avantionline.it
Dir. Resp.
Tiratura: n.d. - Diffusione: n.d. - Lettori: 262
Edizione del 19/11/2021
Estratto da pag. 1
Possibili misure restrittive per i non vaccinati - Avanti
Mario Draghi verifica tutte le strade per evitare ogni tipo di chiusura. È una vera apertura, anche se cauta, quella che il premier ha fatto pervenire, secondo quanto si apprende, ai presidenti di Regione. Il premier non vuole che si ripeta quanto successo l’anno scorso. L’incontro potrebbe avvenire la prossima settimana ma il Capo dell’esecutivo non esclude più di modificare la direzione di marcia fin qui portata avanti. Sta valutando il da farsi, secondo quanto riferiscono alcune fonti parlamentari ed anche una fonte all’interno della conferenza delle Regioni. Insomma, c’è piena consapevolezza delle considerazioni dei governatori che nel chiedere modifiche al green pass stanno anche manifestando le preoccupazioni per il rischio di chiusure natalizie. Un conto è restare in zona bianca, perché, in zona gialla e ovviamente in arancione, le regole cambiano e occorre salvaguardare i territori da un impatto negativo dal punto di vista dell’economia, oltre che ovviamente sulla tenuta sanitaria. L’ala rigorista è preoccupata per l’ondata Covid che sta colpendo Paesi vicini all’Italia. Lo stesso presidente del Consiglio avverte dunque il pericolo e respinge, spiegano altre fonti, le tesi di chi ritiene che il nostro Paese sia immune dal dilagare del virus. Anche se mantiene cautela e sangue freddo. Per dirla con le parole di un ministro il rischio è di fare come l’Italia di Mancini che ha vinto l’Europeo e poi si è rilassata nelle qualificazioni ai Mondiali. Il paragone, ovviamente, è legato all’emergenza sanitaria ed il messaggio, arrivato dal centrodestra al Senato di spingere, tramite due emendamenti di Lega e FI, al 100% della capienza nei bus turistici, secondo il ragionamento dell’ala rigorista è sbagliato. Ci saranno l’obbligo della terza dose per il personale sanitario e la modifica del green pass che verrà ridotto a 6 mesi, ma le forze di maggioranza restano divise. Movimento 5 stelle e Salvini chiudono al modello austriaco, i presidenti di Regione e il Pd hanno aperto. Gli interrogativi sono legati al cambiamento del passaporto sanitario e alla terza dose di vaccino per tutti, sperando che prevalga l’obiettività. I governatori, tranne il marchigiano Acquaroli, sono tutti per una linea dura. Durante la Conferenza delle Regioni, in molti, a partire dal presidente della Puglia Emiliano, hanno lamentato la difficoltà ad interloquire con il governo. Dopo la lettera inviata per un incontro urgente, c’è stata la disponibilità dei ministri Speranza e Gelmini, mentre il sottosegretario alla presidenza Garofali sta mediando per la data dell’incontro al quale sarà presente Draghi. Il premier ha intenzione di aprire una fase di ascolto, per questo motivo ha annunciato ufficialmente l’apertura di un tavolo con i sindacati sulle pensioni. Ma la preoccupazione è legata pure alle dinamiche in Parlamento sui prossimi dossier. Quello che è avvenuto ieri al Senato, con i due emendamenti passati contro il parere del governo, è un campanello d’allarme che il premier, racconta una fonte di governo, ha sentito risuonare a palazzo Chigi. Non ci sarebbero segnali di una disgregazione della maggioranza, ma il malessere è crescente e il presidente del Consiglio è consapevole delle frizioni che si manifestano soprattutto a palazzo Madama. Per dirla con le parole di due ‘big’ di FI e Lega, al di là delle differenze di vedute, c’è una richiesta di un confronto vero con l’esecutivo, perché, afferma una fonte parlamentare di centrodestra,  a volte si avverte quasi una indisponenza dell’esecutivo a trattare sui singoli provvedimenti. Invece, si dovrebbe comprendere che trattare i singoli provvedimenti si rischia di perdere la visione d’insieme e l’efficacia dell’azione. Quindi, è più che giustificato l’atteggiamento dell’esecutivo. I margini sulla legge di bilancio sono stretti, ma il tavolo tecnico che si terrà oggi al Mef potrebbe essere un prologo di un incontro di maggioranza e facilitare il percorso in Parlamento. Ci sono 8 miliardi da indirizzare e ogni forza politica spinge dalla propria parte, chi solo sul breve periodo e chi nel lung
o termine per una riforma complessiva. I partiti continuano a fibrillare senza avere chiara la meta ottimale. Il Pd ed il M5s hanno chiamato in causa l’asse tra centrodestra e Italia viva che ha mandato sotto il governo su tre emendamenti. Renzi, dopo aver partecipato alla trasmissione di Giletti, ha raggiunto i senatori a cena per una sorta di pre-Leopolda. Il senatore toscano, dopo aver ribadito di voler combattere in tutte le sedi sul ‘caso Open’, ha negato che ci sia un accordo con Berlusconi, ma che con il centrodestra sul Quirinale è possibile una convergenza, per esempio sul nome di Casini, una figura stimata a suo dire in tutti i tavoli istituzionali. Il Movimento 5 stelle ha già fatto sapere che non voterà Draghi ma neanche una personalità che appartiene alla prima Repubblica. Sceglierà insomma, perlomeno è quanto afferma un ‘big’ pentastellato, una personalità stile Rodotà. Dall’altra parte dello schieramento c’è Berlusconi che continua a tessere la tela e ha inviato rassicurazioni, spiegano fonti parlamentari di centrodestra, a Fdi che per il Colle non ci sarà un accordo di maggioranza, si partirà prima dalla coalizione. Invece, con la legge di bilancio in arrivo (nell’ex fronte rosso-giallo si litiga su chi sarà il relatore, nel centrodestra dovrebbe essere il leghista Tosato) e l’allarme Covid, il tema dell’elezione del presidente della Repubblica è rinviato a dopo. Il disaccordo dei partiti e l’assenza di una visione politica nell’interesse del Paese sono un problema non trascurabile in questo momento della vita democratica. E’ una fortuna che il governo Draghi stia sopperendo brillantemente a queste lacune ed i partiti di maggioranza avrebbero tutto da guadagnare nel sostenerlo piuttosto che cercare di frapporre ostacoli. Salvatore Rondello