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Dir. Resp.
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Edizione del 02/12/2021
Estratto da pag. 1
“Rsa di Sacile con numero degenti ai minimi storici. Maniago con Rsa chiusa per ospitare un reparto Covid, Pordenone senza una data certa di riapertura, Roveredo in Piano, San Vito e Azzano Decimo che operano a basso regime di occupazione posti letto. A giudicare dalle notizie e dai dati che circolano, sembra sia calata drasticamente e miracolosamente la necessità di ricorrere alle terapie riabilitative per pazienti che provengono dal territorio e dagli ospedali”, denunciano dal Comitato No Tagli alla Sanità di Sacile in una lettera inviata al governatore Massimiliano Fedriga e al Ministro Roberto Speranza.
“A fronte di una disponibilità nell’ex provincia di circa 150 posti letto, le voci che da più parti si rincorrono parlano di un’esigua parte di utilizzo, il che sta sollevando interrogativi sulle cause del fenomeno”, denuncia ancora Gianfranco Zuzzi per il Comitato. “Ricordiamo che fino a poco tempo fa le Rsa facevano il ‘tutto esaurito’, compresa Sacile che ora, a fronte dei 28 letti disponibili, ospita un numero esiguo di persone. Sono in molti a chiedersi cosa stia accadendo a questo importante e indispensabile servizio sanitario dedicato alla riabilitazione e ritenuto un anello fondamentale della sanità territoriale, di cui tanto si parla negli interventi e nei progetti dei vertici della sanità regionale”.
“Analizzando i fatti ci si chiede se siamo di fronte a un improvviso calo di patologie che necessitano anche di un percorso riabilitativo in strutture sanitarie o piuttosto sia in atto una strategia di sottoutilizzo delle Rsa per motivi legati al sottorganico del personale dedicato, che sarebbe grave e preoccupante, considerato il già precario stato in cui versa la sanità pordenonese, e le cui vittime sarebbero, una volta in più, gli inermi cittadini”.
“Il Silenzio da parte dell’Azienda sanitaria non aiuta certo a dipanare interrogativi e perplessità, ragione per cui si chiede di agire con trasparenza, dando risposte alla comunità e a tutti gli operatori in prima linea. Una sanità, quella pordenonese, che da tempo sta attraversando una fase di criticità che, progressivamente, si sta riversando negativamente sia sui servizi erogati sul territorio, sia sugli operatori sanitari, anche per i carichi di lavoro giunti a livelli spesso insostenibili e tali da smorzare ogni entusiasmo, spingendo molti di loro a trasferirsi o licenziarsi, mandando così in tilt un sistema già in affanno”, prosegue la nota.
“C’è anche la necessitò di ripristinare un clima di distensione e di fiducia tra tutte le componenti del mondo sanitario e la dirigenza aziendale, nel tempo requisiti che sono andati scemando. Di fronte alla debacle della sanità pubblica si reputa quanto mai opportuno e necessario agire per un avvicendamento della dirigenza aziendale, che sia di alto profilo, competente e capace di motivare gli operatori anche in vista dell’attivazione del nuovo ospedale, il cui successo rimane inevitabilmente vincolato a un cambio di passo che tutti, anche i cittadini, auspicano”, conclude la nota.
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