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Edizione del 23/11/2021
Estratto da pag. 1
Con il super Green Pass tuteliamo salute e attività economiche, dice Fedriga
Via libera alla terza dose già dopo cinque mesi anziché sei (il ministero della Salute ha pubblicato la circolare in vigore da mercoledì). E super Green Pass per soli vaccinati per accedere a bar, ristoranti, sci, teatri, cinema, come chiesto dalle Regioni. Il governo sta «valutando», ma è intenzionato a dare una risposta già questa settimana, probabilmente nel consiglio dei ministri di giovedì. E sarà molto difficile discostarsi dalle richieste arrivate ieri dall’incontro con i governatori.Lo conferma Massimiliano Fedriga (Lega), presidente del Friuli Venezia Giulia, alla guida della Conferenza delle Regioni. «C’è condivisione sugli obiettivi: tutelare la salute delle persone e dare certezze agli operatori economici, soprattutto ora che siamo alle porte della stagione invernale», spiega al Corriere. «Mi pare che la nostra proposta di differenziare le misure restrittive in relazione alla vaccinazione sia stata ascoltata con attenzione».Un’ipotesi, dice Fedriga, «è quella che i provvedimenti restrittivi non si applichino a chi si è sottoposto alla vaccinazione. A questi sarà garantita la possibilità di continuare a svolgere le attività altrimenti vietate». Insomma, il super Green Pass è «un’ipotesi plausibile». Ovvero: «Con il tampone sarà consentito solo andare al lavoro. Per svolgere le attività vietate nella specifica zona, bisognerà essere o vaccinati o guariti».Sull’anticipo della terza dose dopo cinque mesi, invece, il via libera c’è già. Fedriga aggiunge: «Per noi è uno degli aspetti più importanti. Su questo fronte bisogna accelerare e insieme lanciare una imponente campagna informativa. E aggiungo, che bisogna eliminare ogni limite di età per sottoporsi alla terza dose».E a Giorgia Meloni che contesta le nuove restrizioni, Fedriga risponde: «L’alternativa non è nessun vincolo, l’apertura per tutti, ma lo scenario di un anno fa. Ce lo siamo dimenticati?». «Io non sono contento di parlare di Covid, di green pass, di vaccinazioni, ma qui dobbiamo affrontare un’emergenza che l’anno scorso vedeva gli ospedali pieni, le imprese ferme e gli hotel chiusi. Noi abbiamo il dovere di affrontare con responsabilità questa situazione, non possiamo fare finta di nulla». Ma «tutte le posizioni sono concordate» con Matteo Salvini, leader della Lega, specifica Fedriga. Che è «il primo a non voler condizionare partiticamente le posizioni dei governatori»E alla notizia che i presidenti di Regione, di destra e sinistra, «abbiano compreso tutti che ora più che mai c’è bisogno di unità e strategie forti», applaude Sergio Abrignani, immunologo dell’Università Statale di Milano, componente del Comitato tecnico-scientifico.È un segnale «importantissimo», dice al Corriere. «Significa che i dati parlano chiaro. Chi governa comprende che è il momento di stringere e di muoversi uniti per il Paese. La pandemia sta marciando ma potremmo dare ancora una volta l’esempio al resto d’Europa che forse ha commesso troppi errori di sottovalutazione». Anche secondo lo scienziato, serve «una decisa campagna per le terze dosi» e «l’introduzione di un passaporto verde più rigido per i non vaccinati».Ma servono anche più controlli, a partire dai mezzi pubblici. «Il controllo esteso su tutti i mezzi pubblici locali è impossibile, ma quelli a campione sono ugualmente un deterrente per chi viola le regole, come accade per il possesso del biglietto. In questa fase, sono a favore di tutto ciò che possa mitigare il rischio di diffusione dell’infezione», dice. E per gli stadi «bisogna rispettare le regole: quindi distanziamento, mascherina e igiene delle mani. Se no sono situazioni a rischio: l’urlo favorisce la diffusione del virus, però siamo all’aperto».E ricorda poi che il test antigenico rapido «è meno sensibile di quello molecolare: il 60-65% della sensibilità contro il 99%. Significa che un terzo degli infetti non vengono intercettati. I dati li conosciamo bene».Abrignani spiega: «Sappiamo che un terzo dei vaccinati e dei guariti possono riprendere l’infezione pur andando incontro a forme perlopiù lievi di malattia. Dobbiamo quindi contenere la diffu
sione dell’infezione e proteggere il più possibile chi è vaccinato o è recentemente guarito dalla malattia, evitando che abbiano contatti con chi non lo è».E anticipare la terza dose a cinque mesi «ha senso se si vuole anticipare il calo della protezione del vaccino di cui abbiamo ora evidenza anche in Italia a partire dai sei mesi. Il richiamo a 6 mesi avrebbe ugualmente efficacia a livello di protezione dalla malattia severa ma in una fase di espansione pandemica come questa è meglio mitigare il rischio d’infettarsi. Con la variante Delta il virus si diffonde molto facilmente e velocemente».E in un’intervista alla Stampa, Anthony Fauci, l’immunologo consigliere medico per la Casa Bianca, spiega che è giusto vaccinare anche i bambini. «Abbiamo realizzato i trial clinici con bambini tra i cinque e gli 11 anni con la dose ridotta dello Pfizer», spiega. «È un terzo dello standard, 10 microgrammi. Abbiamo osservato che è sicuro, che non ha effetti avversi e che è efficace al 91% nel prevenire la malattia. Per questo motivo le agenzie regolatorie consigliano la vaccinazione di tutti i bambini».Condividi:Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)