, era fondamentale, e lo è ancora, non pensare solo alla ricostruzione materiale, ma anche al tessuto sociale, e questo progetto incarnava proprio questa finalità, con la potenzialità di creare un importante indotto”.

Conclude dunque Martino “aspetto qualificante del progetto è quello della sua auto-sostenibilità, sul modello americano, dove i privati hanno un ruolo molto importante che non si limita al finanziamento, ma anche a quello anche di indirizzare, di dare supporto, di offrire opportunità lavorative agli studenti una volta formati adeguatamente, e questa sinergia è molto importante proprio nel settore dei beni culturali”. (red.)

 

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